RNA

Il trial, di Fase I/II, si svolge negli Stati Uniti per valutare la sicurezza e l’efficacia di AMT-130, terapia sperimentale sviluppata da UniQure. Sono stati trattati i primi due pazienti

La corsa allo sviluppo di una terapia efficace contro la malattia di Huntington sembra essere entrata nel vivo con l’annuncio da parte della casa farmaceutica olandese UniQure del trattamento dei primi due pazienti affetti dalla patologia all’interno di una sperimentazione clinica incentrata su AMT-130. Questa innovativa terapia su RNA è stata sviluppata implementando una piattaforma tecnologica modulare, già validata anche per la messa a punto di terapie contro l’emofilia A e B, la malattia di Fabry e l’atassia spinocerebellare di tipo 3 (SCA3), e potrebbe costituire un punto di svolta nell’approccio ad una patologia neurodegenerativa quale la malattia di Huntington, per la quale attualmente non esistono cure.

Come illustrato lo scorso dicembre al Convegno Annuale della Fondazione Lega Italiana Ricerca Huntington (LIRH) sono allo studio tre diverse strategie per vincere la Huntington e in quest’ottica gli oligonucleotidi antisenso (ASO) rappresentano una concreta fonte di speranza per tutti i pazienti. Tuttavia, per comprendere a fondo il ruolo e le potenzialità di questa nuova classe di farmaci occorre ricordare che la malattia di Huntington ha un’origine genetica, riconducibile a una mutazione che provoca l’espansione della tripletta CAG nel gene che codifica per la proteina huntingtina. Ciò è causa della produzione di una forma mutata della proteina che conduce alla morte i neuroni di alcune specifiche aree del cervello. Di conseguenza i malati sviluppano una sintomatologia che sul piano fisico e su quello cognitivo peggiora progressivamente in una spirale senza margini di miglioramento.

Allo scopo di arrestare la degenerazione dei sintomi, i ricercatori hanno studiato farmaci come AMT-130 che, grazie a un vettore adenovirale, veicola all’interno delle cellule cerebrali un piccolo frammento di RNA - un microRNA (miRNA) appunto - il quale si lega in maniera complementare all’RNA messaggero che si occupa della produzione dell’huntingtina provocandone la degradazione. In questa maniera si blocca la catena di produzione della proteina tossica. Le prime sperimentazioni sui modelli animali hanno dato ottimi risultati, con la riduzione del 70% dei livelli di huntingtina, sia quella sana che quella mutata, per cui era atteso per il 2020 l’avvio di uno studio clinico sull’uomo. La notizia del trattamento dei primi due pazienti arruolati nel trial è arrivata a metà giugno con un comunicato stampa diffuso da uniQure.

Lo studio clinico con AMT-130 è di Fase I/II, condotto con un protocollo randomizzato in doppio cieco per valutare la sicurezza, tollerabilità ed efficacia della terapia sperimentale. Il trial si svolge solo negli Stati Uniti, in sei centri clinici, e saranno arruolati un totale di 26 pazienti con malattia di Huntington di età compresa tra 25 e 65 anni. Ai pazienti che riceveranno la terapia sperimentale, verrà somministrata una singola dose di AMT-130 direttamente nell’encefalo, a livello dello striato (caudato e putamen), le aree considerate più suscettibili alla patologia. I primi due pazienti trattati saranno accuratamente monitorati per un periodo di 90 giorni durante i quali saranno sottoposti a osservazioni cliniche ed esami di laboratorio per valutare gli effetti a lungo termine della terapia e monitorare l’insorgenza di eventuali eventi avversi.

AMT-130 ha ottenuto la designazione di “farmaco orfano” per la malattia di Huntington dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense e dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), rispettivamente nel 2017 e nel 2018. La speranza di medici e pazienti è che il percorso di sviluppo clinico sia il più possibile breve e costellato di successi. A tal proposito, sembra proficua l’acquisizione da parte di CSL Behring dei diritti di licenza globali esclusivi per la commercializzazione di AMT-061, il programma di terapia genica sviluppato da UniQure per il trattamento dell’emofilia B. Infatti, nelle parole di Matt Kapusta, Amministratore Delegato di uniQure, questa transazione fornirà alla casa farmaceutica olandese le risorse finanziarie necessarie a far avanzare ed espandere la gamma di nuovi potenziali prodotti per la terapia genica, primo fra tutti proprio AMT-130.

La terapia sperimentale di UniQure si aggiunge ad altre strategie innovative già in fase di di sviluppo contro la malattia di Huntington: infatti, è in fase di valutazione nello studio clinico di Fase III GENERATION HD1 l’oligonucleotide antisenso RG6042 sviluppato da Roche che ci si augura sia in grado di rallentare la progressione della malattia e migliorare le capacità sul piano fisico e cognitivo dei pazienti. Inoltre, da un gruppo di studiosi cinesi è giunta la proposta di sviluppo di una terapia genica che sfrutti i vettori adenovirali per portare all’interno delle cellule due fattori di trascrizione capaci di stimolare la formazione di nuovi neuroni per rimpiazzare quelli danneggiati dalla malattia. Un segnale importante della fervida attività di ricerca diretta contro le patologie neurologiche che rimarca la necessità di un attacco su più fronti per sperare in quella vittoria definitiva che è la messa a punto di una terapia.

 

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