Giuseppe Recchia

Un progetto di sviluppo che vede la partecipazione dei pazienti esperti, che fanno da mediatori tra chi conduce la ricerca e i malati che necessitano di una terapia

Una rapida occhiata alla vetrina dello store digitale sul proprio smartphone è sufficiente a far capire che ci sono tre categorie di prodotti che vanno per la maggiore: i giochi, i social network e, infine, le applicazioni per il benessere e la salute. La lista comprende programmi per dormire meglio, tenere i tempi del ciclo mestruale, contare le calorie spese durante l’esercizio o per selezionare gli alimenti più salutari da portare in tavola. L’aspetto comune a tutte è che queste applicazioni, nella gran parte dei casi, mancano di prove scientifiche a supporto e non sono state sviluppate da pazienti e medici, al contrario di quella per il trattamento dell’ipertensione arteriosa di cui abbiamo parlato con Giuseppe Recchia e Giancarlo De Leo. Si tratta infatti di una terapia digitale  la cui storia è legata a un corso di formazione che vuole coinvolgere i pazienti nell’ideazione e sviluppo delle nuove terapie digitali (DTx).

L’ipertensione arteriosa è una condizione che riguarda quasi un terzo degli italiani: rispettivamente il 33% degli uomini e il 31% delle donne, secondo i dati della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA). Come il diabete o l’ipercolesterolemia, l’ipertensione richiede un trattamento cronico, basato su somministrazione di farmaci e monitoraggio delle risposte dell’organismo, nel tentativo di tenere stabilmente sotto controllo la malattia. Anche l’adozione di un corretto stile di vita contribuisce alla gestione della patologia. Quando si ha la fortuna di non essere affetti da particolari problematiche di salute, per mantenere uno stile di vita adeguato è sufficiente individuare, tra il florilegio di app di salute che popolano il web, una che raccomandi di evitare certi cibi o praticare un’attività fisica costante. Ma quando entriamo nel campo dell’ipertensione arteriosa o di altre problematiche è fondamentale che le applicazioni siano ideate e sviluppate da chi conosce a fondo la natura del problema.

IL CORSO DI FORMAZIONE DEL PAZIENTE ESPERTO IN TECNOLOGIE DIGITALI

“Il Corso di Formazione del Paziente Esperto in Tecnologie Digitali per la Salute, promosso dall’Università degli Studi Unitelma Sapienza di Roma insieme alla Fondazione Smith-Kline e all’Accademia del Paziente Esperto EUPATI, con il supporto non condizionante di Polifarma SpA, intende formare persone competenti e preparate nel contesto della medicina e delle tecnologie digitali”, afferma Giancarlo De Leo, paziente esperto di Unitelma Sapienza. “In aggiunta, il Corso permette di acquisire importanti conoscenze sia sul ruolo del paziente esperto che sulle metodologie di ricerca, aiutando a far comprendere quale possa essere l’apporto delle terapie digitali per un miglioramento della qualità di vita dei malati”.

Spaziando a tutti i campi del digitale, dai big data alla realtà aumentata, sino alla realtà virtuale e allo spinoso tema della cyber-security, il corso offre al paziente una formazione completa, esaustiva e autorevole, mettendolo nelle condizioni di partecipare a gruppi di ricerca e sviluppo, di entrare a far parte di Comitati Etici o Commissioni Tecniche. “In pratica, grazie a ciò che impara il paziente diventa più consapevole”, aggiunge De Leo. “E può, così, essere coinvolto nella progettazione di dispostivi innovativi, come quello per il trattamento dell’ipertensione arteriosa”.

UNA TERAPIA DIGITALE PER L’IPERTENSIONE ARTERIOSA

“A differenza della telemedicina, in cui è il medico a fornire le istruzioni di salute al malato, nelle terapie digitali è un software a fornire le indicazioni per raggiungere un dato esito clinico”, spiega il dott. Giuseppe Recchia, Co-fondatore e CEO di daVi DigitalMedicine. “Nel caso dell’ipertensione arteriosa l’idea di partenza è stata di riuscire ad abbassare in modo costante il valore pressorio attraverso l’uso di un software. Abbiamo identificato tre modi per raggiungere tale obiettivo: attraverso un costante monitoraggio dei valori, ottimizzando l’attività di un farmaco oppure sviluppando un software che modifichi i comportanti non salutari del paziente. L’applicazione a cui stiamo lavorando li riunisce tutti e tre in un’unica soluzione”.

