Utilizzare elementi genetici mobili per sviluppare terapie CAR-T più efficaci. Il protocollo clinico è stato ammesso al finanziamento del bando AIFA 2018 per la ricerca indipendente sui farmaci
Le terapie a base di cellule CAR-T raffigurano perfettamente un nuovo modo di concepire la medicina, “disegnata” sempre di più sulle esigenze del paziente e che mira ad affrontare patologie come la leucemia e i linfomi, per i quali la chemioterapia è sempre stata il fronte d’assalto di elezione ma non sempre vincente. Tuttavia, le CAR-T per come le conosciamo oggi sono solo il primo passo su un cammino in profonda evoluzione che, grazie a progetti di ricerca nel campo dell’immunoterapia come quello della Fondazione M. Tettamanti Menotti De Marchi ONLUS di Monza, potrà presto fornire ai pazienti nuove terapie sempre più sicure ed efficaci.
Lo studio, guidato dal prof. Andrea Biondi, direttore scientifico della Fondazione Tettamanti e dal prof. Alessandro Rambaldi, direttore del Dipartimento Ematologia-Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo, è uno dei cinque ammessi al finanziamento del Bando AIFA 2018 per la ricerca indipendente sui farmaci su un totale di 105 proposte. Il perno della ricerca si articola intorno a una sperimentazione clinica di Fase I/II nella quale è previsto l’arruolamento di 18 pazienti, tra adulti e pediatrici, affetti da leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B, in recidiva o refrattaria dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche. I partecipanti al trial saranno trattati con una terapia sperimentale a base di cellule CARCIK-CD19, una popolazione cellulare che combina una potente attività citotossica ad una antitumorale.
A rendere ancora più innovativa la ricerca è la tecnica con cui i ricercatori ingegnerizzano le cellule CIK (Cytochine Induced Killer), consegnandogli le informazioni genetiche necessarie per esprimere l’antigene chimerico CAR. Infatti, come si evince da una review pubblicata lo scorso maggio sulla rivista Cells (tra gli autori proprio alcuni ricercatori coinvolti nel progetto in questione): per colmare le lacune imposte dall’uso dei vettori virali (scarsa possibilità di carico e variabilità da lotto a lotto di produzione), i ricercatori lombardi stanno ricorrendo ai trasposoni, elementi genetici mobili che possono integrarsi in vari siti del DNA grazie a un enzima specifico chiamato trasposasi. La strategia sviluppata prende il nome di “Sleeping Beauty” (come la Bella addormentata della favola dei Fratelli Grimm) ed i risultati preliminari sono stati pubblicati ad agosto sulla rivista The Journal of Clinical Investigation. I dati sulla sicurezza sono positivi: nei primi 13 pazienti (4 pediatrici e 9 adulti) trattati la terapia è stata ben tollerata, senza insorgenza di eventi avversi di tipo grave come la Graft Versus Host Disease (la malattia acuta da rigetto) che nei pazienti sottoposti a trapianto o trattamento allogenico (le CARCIK sono, infatti, una terapia allogenica) tende a presentarsi e causare problemi a volte estremamente gravi. E anche sul fronte dell’efficacia i risultati sono promettenti: 6 dei 7 pazienti che hanno ricevuto la dose maggiore di trattamento hanno ottenuto una risposta completa ed è stata osservata la permanenza dei linfociti T modificati fino a 10 mesi.
Si tratta di un importante progetto che aggiunge un tassello nel panorama delle terapie che sfruttano i trasposoni, le cui procedure di preparazione sono più brevi e meno complesse di quelle basate sui vettori virali.
Per maggiori informazioni è possibile consultare l’articolo pubblicato sul sito Sperimentazioni Cliniche.