Autorizzata inizialmente per i pazienti con SMA di tipo 1, la terapia genica sarà ora disponibile nel nostro Paese anche per i bambini con SMA di tipo 2
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato l’estensione dei criteri di rimborsabilità per onasemnogene abeparvovec (nome commerciale: Zolgensma®), la prima terapia genica autorizzata per la SMA. Dopo il via libera europeo, nel 2021 l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio di questa innovativa forma di trattamento era stata concessa anche dall’ente regolatorio italiano per l’atrofia muscolare spinale di tipo 1 (SMA1). Oggi un altro passo avanti è stato compiuto con l’allargamento del ventaglio di utilizzo, a comprendere i bambini con SMA 2 fino a 13,5 kg e i pre-sintomatici con 3 copie del gene SMN2.
Si amplia così la platea dei piccoli pazienti affetti da atrofia muscolare spinale che potranno accedere alla terapia genica sviluppata da Novartis. “Siamo di fronte a risultati terapeutici fino a pochi anni fa impensabili e ora siamo pronti a riscrivere un capitolo tutto nuovo della SMA”, ha dichiarato Anita Pallara, presidente dell’Associazione FamiglieSMA, che ha aperto la conferenza stampa sulle nuove prospettive di trattamento dei bambini SMA che si è tenuta oggi a Roma. “Sappiamo che la terapia genica aumenta la sua efficacia e, quindi, migliora la risposta del paziente quanto prima viene somministrata. Per questo, come Associazione FamiglieSMA ribadiamo l’importanza dello screening neonatale, che deve essere esteso a tutte le regioni in modo da garantire sull’intero territorio nazionale lo stesso diritto alla salute. Accanto allo screening, sottolineiamo anche l’importanza di garantire alle famiglie il necessario accompagnamento nel percorso di cura e nelle successive fasi di follow-up post trattamento, attraverso una presa in carico da parte dei centri specializzati sull’intero territorio nazionale”, ha proseguito Pallara, che ha ricordato che in Italia, purtroppo, vi sono ancora “bambini di serie A” e “bambini di serie B”. La regione in cui si nasce può infatti fare la differenza per ciò che riguarda l’accesso all’iter diagnostico e alle cure, un triste esempio è quello di Ettore - bambino SMA1 nato in Veneto che non ha potuto beneficiare dello screening neonatale – la cui storia è stata raccontata da Osservatorio Malattie Rare.
A supporto dell’estensione di rimborsabilità è stato determinante il completamento dello studio di Fase III SPR1NT, che ha dimostrato come i piccoli pazienti con tre copie del gene SMN2, trattati in modo pre-sintomatico, abbiano raggiunto traguardi motori appropriati alla loro età, inclusa la capacità di stare in piedi e di camminare. Lo stesso studio conferma, inoltre, l’importanza dello screening neonatale per la SMA, che aumenta in modo significativo la probabilità di identificare i pazienti affetti dalla patologia quando sono pre-sintomatici, con un impatto significativo sui potenziali esiti terapeutici. Rendendo possibile somministrare, nei primi giorni di vita, la terapia al 95% di bambini che avrebbero sviluppato, a causa della mutazione genetica, le forme più gravi della patologia (fenotipi SMA1 - SMA2).
“La somministrazione precoce di questo trattamento innovativo consente di ottenere risultati migliori per arrestare la progressione della malattia: la diagnosi neonatale, aumentando la probabilità di identificare i pazienti affetti dalla patologia quando sono pre-sintomatici, svolge una parte importante concorrendo ai potenziali esiti terapeutici”, precisa Marika Pane, Direttore clinico del Centro Nemo pediatrico di Roma e Professore associato di Neuropsichiatria Infantile all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “Bisogna, quindi, tenere conto del fatto che la degenerazione dei motoneuroni inizia prima della nascita, si intensifica rapidamente e che il processo non può essere invertito. L’aspetto innovativo di questo trattamento è che interviene direttamente sul difetto genetico con un’unica somministrazione; quindi, è effettuato una sola volta nella vita. In base agli studi clinici a disposizione, il trattamento precoce consente di ottenere nei piccoli pazienti tappe di sviluppo motorie che si avvicinano a quelle dei coetanei sani, come il controllo della testa e la capacità di sedersi senza supporto, senza il bisogno di ricorrere a supporti ventilatori che normalmente la storia della malattia prevede”.
