neuralink, telepathy, Noland Arbaugh, elon musk

A inizio anno un uomo paralizzato dal collo in giù si è sottoposto all’operazione per farsi impiantare Telepathy, l’interfaccia cervello-computer sviluppata da Musk: cosa si sa oggi?

Sono passati poco più di cento giorni dalla notizia del primo essere umano ad aver ricevuto un impianto cerebrale Neuralink, dopo il via libera ottenuto dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense a settembre, che ora ha accordato il proseguimento degli studi su altri umani volontari. Una tappa fondamentale, specialmente se si guarda agli obiettivi della startup di Elon Musk: aiutare i pazienti a superare i limiti della paralisi e una serie di condizioni neurologiche, e un domani migliorare le capacità umane. L’operazione prevede l’utilizzo di un robot per posizionare chirurgicamente un impianto di interfaccia cervello-computer (BCI) in una regione del cervello che controlla l'intenzione di muoversi con l’obiettivo di consentire alle persone di muovere un cursore del computer usando solo il pensiero. Pur essendo uno scopo condivisibile, le modalità con cui queste ricerche sono state condotte non risultano essere proprio trasparenti e hanno lasciato perplessa la comunità scientifica.

Se tutto il mondo guarda con curiosità verso questi esperimenti, a volte in modo entusiasta e altre condannandoli, gli scienziati impongono cautela. Già nel 2020 il proprietario di Neuralink - e anche di Space X, Tesla e il social media X - prometteva cose incredibili grazie alla tecnologia da lui presentata, anche se ancora in fase embrionale. Musk, infatti, si è fin dall’inizio dichiarato interessato a usare il suo chip per migliorare le prestazioni della mente, non solo in ambito medico per ripristinare alcune funzioni perse. Come riportato su MIT Technology Review, in un articolo pubblicato ad agosto 2020 in occasione della presentazione della demo del prodotto, si stavano conducendo sperimentazioni sui maiali e l’impianto era ancora lontano da essere testato sull’uomo.

A distanza di circa 4 anni da quell’evento in cui Musk ha cercato di impressionare il pubblico senza però aver nulla di concreto da “vendere”, Noland Arbaugh - un uomo di 29 anni paralizzato dal collo in giù - è stato il primo a ricevere l’impianto cerebrale di Neuralink, chiamato Telepathy (ne abbiamo parlato qui) in virtù delle sue qualità. L’uomo, operato presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix in Arizona, ha affermato che l’impianto gli ha permesso di riconnettersi al mondo, agli amici e alla famiglia e di fare alcune cose senza aiuti esterni. Con un utilizzo di 8-10 ore al giorno, Arbaugh sta testando le abilità dell’impianto, sia in sessioni programmate con i ricercatori che per svago personale. L’operazione si inserisce nell’ambito dello studio PRIME (Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface), una sperimentazione clinica sull’utilizzo dell’interfaccia cervello-computer wireless per valutare la sicurezza dell'impianto e dell’utilizzo del robot chirurgico che lo inserisce nel cervello. Arbaugh ha dichiarato di riuscire a controllare un computer utilizzando il pensiero, come racconta in una intervista rilasciata lo scorso maggio a Wired US. In poche parole, per lui è sufficiente pensare di muovere un dito per cliccare su qualcosa e l’impianto traduce questo segnale in una azione che avviene sul computer. 

L’azienda ha condiviso con i suoi followers su X un video in cui il ricevente giocava a scacchi al computer muovendo il cursore con la mente. “I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento di picchi neuronali”, ha dichiarato Musk in un post sulla piattaforma di social media X. I picchi sono attività dei neuroni, che il National Institutes of Health (NIH) descrive come cellule che utilizzano segnali elettrici e chimici per inviare informazioni al cervello e al corpo: le BCI sviluppate da Neuralink si basano su un chip in grado di leggere i pattern neuronali e tradurli in azioni. Come spiegato sul sito di Neuralink, però, nelle settimane successive all’intervento alcuni fili si sono ritratti dal cervello, causando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci. Al momento non sono note le cause di questo distaccamento, ma la FDA ha accettato di far installare i prossimi dispositivi più in profondità nel cervello: il robot li inserirà a circa 8 millimetri, contro i 5 millimetri del primo intervento. Da quello che viene riportato dalla stessa Neuralink, infatti, circa l’85% degli elettrodi di Telepathy installati nel cervello di Arbaugh hanno perso il contatto, limitando i risultati. La funzionalità, come racconta il paziente su Wired US, è stata poi ristabilita grazie ad alcuni interventi sul software.

