Europa

Le terapie geniche per la beta-talassemia e l’adrenoleucodistrofia cerebrale, approvate di recente, non saranno più commercializzate perché l’azienda produttrice cesserà le operazioni in EU

Giovedì 21 ottobre l’azienda biotecnologica Bluebird bio ha annunciato che ritirerà l'autorizzazione alla commercializzazione dall’Unione Europea – e anche dal Regno Unito - per elivaldogene autotemcel (eli-cel, nome commerciale Skysona), terapia genica approvata solo pochi mesi fa per il trattamento dell’adrenoleucodistrofia cerebrale. Inoltre, come annunciato ad agosto, si prevede di fare lo stesso per la terapia genica per la beta-talassemia betibeglogene autotemcel (beti-cel, nome commerciale Zynteglo) entro l’inizio del 2022. L’azienda ha spiegato che la chiusura delle operazioni commerciali in Europa dipende dalle difficoltà di trovare un accordo finanziario ma che continueranno a cercare il modo di rendere queste terapie disponibili anche al di fuori degli Stati Uniti.

Stando alla comunicazione fatta dall’azienda, i programmi di follow-up a lungo termine dei pazienti precedentemente arruolati nei programmi di sperimentazione clinica in Europa procederanno come previsto, ma non verranno iniziati nuovi studi clinici per le terapie geniche per la beta-talassemia, l’anemia falciforme o l'adrenoleucodistrofia cerebrale.

BETI-CEL: PRIMA FUORI DALLA GERMANIA, ORA DALL’EUROPA

La terapia genica per la beta-talassemia ha ottenuto l’autorizzazione condizionale all’immissione in commercio in Europa a giugno 2019 per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia trasfusione-dipendente (TDT) con genotipo non β0/β0, per i quali il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE) è appropriato ma non è disponibile un donatore familiare di CSE con antigene leucocitario (HLA) compatibile. Il target del trattamento è la causa genetica all’origine della TDT, ovvero il gene della beta-globina A-T87Q che nei pazienti affetti dalla malattia è mutato e porta a una riduzione o assenza di una componente dell’emoglobina. La terapia genica consiste nell’aggiungere copie funzionali di una forma modificata del gene della beta-globina (gene della βA-T87Q globina) nelle cellule staminali ematopoietiche (CSE) del paziente stesso, tramite vettore lentivirale. Una volta introdotto il gene, il paziente è potenzialmente in grado di produrre un’emoglobina derivata dalla terapia genica, in quantità tali da ridurre notevolmente o eliminare la necessità di trasfusioni. La terapia, somministrata una sola volta nella vita, consente ai pazienti di diventare indipendenti dalle trasfusioni.

A febbraio 2021 l’Agenzia Europea dei Medicinali ha avviato una revisione sulla sicurezza dopo che bluebird bio aveva notificato all’ente regolatore che una terapia sperimentale per l’anemia falciforme basata sulla stessa tecnologia di beti-cel e non ancora approvata - chiamata LentiGlobin - poteva essere associata a un caso di leucemia mieloide acuta e a due di sindrome mielodisplastica. Anche se nessun caso di cancro è stato collegato direttamente con beti-cel, l'azienda ne ha sospeso comunque la commercializzazione mentre i dati venivano esaminati. In Italia era in corso il processo di negoziazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco, anch’esso rimasto sospeso fino a luglio 2021, quando il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) ha confermato che il rapporto rischio-beneficio era a favore della terapia genica.

Il primo paziente trattato con il farmaco in commercio – e non nel corso di una sperimentazione clinica - ha ricevuto la terapia solo nel febbraio di quest'anno. La Germania è stato il primo Paese europeo a rendere questa terapia disponibile ai pazienti talassemici, ma ad aprile l’azienda produttrice ha annunciato il ritiro dal mercato tedesco per problemi legati alla negoziazione del rimborso. Dopo la Germania, l’azienda ha annunciato un più ampio ritiro dal mercato europeo.

ELI-CEL, SOLO POCHI MESI NEL VECCHIO CONTINENTE

Approvazione più recente – arrivata soltanto a fine luglio 2021 - è quella per elivaldogene autotemcel, trattamento “one shot” per i pazienti di età inferiore ai 18 anni affetti dalla forma precoce dell’adrenoleucodistrofia cerebrale (CALD) e che rispettano alcuni criteri clinici specifici. Elivaldogene autotemcel è una terapia genica ex vivo che si basa sull’uso di un vettore lentivirale per veicolare le copie funzionali del gene ABCD1 – difettoso nel caso di malattia - nelle cellule staminali ematopoietiche del paziente.

Sebbene non ci si aspettasse che beti-cel e eli-cel fossero ampiamente utilizzate - a causa del numero ridotto di pazienti trattabili - i test clinici avevano dimostrato che entrambe sono terapie efficaci, il che significa che il loro ritiro dal mercato lascia i pazienti europei con un'opzione di trattamento in meno. Queste approvazioni erano state accolte con molto entusiasmo dai pazienti, dalle famiglie e dalla comunità scientifica, i quali si trovano ad affrontare questa notizia a distanza di pochi mesi. La decisione di cessare le operazioni nell'UE e nel Regno Unito è arrivata dopo due anni di discussioni con le con le autorità di rimborso europee per beti-cel. Già ad agosto Andrew Obenshain, responsabile della sezione malattie rare dell’azienda, comunicò la decisione di concentrarsi sul mercato statunitense a causa dell’insostenibilità economica degli accordi con i regolatori europei. L’azienda ha recentemente chiesto alla Food and Drug Administration l'approvazione di beti-cel negli Stati Uniti e prevede di fare lo stesso per eli-cel entro la fine di quest'anno. 

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