Serve un’immunizzazione più efficace e l’mRNA, grazie alle conoscenze sviluppate durante la pandemia, potrebbe essere una opzione valida, oltre ad attrarre l’interesse dell’industria
Dopo i grandi investimenti, e una reale corsa a staffetta della comunità scientifica, centrati sull’RNA messaggero nel periodo in cui il COVID-19 è diventato protagonista della nostra quotidianità, lo sviluppo dei farmaci basati sull’mRNA è ancora in gran fermento. La tecnologia è stata ampliamente studiata e ora le aziende cercano nuove possibili applicazioni: la versatilità dell’mRNA è una caratteristica a favore, ma da sola non basta. Tra le varie opzioni che stanno vedendo questa molecola come protagonista – tra cui spicca l’applicazione in ambito oncologico – si scorge anche il settore dei vaccini antinfluenzali, che è di grande interesse per le aziende farmaceutiche. STAT ha intervistato diversi esperti in materia per identificare quali siano i pro e i contro nel percorrere questa strada, i quesiti aperti sono ancora molti.
COME SI PRODUCE UN VACCINO CONTRO L’INFLUENZA
La tecnica tradizionale di produzione dei vaccini antinfluenzali prevede la coltivazione dei virus in uova di gallina, che offrono un ambientale ideale per la crescita di questi agenti patogeni. In seguito, il virus viene raccolto e inattivato o ucciso, per evitare che causi l’influenza nelle persone a cui viene somministrato. Dopo tutte le procedure di purificazione e preparazione della formula destinata alla commercializzazione, il vaccino viene distribuito.
I virus dell’influenza però cambiano spesso: ogni anno gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si incontrano per esaminare i dati relativi ai ceppi circolanti e fanno previsioni sui quattro virus che ritengono più minacciosi per la stagione successiva. Sono necessari circa sei mesi per la produzione e non sempre i virus previsti sono quelli che poi realmente si diffondono di più. Di conseguenza, l’efficacia del vaccino è variabile.
Nuove tecnologie sono in fase di valutazione e stanno offrendo nuovi approcci per la produzione di questi farmaci. Un esempio è proprio l’RNA messaggero, grazie al quale si eviterebbe di coltivare i virus nelle uova, semplificando il processo di produzione. Inoltre, questa tecnologia offre una flessibilità che il metodo standard non prevede, in grado di adattarsi più rapidamente ai ceppi circolanti.
VANTAGGI
La produzione di vaccini utilizzando mRNA è più rapida di quella classica, innanzitutto perché non prevede la coltivazione dei virus nelle uova. Di conseguenza, i virus potrebbero essere selezionati successivamente, in un periodo più vicino alla stagione di interesse, e questo potrebbe migliorarne l’efficacia. Se si pensa ai vaccini per COVID-19, i tempi sono stati praticamente dimezzati rispetto ai sei mesi previsti dal metodo standard, ma bisogna ricordare che in questo caso si tratta di più virus diversi e questo può richiedere un tempo maggiore di sviluppo.
Inoltre, nel caso di una nuova pandemia la tecnologia dell’mRNA potrebbe essere proprio la scelta migliore. Questo perché permetterebbe di rispondere in tempi brevi e in modo efficace alla situazione di emergenza, evitando di trovarsi con i vaccini pronti quando il picco di infezioni è già passato. Come commentato da Kathleen Neuzil, direttrice del Center for Vaccine Development and Global Health della University of Maryland School of Medicine nell’articolo pubblicato su STAT, “Vantaggi nella produzione non sono necessariamente vantaggi di mercato nella maggior parte degli anni”, dato che i produttori contano sulle vendite stagionali per restare sul mercato.
SFIDE
La diffidenza nei confronti della tecnologia dell’mRNA è ancora alta, specialmente per una fetta della popolazione. Un dato è incontrovertibile: se il vaccino non viene somministrato, l’efficacia è zero. Aumentare i tassi di vaccinazione nella popolazione è quindi fondamentale per ridurre la circolazione dei virus influenzali, ma non solo.
Tra le sfide viene inserite anche la reattogenicità dei vaccini a mRNA: durante la pandemia in molti hanno condiviso i postumi dell’iniezione, cosa che è meno frequente (o forse meno condivisa) nel caso dei vaccini classici. Questo ha acceso un forte dibattito.
Il costo è un attualmente un problema, perché la differenza tra il vaccino tradizionale e quello a mRNA è alto e difficilmente i produttori della tecnologia a RNA messaggero riusciranno ad abbassare i prezzi. D’altra parte, come sottolineato nell’articolo, è improbabile che le aziende possano addebitare prezzi simili a quelli del vaccino per COVID-19 anche per gli antinfluenzali, specialmente in un mercato già affollato e con prezzi decisamente più bassi. Per arrivare al mercato a quel prezzo dovrebbero dimostrare una efficacia decisamente più alta dei loro competitor tale da giustificarne il costo, e ancora non è così.
LE GRANDI BIOTECH DELL’mRNA
Il mercato è affollato ma le prospettive di ritagliarsene una fetta sono di grande interesse per le aziende leader nello sviluppo e nella produzione della tecnologia a mRNA. Pfizer, Moderna, GSK e Sanofi stanno lavorando tutti a vaccini antinfluenzali a mRNA. Come spiegato nell’articolo, mentre le ultime due aziende sembrano concentrarsi esclusivamente su vaccini antinfluenzali, Pfizer e Moderna stanno esplorando la possibilità di combinare vaccini antinfluenzali e anti-COVID, e vaccini antinfluenzali e anti-RSV (virus respiratorio sinciziale); Moderna sta persino lavorando a un vaccino sperimentale che proteggerebbe contro l'influenza, il COVID e l’RSV. La domanda che ci si pone è la seguente: i vaccini combinati sono davvero utili? Avrebbe senso solo nel caso in cui le tempistiche della somministrazione fossero simili e non sempre è così. Si tratta quindi di un altro parametro da valutare attentamente.
mRNA: NON SOLO VACCINI
Ovviamente l’obiettivo finale sarebbe quello di avere vaccini antinfluenzali in grado di generare protezione più duratura e più ampia e la piattaforma a mRNA potrebbe essere quella giusta per progettarli. Ma serve ancora ricerca, è necessario superare le prestazioni dei vaccini standard, aumentare la durata della risposta immunitaria, migliorare i vettori e trovare un equilibrio efficacia/prezzo di vendita.
Le applicazioni in ambito medico della tecnologia dell'mRNA sono ormai sotto i riflettori, non solo per i vaccini a base di mRNA, ma anche per le terapie a base di mRNA. I vaccini a base di mRNA sono i successi più evidenti, in primis quelli approvati per l'uso contro il COVID-19 e i più recenti vaccini approvati per l'uso contro il virus respiratorio sinciziale. Ma gli obiettivi si moltiplicano: non solo agenti virali, ma anche funghi e batteri ad esempio.
Sebbene nessuna terapia a base di mRNA, escludendo i vaccini, abbia ancora ottenuto un’approvazione, decine di queste sono in fase di sperimentazione clinica per diverse indicazioni, tra cui anche le malattie rare. Il mercato sembra quindi favorevole all’ingresso dei farmaci a mRNA: resta solo da vedere se - e fino a che punto - le previsioni siano corrette.