L’atrofia muscolare spinale (SMA), infatti, è una rara malattia genetica neuromuscolare caratterizzata dalla progressiva perdita delle capacità motorie, che si verifica quando risulta mancante o difettosa la versione del gene SMN1, necessario per produrre una proteina essenziale nota come proteina di “sopravvivenza dei motoneuroni” (SMN). La gravità varia secondo uno spettro di tipi corrispondenti al numero di copie del gene di riserva, SMN2. Più del 70% dei pazienti con due copie di SMN2 sviluppa il tipo 1, la forma più comune che, se non trattata, porta alla morte o alla necessità di ventilazione permanente entro i due anni di età in oltre il 90% dei casi. La maggior parte dei pazienti con tre copie di SMN2 sviluppa, invece, il tipo 2, che rappresenta il 30% dei casi: se non trattati, i pazienti con il tipo 2 non sono in grado di camminare e necessitano di una sedia a rotelle, e più del 30% muore entro i 25 anni.
“Fino ad oggi in Italia sono stati trattati con la terapia genica 125 bambini con SMA1 in sedici diversi centri clinici, con quest’estensione di indicazione si prevede di poter trattare altri 5 o 6 bambini con SMA di tipo 2”, ha dichiarato Marika Pane. “L’autorizzazione europea di Zolgensma riguarda i bambini con SMA fino a 21 kg di peso e speriamo che presto anche in Italia si potrà arrivare a questa indicazione più allargata, così da offrire questa opportunità terapeutica ad un numero sempre maggiore di pazienti.” La prof.ssa Pane ha, inoltre, sottolineato l’importanza di avere sul territorio italiano centri clinici che rispecchino le caratteristiche di multidisciplinarità e di alta formazione richieste dall’intrinseca complessità delle terapie avanzate, sia per quello che riguarda la somministrazione sia per la presa in carico a 360 gradi dei pazienti. Tematica cara anche Osservatorio Terapie Avanzate e sviluppata all’interno del progetto di policy shaping “retreAT 2023: verso un nuovo modello di sostenibilità delle terapie avanzate”.
“L’estensione della rimborsabilità della terapia genica per l’atrofia muscolare spinale di tipo 2 da parte di AIFA è un ulteriore passo significativo per i bambini che nascono con una diagnosi di SMA”, ha commenta Roberta Rondena, Country Value & Access Head di Novartis. “Un traguardo importante, raggiunto grazie alla collaborazione con Istituzioni, Società Scientifiche e Associazione Pazienti che, auspichiamo, possa essere un modello virtuoso per il futuro. L’impegno di Novartis in questa area terapeutica continuerà per raggiungere sempre più pazienti, contribuendo a ridurre l’impatto della malattia e a garantire una migliore qualità di vita ai piccoli pazienti e alle loro famiglie”.
Una delle prossime sfide, sulla quale Novartis sta già lavorando, è quella di valutare nuove vie di somministrazione della terapia genica. Il trattamento è attualmente approvato come somministrazione “one-shot” per via endovenosa, modalità che - per motivi di sicurezza correlata alla quantità di vettore virale utilizzato - detta un limite di dosaggio in base al peso del paziente. Limite che potrebbe essere superato operando per via intratecale, ovvero con un’iniezione a livello del midollo osseo. A questo riguardo sono in corso studi clinici multicentrici per testare la sicurezza e l’efficacia di questa nuova strategia. I primi incoraggianti risultati sono stati pubblicati lo scorso anno su Journal of Neuromuscular Diseases.
È ormai evidente che siamo di fronte ad una vera rivoluzione copernicana per quel che riguarda la storia dell’atrofia muscolare spinale. Una rivoluzione che probabilmente ci riserverà ancora diverse belle soprese.