xenotrapianto, lisa pisano, rene di maiale

Gli interventi su esseri umani non stanno eguagliando i successi ottenuti sulle scimmie, probabilmente anche perché sono stati operati pazienti in condizioni ormai disperate   

Gli specialisti di tutto il mondo attendono aggiornamenti dalla Cina sul primo uomo che ha ricevuto un fegato di maiale geneticamente editato. Ma l’ultimo rene suino trapiantato negli Stati Uniti (di cui OTA ha parlato qui) ha già smesso di funzionare ed è stato rimosso, riportando la paziente in dialisi, come scritto su AP News. E prima di lei altri tre malati americani erano sopravvissuti solo poche settimane all’intervento che aveva riguardato cuore o reni. Tuttavia sarebbe sbagliato concludere che il filone degli xenotrapianti stia deludendo le aspettative: i singoli interventi autorizzati in regime compassionevole hanno impartito a medici e ricercatori lezioni utili in vista delle prime sperimentazioni cliniche che la Food and Drug Administration (FDA) statunitense potrebbe autorizzare nei prossimi anni.

Se si escludono le prove precliniche, fatte su pazienti in stato di morte cerebrale trapiantati a scopo di ricerca, finora sono cinque gli esseri umani che hanno ricevuto un organo animale geneticamente corretto nella speranza di scongiurare il rischio di rigetto. Il primo è stato David Bennett (OTA ne ha parlato qui), entrato in sala operatoria all’University of Maryland Medical Center di Baltimora il 7 gennaio 2022 e rimasto in vita per sessanta giorni con un cuore di maiale adattato dalla società Revivicor in corrispondenza di 10 geni. Partecipando a un incontro dell’American Society of Transplantation un mese dopo il suo decesso, il chirurgo Bartley Griffith ha indicato come principale indiziato un virus suino latente che si sarebbe riattivato dopo il trapianto. Un citomegalovirus (PCMV) sfuggito ai controlli preliminari, le cui tracce genetiche sono state identificate nello xeno-organo soltanto post-mortem. Più recentemente un altro medico del gruppo, Muhammad Mohiuddin, ha avanzato un’altra possibile spiegazione. A danneggiare il cuore potrebbe essere stata una terapia immunostimolante, somministrata per combattere un’altra infezione e composta da un mix di anticorpi provenienti da migliaia di donatori. Gli insegnamenti che si possono trarre sono sostanzialmente due: occorre controllare meglio gli animali per evitare di usare come donatori esemplari portatori di infezioni nascoste, ed è necessario escludere eventuali anticorpi reattivi dai campioni messi a disposizione dalle banche del sangue per eventuali trattamenti post-trapianto. Va detto, comunque, che Bennett aveva una storia clinica lunga e travagliata alle spalle: prima dello storico intervento era già stato operato più volte e da 50 giorni era attaccato alla macchina per la circolazione extracorporea. In effetti, sia lui sia gli altri malati pionieri degli xenotrapianti (tutti tra i 54 e i 71 anni di età) avevano ben poche speranze di salvarsi diversamente, perché in condizioni troppo gravi per scalare le liste di attesa e ottenere organi convenzionali.

Il secondo uomo al mondo a ricevere un cuore di maiale, anche in questo caso pluri-editato da Revivicor, si chiamava Lawrence Faucette (anche il caso di questo paziente era stato riportato da OTA). Operato nel settembre del 2023 dallo stesso team, quando la sua salute era ormai gravemente compromessa, ha dovuto essere rianimato poco prima dell’intervento per una crisi cardiaca e poi è sopravvissuto per cinque settimane, prima di mostrare segni di rigetto. Il mondo ha incrociato le dita anche per Richard Slayman, il primo a ricevere uno xeno-rene, il 16 marzo di quest’anno presso il Massachusetts General Hospital di Boston. L’animale donatore era un maiale della società eGenesis, con la bellezza di 69 interventi di editing, volti a migliorare la compatibilità interspecie ma anche a rimuovere le sequenze virali dormienti. Le condizioni dell’uomo erano migliorate a tal punto da dimetterlo dall’ospedale e farlo tornare a casa. Secondo uno dei suoi chirurghi, Tatsuo Kawai, l’organo funzionava bene poco prima che morisse all’inizio di maggio, per cause che non sembrerebbero legate allo xenotrapianto. Anche in questo caso si trattava di un paziente grave, che aveva già rigettato un organo umano e soffriva di diabete e ipertensione. 

Veniamo dunque alla prima donna, Lisa Pisano. Questa paziente sembrava in trappola: i severi problemi cardiaci le impedivano di ottenere un rene convenzionale mentre la necessità di dialisi ostacolava un intervento al cuore. Per darle una chance, dunque, il gruppo guidato da Robert Montgomery presso l’NYU Langone Health di New York ha combinato gli interventi a pochi giorni l’uno dall’altro nella prima metà di aprile. A rendere ancora più speciale questo exploit è il fatto che oltre allo xeno-rene è stato trasferito anche il timo. Questa ghiandola può svolgere una funzione di educazione del sistema immunitario, perciò dovrebbe favorire l’accettazione dell’organo animale. Un accorgimento particolarmente utile in questo caso perché, nella speranza di semplificare la produzione di organi per il futuro, il maiale donatore utilizzato apparteneva al modello più semplice in assoluto, con un solo gene editato. Non esiste ancora un consenso su quale sia il numero ideale di geni da editare, e il fatto che la biopsia eseguita sulla paziente non avesse evidenziato segni di rigetto sembra una buona notizia. Purtroppo però si è verificato un altro problema: nel corso del tempo la pressione sanguigna è scesa troppo, molteplici volte, danneggiando l’irrorazione del rene che è andato perdendo funzionalità al punto tale da consigliare di sospendere i farmaci immunosoppressori, rimuovere l’organo e riprendere la dialisi 47 giorni dopo il pionieristico intervento.

In confronto, il record di sopravvivenza di un primate non-umano trapiantato con un rene di maiale è di due anni, con una media di 176 giorni documentata in uno studio del 2023. Da una parte ci si potrebbe aspettare una performance ancora migliore negli esseri umani, visto che i maiali vengono modificati geneticamente pensando alla nostra specie. Dall’altra è possibile che gli xeno-organi risentano del fatto che noi abbiamo un peso e una pressione sanguigna superiore alle scimmie usate come modello.

Le attese ora sono puntate sull’anonimo paziente cinese, a cui i chirurghi dell’ospedale affiliato all’università di Anhui hanno rimosso il lobo destro del fegato interessato da un grosso tumore, trapiantando un organo di maiale con 10 modificazioni genetiche. L’operazione si è svolta il 17 maggio e sembra essere andata bene. La speranza è che l’organo animale possa servire da “ponte” dando al lobo sinistro umano il tempo di crescere abbastanza per farcela da solo.

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