AI in medicina

Dai computer grandi come intere stanze del secolo scorso ai big data e ai chatbot di oggi: come può – e potrà – la medicina beneficiare di tutto questo?

A fine marzo un editoriale sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) ha fatto capolino su una delle più importanti riviste di medicina, The New England Journal of Medicine (NJEM). L’intelligenza artificiale ormai si palesa in qualsiasi campo: dall’arte alla farmacologia, dalla nautica alla letteratura, dalla musica alla medicina. I modelli di apprendimento si evolvono ogni giorno in base alle interazioni a cui vanno incontro, con un potenziale notevole. Ciò non toglie l’esistenza di problematiche da risolvere, sfide tecnologiche e questioni giuridiche ed etiche da affrontare, anche - e soprattutto - in ambito medico. Aumentare e condividere le conoscenze sull’AI, da com’è nata a come evolverà, è un passaggio fondamentale - condiviso anche da Osservatorio Terapie Avanzate - per raggiungere gli obiettivi prefissati in ambito medico e non solo.

Come spiegato nell’editoriale, il numero degli articoli che trattano di AI applicata alla medicina è in rapido aumento e, proprio per questo crescente interesse, la rivista ha deciso di dedicare una serie a questo tema, pubblicandola sotto il titolo di “AI in Medicine”, e di annunciare il lancio della rivista NJEM AI, previsto per il 2024. L’obiettivo è quello di fornire uno spazio in cui condividere risorse e risultati per l’AI in medicina, parlando del suo potenziale e dei suoi limiti. Ormai non c'è praticamente nessun settore della medicina e dell'assistenza che non sia già stato toccato dall'IA: tanto vale farci i conti. Contestualmente all’editoriale è stato pubblicato un articolo che fa il punto sull’intelligenza artificiale e il machine learning in medicina, offrendo una panoramica storica, tecnica e scientifica dell’argomento.

Nei mesi scorsi le pagine di tutti i giornali sono state invase dalle notizie riguardanti ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer): un modello di OpenAI che punta ad un nuovo modo di comunicare, guidato dall’intelligenza artificiale. I chatbot di nuova generazione producono testi in risposta a quesiti che gli vengono posti e, raccogliendo informazioni dall’interazione con l’essere umano, si allenano nel modo di interfacciarsi e di rispondere. Nella sua attuale conformazione, i chatbot possono aiutare a risolvere il problema della documentazione medica e a rispondere a domande chiave che potrebbero aiutare nella diagnosi differenziale. Purtroppo, è difficile sapere se le risposte fornite siano fondate su fonti verificate. L'onere di correggere il lavoro del chatbot spetterebbe ai medici, ma questo può essere al di là delle competenze. L’utente medio, invece, potrebbe non essere in grado di distinguere dati e informazioni reali da finzione. 

Questo nuovo capitolo di storia della tecnologia rischia tuttavia di offuscare i risultati ottenuti dalla AI “che guarda ai contenuti” piuttosto che “alla forma”. La medicina potrebbe realmente beneficiare delle applicazioni dell’AI - in parte già lo fa - e, fin dagli albori della scienza informatica, molte sono state le speranze riposte in questo affascinante strumento tecnologico. Lo sviluppo dei computer e quello del concetto di intelligenza artificiale si sono sviluppati quasi contemporaneamente negli anni ’50 e il mondo medico non ha tardato a vederne le potenzialità, anche se per qualche decennio non hanno avuto nella pratica il successo sperato. Per decenni è stato ripetuto che i computer sarebbero stati presto in grado di assistere il personale sanitario, addirittura sostituirlo nello svolgimento di alcune attività, ma questa incredibile rivoluzione tanto sperata – e forse millantata – non è mai arrivata. O, per lo meno, non in toto. Non ancora.

Le applicazioni note in medicina sono molteplici: una tra tutte è l’interpretazione delle immagini mediche, ad esempio ECG, radiografie, risonanze, tomografie, immagini di pelle e retina, immagini istologiche. L’intelligenza artificiale aiuta l’operatore sanitario segnalando aspetti delle immagini che si discostano dalla normalità. Molto affascinante e indubbiamente utile, ma come viene stabilita la norma? Questa domanda è la chiave per comprendere i limiti e le debolezze dell’uso di queste tecnologie. L’uso di applicazioni e interventi di AI e di apprendimento automatico introduce una serie di incertezze che devono essere affrontate, studiate e valutate sia nei protocolli che nei resoconti degli studi clinici.

È un campo in rapida evoluzione, cosa che rende difficile fare una fotografia precisa e nitida della situazione attuale. La medicina è molto diversa da altri settori in cui viene applicata l'intelligenza artificiale. Pur consentendo di fare scoperte e migliorare i processi nell'intero percorso sanitario, vanno attentamente valutate le considerazioni etiche, di governance e le normative. Inoltre, le nuove applicazioni dovranno generalmente aderire agli stessi standard applicati ad altre tecnologie mediche (è idea diffusa tra medici, ricercatori e gran parte dei policy maker che esse debbano ricadere tra i dispositivi medici e regolamentate di conseguenza) e questo richiederà un livello di rigore simile a quello utilizzato in altre aree della medicina. Ciò presenterà anche delle sfide e bisognerà contrastare i pregiudizi relativi all’utilizzo di queste tecnologie con una sempre maggiore conoscenza dell’argomento. Come tutti gli strumenti, anche AI, machine learning e chatbot possono aiutare nello svolgimento del lavoro, ma se vengono usati in maniera inappropriato le conseguenze rifletteranno questo approccio. Come spiegato nell’articolo, servirà un periodo di adattamento per comprendere la tecnologia, imparare ad usarla e a farlo in modo consapevole e responsabile.

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