I risultati del trial di Fase II, presentati al meeting annuale della European Hematology Association, mostrano tassi di remissione superiori al 70% per le forme a cellule B recidivanti e refrattarie
Come ogni anno, il 21 giugno si celebra la Giornata Nazionale per la lotta contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma. Quale giorno migliore per poter annunciare i continui progressi che si stanno facendo con le innovative terapie a base di cellule CAR-T per combattere le neoplasie ematologiche? I buoni risultati dello studio clinico di Fase II ZUMA-3 relativi a KTE-X19 – la terapia CAR-T sviluppata da Kite, società del gruppo Gilead – sono stati da poco pubblicati sulla rivista The Lancet e presentati alla conferenza 2021 della European Hematology Association (EHA). I dati fanno sperare che presto KTE-X19 possa aggiungersi alla già approvata tisagenlecleucel nella lotta alla leucemia linfoblastica acuta a cellule B recidivante o refrattaria alle terapie più classiche.
Due estati fa la terapia a base di CAR-T tisagenlecleucel, sviluppata da Novartis e nota con il nome commerciale Kymriah, fu approvata in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici fin a 25 anni affetti da leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B refrattaria alle terapie standard. Tre mesi più tardi anche axicabtagene ciloleucel, prodotta da Gilead e commercialmente conosciuto come Yescarta, ricevette l’ok nel nostro Paese per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma diffuso e linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B, entrambi recidivanti o refrattari alle terapie. Nella seconda metà del 2019, dunque, le due principali terapie a base di CAR-T sono sbarcate sul mercato italiano, dividendosi in un certo senso gli ambiti d’azione.
Oggi, la pipeline focalizzata sulle CAR-T di Gilead - che lo scorso anno ha ricevuto dall’ente regolatorio statunitense (Food and Drug Administration – FDA) il via libera al trattamento del linfoma mantellare - compie un ulteriore passo avanti verso la cura della LLA. Nel corso del 26esimo Virtual Annual Meeting della European Hematology Association, svoltosi tra il 9 e il 17 giugno scorso, sono stati presentati i risultati preliminari del trial clinico di Fase I/II ZUMA-3 nel quale è in valutazione la terapia a base di cellule CD3+ autologhe trasdotte anti-CD19 - nota come KTE-X19 - nei pazienti adulti con leucemia linfoblastica acuta. ZUMA-3 è uno studio multicentrico, a singolo braccio, condotto in aperto su 125 pazienti affetti da questa patologia refrattaria o recidivante dopo due o più linee di trattamento convenzionale o dopo trapianto allogenico di cellule staminali.
Secondo i dati pubblicati su The Lancet ed esposti all’EHA, nella Fase II dello studio sono stati arruolati 71 pazienti e, tra i 55 trattati, il 47% aveva precedentemente ricevuto tre o più terapie. Ad un follow-up mediano di 16,4 mesi, il 71% di essi ha ottenuto una remissione completa complessiva, definita come remissione completa (CR, Complete Remission) o una CR con recupero incompleto dell’emocromo (CRI, Complete Remission with Incomplete haematological recovery). I pazienti hanno ricevuto un’infusione di cellule CD3+ autologhe trasdotte anti-CD19, le stesse approvate nel trattamento del linfoma mantellare recidivante o refrattario ma che per la LLA al momento sono disponibili solo per uso sperimentale. Nello studio si legge che il 97% di coloro che hanno risposto al trattamento ha sperimentato una remissione molecolare profonda, con malattia residua minima non rilevabile. Inoltre, tra i 25 pazienti in precedenza trattati con blinatumomab, il tasso di CR/CRI è stato del 60% e tra tutti i pazienti trattati, la durata mediana della remissione è stata di 12,8 mesi, la sopravvivenza libera da recidiva è stata di 11,6 mesi e la sopravvivenza globale è stata di 18,2 mesi. Oltre all’efficacia nello studio ZUMA-3 è stata valutata anche la sicurezza del potenziale trattamento ed è stato visto che nel 95% dei pazienti si sono verificati eventi avversi di grado ≥3 (anemia e piressia sono state segnalate con maggiore frequenza). La sindrome da rilascio di citochine (CRS) di grado ≥3 e gli eventi avversi di tipo neurologico si sono verificati, rispettivamente, nel 24% e nel 25% dei pazienti, e sono stati generalmente reversibili. I ricercatori hanno segnalato anche due eventi di grado 5 correlati al trattamento.
Infine, secondo gli esiti di un’analisi separata presentata durante la conferenza, la maggior parte degli individui arruolati in ZUMA-3 ha raggiunto un miglioramento, o una stabilità, della qualità della vita fino a 12 mesi dopo la terapia con cellule CAR-T (misurato dal punteggio EQ-5D). Nonostante i risultati debbano essere interpretati con cautela, a causa della mancanza di dati di follow-up per alcuni pazienti e della piccola dimensione del campione, i punteggi medi dell’indice EQ-5D sono passati da 0,82 allo screening a 0,91 (il punteggio più alto, osservato al mese 12).
Questi risultati prospettano un interessante domani per le CAR-T e se KTE-X19 dovesse in futuro ricevere l’approvazione dalle agenzie regolatorie per il trattamento della LLA refrattaria o recidivante, ciò si tradurrebbe in un consolidamento dell’arsenale per la lotta ai tumori ematologici.