La FDA statunitense ha inserito i dispositivi per le realtà virtuale e aumentata tra i dispositivi medici, stilando una lista di nuove tecnologie con applicazioni nei più svariati campi della medicina
Esplorare luoghi ed epoche lontane, pilotare un aereo, provare un nuovo abito, rimanendo però comodamente seduti nel salotto di casa: oggi è possibile grazie ai visori di realtà aumentata (AR) o realtà virtuale (VR), che permettono di immergersi in un mondo “arricchito” o completamente diverso da quello reale. Settori come i videogiochi o l’intrattenimento hanno puntato per primi sulla realtà virtuale, ma queste tecnologie hanno il potenziale di rivoluzionare anche il campo della medicina, nei programmi di riabilitazione cognitiva e motoria, nella diagnosi dei disturbi neurologici o negli interventi chirurgici. I dispositivi AR/VR hanno il pregio di aumentare l’accessibilità alle cure e accelerare le diagnosi, anche tra le popolazioni più vulnerabili e che hanno un accesso limitato alle strutture mediche.
Realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) sono spesso usate come sinonimi, ma si riferiscono a due tecnologie diverse. L’AR è una versione “arricchita” della realtà, ottenuta sovrapponendo immagini digitali con quelle reali per mezzo di una camera o un display. L’operatore interagisce con gli elementi virtuali senza perdere il contatto con l’ambiente reale, e anzi modificandolo in base alle proprie esigenze. La VR, invece, è una tecnologia ancora più immersiva, poiché l’ambiente reale viene completamente sostituito da uno simulato. L’operatore viene trasportato in una realtà “separata” da quella che lo circonda, ottenuta per mezzo di riprese reali o ricostruita interamente con la grafica 3D, e ha la percezione di muoversi davvero in quel mondo.
VR ed AR sono state per anni appannaggio esclusivo del mondo dei videogiochi, che è stato tra i primi a intuire il loro potenziale: gamer amatoriali e professionisti sono stati catapultati nell’universo di gioco, interagendo in prima persona con i loro personaggi preferiti e confrontandosi con ogni genere di sfide ed enigmi da protagonisti. Oggi queste tecnologie sono entrate anche in altri settori, come il marketing, la fotografia, il turismo e l’arte. I camerini digitali permettono ai clienti via web di indossare virtualmente gli abiti prima di acquistarli; i visori per la realtà virtuale danno a chiunque la possibilità di visitare città o luoghi d’arte senza muoversi da casa o di ammirare una ricostruzione 3D di come apparivano centinaia o migliaia di anni fa; chi vuole comprare una casa può usufruire di “tour digitali” e passeggiare virtualmente tra le stanze della nuova abitazione.
Sulla realtà virtuale e aumentata ha scommesso anche il mondo della medicina, tanto che negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA) ha recentemente inserito VR e AR tra i dispositivi medici. Esistono già, ad esempio, dispositivi di realtà aumentata che proiettano immagini diagnostiche e anatomiche sulla superficie di un paziente in sala operatoria. Queste immagini, che si sovrappongono a quelle reali, possono guidare il chirurgo durante l’intervento, nella fase precedente di pianificazione o nell’insegnamento/apprendimento di nuove procedure. Alcuni centri utilizzano terapie basate su VR per la riabilitazione motoria o cognitivo/comportamentale di pazienti che hanno subito un trauma o un ictus o che soffrono di dolore cronico. Queste tecnologie simulano situazioni di vita reale con feedback audiovisivi e rappresentazioni grafiche del movimento, che guidano il paziente attraverso gli esercizi di riabilitazione e registrano la sua performance. La realtà virtuale è stata usata con successo anche per la diagnosi e il trattamento del disturbo da deficit attenzione/iperattività (ADHD) nei bambini o della sindrome da stress post traumatico (PTSD) negli adulti. Un articolo, pubblicato nel 2020 su JMIR Research Protocol, riporta un protocollo di VR per curare il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) nei veterani dell’esercito americano. Il dispositivo ha permesso agli ex soldati di richiamare stimoli visivi o musicali associati a ricordi dolorosi mentre eseguivano altre attività, come muovere gli occhi o camminare verso le loro “paure”.
La FDA riporta sulla sua pagina web una lista di nuovi dispositivi AR e VR: le applicazioni spaziano dalla fisioterapia all’apprendimento in un contesto simulato, dal supporto ai medici durante le operazioni chirurgiche all’elaborazione di immagini radiologiche. Alcuni, ad esempio, registrano i movimenti delle pupille dei pazienti mentre forniscono una serie di stimoli uditivi e visivi, aiutando il medico nella diagnosi di disturbi neurologici o vestibolari. Altri permettono di curare disturbi della vista, come il cosiddetto “occhio pigro” o ambliopia, che si manifesta soprattutto nei bambini, con una riduzione dell’acuità visiva di un occhio, senza nessun altro segno anatomico patologico. In questo caso, i visori per la realtà virtuale proiettano dei video modificati appositamente per incoraggiare l’uso dell’occhio “pigro”.
Queste sono solo alcune delle applicazioni di AR e VR in medicina: altre sono in fase di sviluppo o di sperimentazione e la lista pubblicata dall’FDA è destinata a crescere nel prossimo futuro. Rispetto alle terapie attuali, i dispositivi AR/VR potrebbero introdurre una serie di miglioramenti a beneficio di medici e pazienti. Uno dei benefici sarebbe quello di accedere a cure mediche senza recarsi fisicamente in ospedale: alcuni dispositivi possono essere usati dal paziente nella propria abitazione, poiché sono in grado di registrare autonomamente i dati (es. il movimento delle pupille o l’esecuzione di un esercizio), che verranno quindi trasmessi al medico per una valutazione clinica. Questo aspetto aiuterebbe soprattutto le popolazioni più vulnerabili, che hanno un accesso limitato alle strutture mediche.
Restano però alcuni nodi da sciogliere legati all’usabilità dei dispositivi, che potrebbe causare dolore al collo o alla testa, disturbi della visione o confusione, o al rischio per la sicurezza e la privacy degli operatori. Al netto dei potenziali problemi, però, i dispositivi AR/VR permetterebbero diagnosi più veloci e accurate, procedure meno invasive e migliore accesso alle cure.