Rosso, bianco, grigio, blu, marrone, verde, oro, viola, arancione: tante sono le sfumature del mondo biotech e servono a identificare i vari settori, come ad esempio quello medico (rosso) o quello agricolo (verde). Come raccontato nelle prime pagine del libro, il termine biotecnologie è stato coniato nel 1919 dall’agronomo ungherese Karl Ekery, ma grazie alla linea del tempo presente in ogni capitolo è facilmente intuibile che le biotecnologie sono nate molto tempo prima. Basti pensare agli Egizi che già 15mila anni fa utilizzarono il lievito per la panificazione o alle ricette per la fermentazione della birra riportate dagli antichi babilonesi nel 4300 a.C. Da sempre le biotecnologie hanno accompagnato l’umanità, anche se fino al secolo scorso non gli avevamo dato un nome.
Per quale ragione sembra che nella lotta al cancro l’umanità non stia riuscendo a vincere? Siamo stati in grado di mandare l’uomo nello spazio, di spaccare l’atomo e debellare malattie come il vaiolo, che mieteva migliaia di vittime in tutto il mondo, ma non siamo ancora in grado di sconfiggere molti tumori. Il cancro, infatti, non è un’infezione suscitata da agenti esterni, come un virus o un batterio, bensì rappresenta un’evoluzione maligna delle nostre stesse cellule e, per combattere una parte ‘ribelle’ di noi stessi, serve il ricorso a una fondamentale componente dell’organismo, il sistema immunitario. Da qui nasce l’immunoterapia, come raccontato dal prof. Fabio Ciceri, Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianto di Midollo dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano, e dalla giornalista e divulgatrice scientifica Paola Arosio.
Film come "Inseparabili" di David Cronenberg o romanzi come "Il sosia" di Fedor Dostoevskij hanno contribuito a conferire fascino allo stereotipo dei gemelli diversi. Curiosamente, anche la biologia possiede una sua coppia antitetica, protagonista della storia dell’evoluzione: si tratta del DNA, custode di tutte le informazioni genetiche di ogni essere vivente, e l’RNA messaggero (mRNA), suo analogo indispensabile per la traduzione del codice genetico in proteine, i mattoni che compongono l’organismo. Ma se la doppia elica del DNA è universalmente nota a tutti, il ruolo dell’RNA non appare sempre chiaro (anche se intorno ad esso è fiorito il settore delle terapie su RNA). Se poi ci si inoltra nel campo del ribosoma, il macchinario responsabile della lettura dell’RNA, gli interrogativi si fanno più fitti.
Osservando gli scaffali delle librerie alla ricerca di qualcosa di interessante da leggere, l’ultimo libro di Daniel M. Davis non spicca sugli altri: una copertina scura su cui si diffonde una nuvola di strani petali rosa e blu e un titolo - “Una nuova cura” - che sembra far pensare a oscure pratiche miracolose. Magari qualche lettore l’avrà acquistato proprio per approfondire questo genere di argomenti, trovandosi invece di fronte ad una sorpresa: l’emozionante ed avventurosa trattazione della storia dell’immunologia. Un campo di studio finito sulla cresta dell’onda non soltanto per le terapie innovative che ha sfornato, come ad esempio le CAR-T, ma anche per una più mesta attualità in cui la diffusione del virus SARS-CoV-2 sembra aver sdoganato concetti nebulosi del sistema immunitario, in primis quello degli anticorpi.
Website by Digitest.net