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Prodotta da una biotech americana e sperimentata all’Università di Miami. È la prima terapia CAR-T ad entrare in fase di sviluppo clinico contro le malattie autoimmuni

Descartes, il filosofo meglio noto in Italia come Cartesio, affermava che chiunque voglia ricercare la verità delle cose, non deve scegliere una scienza particolare, dal momento che esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l’una dall’altra. Un pensiero, il suo, che oggi si può applicare alle terapie CAR-T che non servono solo a combattere i tumori ma che potrebbero trovare impiego anche contro le malattie autoimmuni. Che le terapie a base di CAR-T possano costituire il minimo comune denominatore di diverse patologie devono averlo pensato anche nei laboratori di ricerca della Cartesian Therapeutics, una società biofarmaceutica americana attiva nel campo del potenziamento dei linfociti T con l’antigene chimerico CAR.

I biologi e biotecnologi della Cartesian Therapeutics, in collaborazione con i ricercatori della Miller School of Medicine dell’Università di Miami, hanno sviluppato un farmaco a base di CAR-T che hanno chiamato - ovviamente - Descartes-08 e che stanno testando in uno studio clinico di Fase I/II per il trattamento dei pazienti affetti da miastenia grave generalizzata. Si tratta di una patologia neuromuscolare autoimmune, contraddistinta da debolezza muscolare e affaticamento, in cui gli autoanticorpi si legano ai recettori muscolari per l’acetilcolina a livello della giunzione neuromuscolare interrompendo la trasmissione del segnale dai nervi ai muscoli. Si stima che negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, siano circa 200.000 le persone affette da questa patologia che nelle sue fasi iniziali rischia di passare spesso inosservata. Naturalmente la sintomatologia dipende dal distretto muscolare interessato dalla malattia. Spesso vengono colpiti i muscoli coinvolti nell’eloquio o nella deglutizione e nella masticazione, e non è infrequente che la debolezza riguardi i muscoli oculari con l’insorgenza di fenomeni come la diplopia (cioè la percezione doppia di un'immagine, in senso orizzontale e/o verticale). Il trattamento negli anni è mutato passando dai farmaci anticolinesterasici, fino al cortisone e ai farmaci immunosoppressivi.

“I pazienti affetti da miastenia generalizzata grave hanno opzioni di trattamento limitate e spesso dipendono da terapie immunosoppressive croniche non selettive che hanno una certa tossicità a lungo termine”, ha spiegato in una recente intervista Volkan Granit, principal investigator dello studio clinico e neurologo presso la Miller School of Medicine, che ha nel dipartimento di neurologia uno dei centri di eccellenza mondiale nel trattamento della miastenia grave. “La tecnologia CAR-T di Cartesian prende di mira in maniera selettiva il principale colpevole della malattia, cioè le plasmacellule che producono gli anticorpi. Questo ‘targeting selettivo’ è innovativo per la miastenia grave generalizzata e potrebbe aiutare i pazienti a interrompere l’uso delle terapie immunosoppressive croniche non selettive”.

Descartes-08 si configura dunque come una terapia sperimentale CD8+ CAR-T che prende di mira le cellule che esprimono l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), una proteina prodotta da tutte le cellule nel plasma. Secondo quanto riportato dall’azienda si tratta della prima terapia a base di CAR-T ad entrare in fase di sviluppo clinico contro le malattie autoimmuni. Una notizia di certo importante per moltissimi pazienti e che, in qualche misura, si riallaccia a uno studio - effettuato però su modello animale - nel quale le CAR-T venivano impiegate per combattere il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) lasciando così supporre che queste terapie avanzate possano essere efficaci non solo contro alcuni tumori - al momento soprattutto ematologici - ma che possano essere un’arma anche contro le malattie autoimmuni. È ancora presto per capire se Descartes-08 sarà efficace (l’obiettivo principale dello studio di Fase I/II è individuare la massima dose tollerata) ma se le ricerche procederanno ci potremo aspettare novità molto interessanti dal momento che la strategia di eliminare le plasmacellule che si rendono responsabili della produzione degli autoanticorpi è, al momento, la più concreta opportunità di successo.

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