Infografica CAR-T

Facciamo il punto sulla terapia di Novartis Oncology

Sviluppato all’interno dei laboratori di Novartis, in collaborazione con i ricercatori dell’Università della Pennsylvania, tisagenlecleucel - meglio noto con il nome commerciale Kymriah - è un farmaco innovativo, con una prima indicazione per pazienti pediatrici e adulti fino a 25 anni affetti da Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) a cellule B refrattaria, in recidiva dopo trapianto o in seconda - o successiva - recidiva. La terapia si rivolge quindi alle forme di LLA resistenti alle terapie o che siano riapparse post trattamento standard. L’altra indicazione di tisagenlecleucel è per pazienti adulti affetti da Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivante o refrattario dopo due o più cicli di terapia sistemica.

Tisagenlecleucel è un trattamento innovativo, anche nel modello di pagamento, che rientra nella categoria delle terapie avanzate (ATMP) e che è stato approvato ad agosto 2018 in Europa dall’EMA (European Medicines Agency). Pur essendo regolamentata dall’EMA come terapia genica, concettualmente tisagenlecleucel si colloca all’incrocio tra terapia cellulare (basata sull’utilizzo di linfociti T del paziente), terapia genica
(la fase di riprogrammazione dei linfociti si realizza inserendo del materiale genetico all’interno della cellula ricorrendo a un vettore virale) e immunoterapia (ideata per combattere i tumori). La terapia ha dimostrato elevati tassi di efficacia in entrambe le patologie su cui è stata testata: i tassi di remissione a 3 mesi superavano l’80% nei pazienti affetti da LLA e il il 76% di coloro che avevano ricevuto la terapia CAR-T era ancora in vita a distanza di un anno dal trattamento. Per quanto riguarda i pazienti affetti da DLBCL il 40% di essi ha avuto una remissione completa e il 65% di coloro che avevano ottenuto una remissione completa era ancora libero da malattia a distanza di 12 mesi dall’infusione.

Risultati importanti che aumentano la curiosità su come funzioni il farmaco. Si tratta di un esempio di terapia altamente personalizzata nata allo scopo di potenziare il sistema immunitario e rivolgerlo contro le cellule neoplastiche. Dopo essere stati prelevati dal paziente e separati dagli altri elementi corpuscolari del sangue, con un processo chiamato leucaferesi, i linfociti T vengono inviati presso laboratori specializzati dove possono essere opportunamente ingegnerizzati e modificati per esprimere il recettore chimerico per l’antigene CAR (Chimeric Antigen Receptor). La presenza di questo recettore fa in modo che i linfociti T modificati, una volta reinfusi nel paziente, possano riconoscere uno specifico antigene presente sulla superficie delle cellule tumorali così da poterle attaccare e distruggere. Inoltre, grazie a un dominio co-stimolatorio (4-1BB) i linfociti T 'potenziati' riescono a differenziarsi in linfociti T della memoria, favorendo un’attività di immunosorveglianza nei confronti delle cellule cancerose. Ma, soprattutto, essi possono sopravvivere all’interno del paziente e rimanere in circolo per lungo periodo, garantendo pertanto l’efficacia della terapia nel tempo.

Proprio la durata dell’effetto della terapia CAR-T è uno dei parametri più importanti preso in considerazione nel corso del processo valutativo che ha condotto all’approvazione del farmaco da parte della FDA (Food and Drug Administration) e dell’EMA. Il dossier registrativo, formato dai risultati degli studi clinici JULIET (per i pazienti affetti da DLBCL) ed ELIANA (per quelli colpiti da LLA) ha dato solidi riscontri in termini di sicurezza della terapia. In particolare, i dati di follow-up a 19 mesi dello studio JULIET hanno dimostrato una durata prolungata della risposta nei pazienti e una probabilità di sopravvivenza libera da recidive del 66% a 6 mesi, e che si è mantenuta costante intorno al 64% nel corso delle analisi a 12 e 18 mesi. Le analisi condotte sui dati provenienti dallo studio ELIANA hanno evidenziato risposte profonde, ottenute a 3 mesi dall’infusione di tisagenlecleucel, che si sono anche rivelate durature: il 62% dei pazienti era ancora libero da recidiva 24 mesi dopo l’infusione del farmaco. Questi numeri significano che non si è reso necessario ricorrere ad un’altra terapia.

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