Mentre in molti laboratori si sta studiando l’associazione tra un dato recettore e una nuova molecola in via di sviluppo, i ricercatori italiani hanno cercato di ottenere una combinazione tra farmaco e terapia digitale. “Innanzitutto il nostro software intende ottimizzare l’utilizzo del farmaco, ricordando al paziente, ad esempio, la posologia e i tempi di assunzione”, precisa Recchia. “Se si considera che una quota importante di pazienti affetti da asma utilizzano in maniera scorretta gli inalatori, si intuisce il bisogno di dispostivi che supportino i pazienti nella corretta assunzione dei farmaci, riducendo così le possibili implicazioni negative per la salute. Usati con maggior efficienza i farmaci diventano veramente efficaci. In secondo luogo, l’app interverrà sulle abitudini del malato, suggerendo quelle pratiche, fisiche e alimentari, e quei comportamenti che possono contribuire a un abbassamento della pressione. Infine, il software eseguirà un attento monitoraggio dei parametri di salute del paziente che, così può essere ancora più incentivato a mantenere uno stile di vita corretto e ad accedere ai farmaci in maniera adeguata”. Infatti, a dispetto delle varie opportunità terapeutiche contro l’ipertensione arteriosa, più di un paziente su 10 non riceve il trattamento corretto mentre il 24% degli uomini e il 20% delle donne è trattato ma non controllato. Sono numeri che mettono a nudo la necessità di uno strumento che guidi il paziente verso un comportamento virtuoso.

L’idea di un’applicazione che interviene per correggere le abitudini del malato, controllando i valori di pressione - collegati al rischio di infarto, ictus o altre patologie cardiovascolari - era già venuta a un gruppo di studiosi orientali, i quali hanno prodotto una terapia digitale approvata quest’anno dall’ente regolatorio giapponese. La vera innovazione dell’applicazione italiana sta nella metodologia con cui essa verrà alla luce. “Lo scorso gennaio daVi DigitalMedicine ha siglato un accordo con Polifarma, integrando così il modello di Open Innovation per cui l’azienda farmaceutica e la start-up collaborano insieme con l’obiettivo di migliorare l’esito clinico del paziente attraverso la combinazione tra tecnologia farmaceutica e digitale”, spiega Recchia. “Quest’ultima si declina nei tre approcci poc’anzi descritti dal momento che il candidato dispositivo medico digitale in forma di applicazione per smartphone, tablet o computer ha la finalità di controllare la pressione arteriosa del paziente, aiutandolo nella gestione dell’ipertensione e ottimizzando così l’adozione della terapia farmacologica antipertensiva. Solo dopo aver confermato i benefici attraverso la sperimentazione clinica randomizzata e controllata a finalità confirmatoria il nostro software, oggi un candidato, potrà diventare una terapia digitale”.

IL PAZIENTE AL CENTRO DEL PROCESSO

Il progetto in sviluppo, presentato allo scorso Congresso della Società Italiana di Ipertensione (SIIA) e a quello della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), è guidato da uno Steering Committee composto da esperti di diversa estrazione fra cui medici specialisti, medici di medicina generale, bioinformatici, ingegneri e, soprattutto, pazienti esperti come Giancarlo De Leo che, fin dalle prime riunioni operative, ha portato la sua esperienza nello sviluppo del software. “Il paziente esperto è un mediatore culturale fra chi fa ricerca e sviluppo e chi utilizza le applicazioni”, conclude Recchia. “Conosce entrambe le realtà e si colloca all’intersezione tra le due, riuscendo in tal modo a dare le indicazioni che fanno di app come questa uno strumento pensato per quanti hanno l’ipertensione arteriosa da quanti conoscono realmente la malattia e le sue limitazioni”.

Con il contributo incondizionato di

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