L’intervento, tra i pochi effettuati nel mondo, è stato realizzato al Centro Cardiologico Monzino di Milano dall’équipe del prof. Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Aritmologia
L’avanzamento della tecnologia non si registra solo con l’arrivo degli smartphone di ultima generazione, degli occhiali smart per scattare foto e registrare video o con la creazione di avatar per popolare il metaverso. Le innovazioni tecnologiche più utili riguardano la medicina e, nel caso del Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano, la cardiochirurgia. Infatti, è notizia di qualche settimana fa l’impianto del primo pacemaker senza fili per il controllo delle bradicardie. A spiegare i vantaggi di questa tecnologia e le sue applicazioni è Giulio Pompilio, Direttore Scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino e Presidente del Comitato Scientifico di Osservatorio Terapie Avanzate.
A COSA SERVE UN PACEMAKER
“Un pacemaker è un elettrostimolatore del ritmo cardiaco che ha la funzione di vicariare una mancanza di ritmo spontaneo nel cuore”, spiega il prof. Pompilio. “Da decenni entrati a far parte della pratica clinica, tali dispositivi sono particolarmente utili per quanti sviluppano gravi problemi di ritmo del cuore, sia a livello delle ‘centraline’ da cui origina l’impulso elettrico che del sistema di conduzione dello stesso”. Il pacemaker è una soluzione che si rende quindi necessaria nei casi in cui siano presenti una frequenza cardiaca eccessivamente bassa (si parla di bradicardia) o interruzioni nel regolare battito cardiaco. “L’impianto di un pacemaker è una procedura semplice che ormai si realizza in tutte le cardiologie del mondo”, aggiunge Pompilio. “Si esegue in anestesia locale e, tramite la vena succlavia, prevede la veicolazione al cuore di micro-cavi collegati a un dispositivo erogante l’impulso che è posto sotto la cute nella regione sottoclaveare del paziente, cioè appena sotto la clavicola”. Purtroppo, in una ridotta frazione di pazienti, accade che nel medio-lungo periodo i cavi possano provocare infezioni o trombosi e necessitino di essere rimossi. Per queste persone la convivenza con il pacemaker può trasformarsi in una problematica non indifferente.
UN PACEMAKER SENZA FILI
È proprio a questo livello che subentra l’innovazione tecnologica con il debutto del pacemaker senza fili. Il sistema si chiama Aveir DR ed è un dispositivo miniaturizzato, senza fili, che regola il battito del cuore agendo su entrambe le camere cardiache. Due impianti sono stati eseguiti con successo dall’équipe guidata dal prof. Claudio Tondo, Direttore del Dipartimento di Aritmologia proprio al Centro Cardiologico Monzino: si tratta dei primi in Italia e fra i pochi mai eseguiti al mondo. Infatti, il sistema Aveir DR è il primo pacemaker “leadless” a doppia camera al mondo e viene impiantato direttamente nel ventricolo e nell’atrio destro tramite una procedura minimamente invasiva, eliminando così la necessità di inserire sia degli elettrocateteri nel sistema venoso, sia una tasca nel torace del paziente, come accade invece con i sistemi tradizionali. L’operazione è stata condotta nell’ambito di uno studio clinico internazionale - Aveir DR i2i Study - e colloca il Centro Cardiologico Monzino IRCCS al vertice della piramide esperienziale in ambito cardiovascolare.
“Meno di dieci anni fa, nel 2013, per primi in Italia abbiamo eseguito l’impianto di un pacemaker senza fili miniaturizzato”, precisa Pompilio. “Tale dispositivo era rimovibile, non necessitava di cavi per funzionare e si impiantava direttamente nella camera cardiaca, ma riusciva a soddisfare le esigenze solamente di quella parte di pazienti che non necessita della stimolazione di due camere cardiache”. Pertanto, quanti avevano bisogno di un intervento atrio-ventricolare non potevano usufruire di questo primo pacemaker. Ma l’applicazione del nuovo dispositivo copre le necessità di un più ampio numero di persone: Aveir DR può essere introdotto direttamente nella cavità cardiaca, passando attraverso la vena femorale senza nessuna apertura della cute, nessuna cicatrice e nessun rischio di incorrere nelle problematiche che un atto operatorio può comportare. L’assenza di fili, inoltre, riduce la possibilità che il sistema vada incontro a malfunzionamenti legati al danneggiamento dei cavi, e la batteria più moderna può assicurare al dispositivo una durata media di 5-6 anni, superiore a quella standard. “In questo momento questo pacemaker è rivolto a persone con problematiche nell’impianto di dispositivi tradizionali”, spiega Pompilio. “Ma è pensato per una diffusione più ampia e fra qualche anno si spera che sarà usato in modo molto più esteso”.
IL SUPPORTO DELLA TECNOLOGIA PER DIAGNOSI, TERAPIE E PREVENZIONE
Come lo stesso Pompilio aveva già spiegato in una precedente intervista sul Corriere della Sera, è già in atto una rivoluzione tecnologica nella lotta alle malattie cardiovascolari, non soltanto con l’introduzione di nuovi dispositivi o di valvole e cateteri realizzati con i materiali più moderni ma anche grazie all’affermazione della medicina digitale e al miglioramento della diagnostica di molte patologie.
“In forza della sua vocazione al trattamento esclusivo di patologie cardiache e alla conseguente concentrazione di esperienze in questo settore il Centro Cardiologico Monzino si pone come un riferimento per l’erogazione dell’assistenza al malato e per l’opportunità insita nel testare i vantaggi e limiti dei nuovi dispositivi tecnologici”, conclude Pompilio. “Inoltre, stiamo puntando moltissimo su una cardiologia ad alta definizione, che scomponga una patologia nelle varie componenti di clinica, biologia molecolare e patologia. Tutto ciò ci aiuta a svolgere indagini precise sull’origine di una data patologia e così a elaborare strumenti terapeutici personalizzati che includono le terapie avanzante, destinate a giocare un ruolo decisivo in campo cardiovascolare. Infine, la terza area di cambiamento è quella della prevenzione con la possibilità di individuare selettivamente i pazienti ad alto rischio di sviluppare una patologia e concentrarsi sempre più su di loro”.