Biochimico e professore universitario, Paul Berg crebbe a Brooklyn e studiò biochimica alla Pennsylvania State University fino allo scoppio della II Guerra Mondiale, durante la quale prestò servizio militare su un sottomarino. La laurea arrivò nel 1948, un anno dopo il matrimonio, e poi ci fu il dottorato e il lavoro all’Università di Standford dal 1959 al 2000. Il Premio Nobel per la Chimica gli venne conferito nel 1980 "per i suoi studi fondamentali sulla biochimica degli acidi nucleici, con particolare riguardo al DNA ricombinante". Il fascino della molecola di DNA lo portò ad approfondire le sue ricerche sugli acidi nucleici, rendendolo uno dei pionieri delle moderne biotecnologie e il “papà” della tecnologia del DNA ricombinante.
Uno studio multicentrico coordinato dalla Fondazione Tettamanti, che ha coinvolto pazienti di alcuni dei maggiori Centri clinici di Onco-Ematologia pediatrica italiani e l’Università di Dusseldorf (Germania), ha permesso di individuare specifiche alterazioni del gene PAX5 associate a un aumentato rischio di ricaduta e a una prognosi sfavorevole in un sottogruppo di bambini affetti da una particolare forma di leucemia linfoblastica acuta che origina da precursori delle cellule B (BCP-ALL, B Cells Precursors - Acute Lymphoblastic Leukaemia). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale eBioMedicine del gruppo The Lancet Discovery Science.
Proprio pochi giorni fa è caduto il ventesimo anniversario dalla morte di Stephen Jay Gould, biologo e paleontologo statunitense che ha pubblicato numerosi libri sul concetto di “exaptation”, cioè quel meccanismo di riutilizzo ampiamente diffuso in natura. Difficilmente l’evoluzione forgia dal nulla un carattere, piuttosto lo “ricicla” in chiave diversa per un nuovo fine: le penne e le piume, ad esempio, si sono evolute per rispondere ai bisogni di termoregolazione dell’organismo prima di essere impiegate per il volo. Anche i ricercatori hanno applicato questa filosofia nel momento in cui hanno pensato di sfruttare i virus per combattere i tumori. Un concetto innovativo che trova sbocco nei cosiddetti “virus oncolitici”, di cui abbiamo parlato con il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
Erano in molti a ritenere che lo sviluppo dei vaccini contro il virus SARS-CoV-2 ad opera di aziende come BioNTech e Moderna avrebbe proiettato le terapie a RNA nel firmamento delle nuove tecnologie, dato l’ampio ventaglio di condizioni mediche a cui esse possono rivolgersi. E, infatti, lo studio pubblicato lo scorso febbraio dai ricercatori della Mayo Clinic (Stati Uniti) sulla rivista Science Advances conferma che la tecnologia dell’mRNA può trovare terreno fertile anche in settori diversi da quelli della virologia. Uno di questi è l’ortopedia dal momento che i dati dello studio citato confermano la validità di questo approccio nella rigenerazione dell’osso fratturato.
Website by Digitest.net