Neurone

Buoni i dati di sicurezza sui primi 10 pazienti trattati in uno studio clinico statunitense di Fase I/II. Il trial prosegue e dovrebbe essere avviato anche in Europa entro la seconda metà del 2021

Lo stop della sperimentazione clinica di Fase III Generation HD1 sulla malattia di Huntington ha provocato molta amarezza all’interno della comunità Huntington e quando anche due studi clinici di Wave Life Sciences sono stati fermati la sensazione diffusasi tra medici e, ancor più tra i malati e le loro famiglie, è stata di grande sconforto. Fortunatamente però, a fare da contraltare al disappunto per queste notizie, ci sono i dati incoraggianti per un altro candidato che prosegue la sua corsa. Anche se tutti coloro che appartengono alla Comunità Huntington sanno bene che in casi del genere non bisogna cantare vittoria prima del tempo.

La terapia in questione è AMT-130 sviluppata da UniQure Biopharma e in valutazione all’interno di uno studio clinico di Fase I/II. Alla fine di maggio, UniQure ha annunciato che il Data Safety Monitoring Board (DSMB), cioè una Commissione Indipendente per il Monitoraggio della Sicurezza dei Dati che sovrintende il trial clinico di Fase I/II su AMT-130, ha rivisto i dati sulla sicurezza e raccomandato di proseguire lo studio, con la somministrazione della dose più elevata di questa terapia sperimentale in una successiva coorte di pazienti. Una notizia molto incoraggiante in un momento buio per questa devastante patologia.

L’Huntington è una malattia genetica ereditaria, riconducibile a una mutazione che provoca l’espansione della tripletta CAG nel gene che codifica per la proteina chiamata huntingtina. Questo porta alla produzione di una forma mutata della proteina che risulta essere tossica e provoca la morte dei neuroni di alcune specifiche aree del cervello. Ad oggi non esiste una terapia specifica e malati sviluppano una sintomatologia che, sul piano fisico e su quello cognitivo, peggiora progressivamente senza margini di miglioramento.

AMT-130 è una terapia sperimentale che ricade nella categoria delle terapie su RNA ed è basata un vettore virale adeno-associato di tipo 5 (AAV5) che veicola all’interno dell’organismo un micro-RNA capace di legarsi in maniera complementare al tratto di RNA dove sono contenute le informazioni necessarie a produrre l’huntingtina mutata, silenziandolo. Il risultato è che l’huntingtina mutata e tossica non viene più prodotta. Sulla base dei risultati dei primi test eseguiti sui modelli animali i ricercatori hanno deciso di avviare il percorso di sviluppo clinico di questa strategia terapeutica: a fine 2019 è, infatti, stato avviato negli Stati Uniti un trial di Fase I/II - randomizzato, in doppio cieco e condotto su 26 pazienti - per valutare la sicurezza, tollerabilità ed efficacia di AMT-130 .

Il trattamento viene somministrato tramite una procedura chirurgica direttamente nel tessuto cerebrale: con una sola somministrazione intraparenchimale AMT-130 può arrivare nelle aree del cervello maggiormente toccate dalla patologia, ma tale delicata operazione impedisce ai pazienti la possibilità di prender parte ad altri studi clinici. Ciò rende determinante la valutazione degli effetti del trattamento, non solamente in termini di efficacia ma anche di sicurezza. Per quanto riguarda il primo punto si è visto che la possibilità di portare AMT-130 direttamente nel tessuto cerebrale può comportare un aumento dell’assorbimento da parte delle cellule malate. Sono stati proprio i risultati delle sperimentazioni sui modelli animali ad evidenziare una riduzione dei livelli di huntingtina e un miglioramento delle funzioni cerebrali. Naturalmente sono necessarie analisi più approfondite condotte su un’ampia casistica di pazienti per confermare queste indicazioni e questo è l’obiettivo dello studio clinico in corso.

Proprio nelle ultime settimane, la Commissione Indipendente per il Monitoraggio della Sicurezza dei Dati ha rivisto i dati di sicurezza sui primi 10 pazienti; in particolare quelli a nove mesi dei primi 2 pazienti arruolati, quelli a sei mesi dei successivi 2 pazienti arruolati e quelli a 30 giorni sui restanti 6 pazienti inclusi, concludendo con la raccomandazione di proseguire il protocollo con il dosaggio più elevato in studio. Si tratta di una notizia positiva in forza della quale UniQure arruolerà altri 10 pazienti che riceveranno una dose maggiore di AMT-130 e altri 6 pazienti ai quali sarà somministrata una procedura simulata.

“Oltre ad essere soddisfatti dei progressi dello studio e delle raccomandazioni della Commissione Indipendente per il Monitoraggio della Sicurezza dei Dati, siamo ansiosi di procedere con l’aumento della dose nella seconda coorte di pazienti”, afferma Ricardo Dolmetsch, Presidente della sezione Ricerca e Sviluppo di UniQure. “Le esigenze mediche della Comunità Huntington sono ancora prive di risposte pertanto rimaniamo concentrati sui progressi di questa terapia e ci impegniamo ad avviare lo sviluppo clinico di AMT-130 in Europa nella seconda metà di quest’anno e a condividere i dati iniziali di imaging e quelli provenienti dal dosaggio dei biomarcatori ottenuti dalla sperimentazione clinica statunitense entro la fine dell’anno”.

Già verso la fine dell’anno in corso, infatti, gli esiti delle risonanze magnetiche eseguite sui primi 4 pazienti che hanno aderito allo studio potrebbero fornire importanti indicazioni sulla terapia in termini di rallentamento della progressione della malattia. Per il momento, tuttavia, parlare di efficacia è prematuro ed è più opportuno procedere con cautela.

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