L’annuncio di Neuralink ha stupito non tanto per quel che la tecnologia è riuscita a fare – già nel 2006 era stato dimostrato l’uso di un impianto cerebrale per muovere un cursore, come raccontato dal New York Times - ma per il grande avanzamento della tecnologia di questi ultimi anni. Il dispositivo è, infatti, discreto, senza fili e contiene elettrodi molto sottili e fragili, che necessitano l’uso di un robot specializzato per l’inserimento nel cervello. Ed è anche molto sensibile nel rilevare l’attività dei neuroni. Oltre a questo, le modalità con cui sono state condotti gli studi hanno lasciato perplessa la comunità scientifica: Musk è passato molto velocemente – forse troppo - dalla ricerca alla sperimentazione sull’uomo di una tecnologia così poco nota, a maggior ragione se si tiene in considerazione la morte delle scimmie su cui è stato sperimentato, in fase preclinica, il chip. L’evento avverso non è mai stato un segreto, ma Musk aveva riportato – anche su X, lo scorso settembre - una morte per vecchiaia, a causa della scelta di utilizzare animali anziani per evitare sofferenze, mentre - stando a rivelazioni di ex dipendenti, come raccontato su Wired US – le scimmie erano giovani e sono morte perché l’impianto avrebbe spaccato loro la corteccia cerebrale.

Stando alle dichiarazioni rilasciate su X, il secondo chip dovrebbe essere impiantato entro giugno e altri otto entro la fine dell’anno, per un totale di dieci interventi su esseri umani volontari. Per partecipare allo studio PRIME di Neuralink – che per ora prevede di arruolare solo 3 persone - è necessario avere un’età compresa fra 22 e 75 anni, parlare inglese, avere un caregiver stabile, ed essere affetti da una grave forma di tetraplegia dovuta a lesioni del midollo spinale o a sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Sul sito di Neuralink è possibile proporsi per l’inserimento nel loro registro pazienti per lo studio sperimentale PRIME (per ora attivo solo negli Stati Uniti, Regno Unito e Canada) e mettersi in lista per capire se si hanno le caratteristiche adeguate a partecipare a questo studio o eventualmente ai successivi.

Ma Neuralink non è l'unica azienda che sta sviluppando interfacce cervello-computer per aiutare le persone che hanno perso la capacità di muoversi o parlare. Synchron, un'azienda di New York finanziata da Bill Gates e Jeff Bezos, ha già impiantato il suo dispositivo in dieci persone. Poche settimane fa l’azienda ha lanciato un registro di pazienti per prepararsi a una sperimentazione clinica più ampia, come spiegato su Reuters

Inoltre, Telepathy non è l’unico prodotto di BCI di Neuralink: negli ultimi mesi sono state pubblicate notizie anche riguardo a un altro chip impiantabile nel cervello ideato per dare la vista ai ciechi. Il dispositivo, chiamato Blindsight, ha permesso a una scimmia di tornare a vedere, seppur non nitidamente. Stando a un tweet del 20 marzo di Elon Musk, “la risoluzione all’inizio è bassa, come le prime versioni di un Nintendo, ma alla fine potrebbe superare quella umana”. Nello stesso tweet l’imprenditore ha sottolineato che nessuna scimmia è morta o è stata ferita gravemente da un device di Neuralink. Anche se questo è ovviamente discutibile, viste le notizie già divulgate sul tema. Al momento non si hanno informazioni su come funzioni il dispositivo e la mancanza di trasparenza sembra essere un punto cardine della ricerca svolta dall’azienda di Musk.

Leggi anche "Telepathy: come funziona l’interfaccia cervello-computer?"

Con il contributo incondizionato di

Website by Digitest.net



Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento Maggiori informazioni