Alcuni documenti inediti rivelano che la scienziata, autrice della famosa foto 51, ha avuto un ruolo di primo piano e riscrivono la versione popolare dei fatti
È impossibile non conoscere i nomi di James Watson e Francis Crick, due dei più famosi scienziati al mondo. Autori della scoperta del DNA, e vincitori del Premio Nobel per questo motivo (condiviso con il collega Maurice Wilkins), ebbero l’intuizione decisiva per comprendere la doppia elica quando a Watson fu mostrata una fotografia a raggi X della molecola. L’immagine era stata scattata nel laboratorio di Rosalind Franklin - biocristallografa che lavorava al King's College di Londra, allora diretto da Wilkins - e condivisa senza che lei ne fosse a conoscenza. Nota come “foto 51”, questa immagine è considerata una pietra miliare della biologia molecolare. La storia a tutti nota descrive una Franklin vittima del maschilismo che regnava incontrastato nel mondo della scienza, messa da parte (anche per il Premio Nobel) dai colleghi che avevano sfruttato i suoi dati senza il giusto riconoscimento. Ma è andata proprio così?
Partiamo dall’inizio. La scoperta del DNA risale a 70 anni fa - compleanno compiuto lo scorso 25 aprile - ma la diatriba sul contributo della Franklin alla scoperta e il fantomatico furto del suo lavoro da parte di Watson e Crick è rimasta aperta per decenni. Ripercorrendo la storia e i racconti di quello che avvenne allora, è evidente che manchino le parole di Rosalind Franklin: diversi sono i resoconti, le interviste e le biografie e autobiografie di Watson, Crick e Wilkins, ma manca una testimonianza diretta della scienziata. Questo perché è morta a soli 37 anni per un cancro alle ovaie, probabilmente causato da una eccessiva esposizione alle radiazioni durante le sue ricerche. Recenti ricerche hanno permesso di approfondire la questione, grazie ad alcuni documenti riscoperti negli archivi.
A fine aprile è stato pubblicato su Nature un articolo, firmato da Matthew Cobb e Nathaniel Comfort (che stanno scrivendo rispettivamente la biografia di Crick e di Watson, motivo per cui stanno approfondendo le fonti), che ricostruisce lo sviluppo delle idee della Franklin utilizzando alcuni documenti conservati all’Università di Cambridge. Grazie alla loro ricostruzione, appare evidente che la scoperta del DNA sia stato un lavoro di squadra, una squadra che includeva Watson e Crick da un lato e Franklin, Wilkins e Raymond Gosling - studente nel laboratorio della scienziata, che ha lavorato con lei al famoso scatto del 1952 - dall’altra. Franklin non ha quindi mancato di comprendere la struttura della molecola della vita, ma ha contribuito attivamente a risolverne il mistero.
Come spiegano gli autori dell’articolo, la versione definitiva della descrizione della struttura del DNA è il frutto del lavoro di tutti i ricercatori coinvolti, che hanno contribuito – in modo diverso e secondo le loro competenze – all’elaborazione del modello, che ha poi conquistato le pagine di Nature nel 1953. Scrivono: “Non si è trattato quindi di rubare i dati del King’s College e poi, voilà, quei dati hanno dato loro la struttura del DNA. Al contrario, hanno risolto la struttura con un proprio approccio iterativo e poi hanno usato i dati del King’s College - senza autorizzazione - per confermarla”. Per fare le cose per bene, avrebbero semplicemente dovuto chiedere il permesso di utilizzare i dati di Franklin e Wilkins ed esplicitare la cosa nei loro lavori. Proseguendo nell’articolo, viene affermato che in un documento presentato nell'agosto 1953 e pubblicato nel 1954, Crick e Watson tentarono di mettere le cose in chiaro, riconoscendo che, senza i dati di Franklin, "la formulazione della nostra struttura sarebbe stata molto improbabile, se non impossibile". Il riconoscimento della fonte delle informazioni utilizzate dai due scienziati è stato trascurato nei precedenti resoconti sulla scoperta della struttura del DNA, dando alla storia un sapore diverso.
Il contributo di Franklin è stato inestimabile: i dati sperimentali da lei prodotti hanno permesso di confermare il modello che i teorici Watson e Crick avevano elaborato. La cristallografia a raggi X, tecnica usata per analizzare la struttura di macromolecole come gli acidi nucleici, ha quindi permesso di comprendere la struttura del DNA: grazie all’impeccabile tecnica di preparazione dei campioni messa in atto da Wilkins, i risultati furono notevoli e la doppia elica venne vista per la prima volta. Non riuscì a svelare tutti i segreti della molecola della vita – ad esempio l’appaiamento delle basi e l’orientamento dei filamenti in versi opposti, ipotizzati e confermati poi da Watson e Crick – ma resta uno dei quattro pilastri della scoperta del DNA, anche se il riconoscimento del suo lavoro è stato tardivo.
Il 25 aprile 1953 vennero pubblicati su Nature l’articolo che presentava il modello di Watson e Crick, quello a firma di Wilkins e colleghi sulla struttura molecolare del DNA e quello di Franklin e Gosling, contenente la foto 51. Inizialmente considerato una conferma della teoria della doppia elica, oggi possiamo affermare che ha avuto un ruolo cruciale nella sua ideazione. Pur essendo stato uno sforzo congiunto, resta innegabile l’esclusione della Frankin dal contesto più sociale dell’università: in quanto donna, e anche ebrea, era esclusa dai confronti informali tra i ricercatori, fondamentali per lo scambio di informazioni e l’avanzamento della scienza. Nel 1962 James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins ricevettero il premio Nobel per la Medicina per la scoperta della struttura del DNA. Franklin, pur avendo dato un importante contributo a quella che è stata la scoperta del secolo nel mondo della biologia, non ha avuto riconoscimenti.
La sua storia è diventata uno dei simboli della narrazione delle donne nella ricerca scientifica: la storia della scienza è un susseguirsi di nomi maschili, ma le donne ci sono sempre state. Spesso messe da parte, discriminate e costrette a lottare per vedere i propri meriti riconosciuti. È una descrizione che si adatta perfettamente al mondo accademico di 70 anni fa, ma che ancora oggi - tranne fantastiche eccezioni - purtroppo fa capolino.