MolMed, l’azienda produttrice, comunica che si tratta di una scelta inquadrabile nell’ambito della revisione del piano di sviluppo commerciale del prodotto e delle precedenti interazioni con EMA
Con un comunicato stampa di poche righe diffuso il 10 ottobre MolMed S.p.A., un’azienda biotecnologica da diversi anni impegnata sul fronte della ricerca e dello sviluppo di nuove terapie geniche e cellulari, ha annunciato la propria decisione di ritirare il Conditional Marketing Authorization (CMA) di Zalmoxis, uno dei sui prodotti di punta per il trattamento dei tumori ematologici. La decisione non sembra essere un fulmine a ciel sereno e pare essere stata conseguenza di quanto comunicato a fine giugno quando era stata ufficializzata la sospensione dell'arruolamento di nuovi pazienti all’interno dello studio clinico di Fase III TK008 nel quale veniva usato proprio Zalmoxis. Come si legge nel comunicato stampa allora diramato, “la società ha deciso di effettuare una interim analysis non pianificata sui primi 90 pazienti inseriti nello studio, pari a circa il 50% del totale dei pazienti previsti dal protocollo. Questa analisi, seppur non conclusiva, non ha dimostrato una superiorità del braccio trattato con Zalmoxis rispetto al braccio di controllo trattato con lo standard of care, per ciò che concerne l’endpoint primario dello studio, ossia la sopravvivenza libera da malattia”.
L’Autorizzazione condizionata al commercio
Zalmoxis aveva ottenuto l’autorizzazione condizionata al commercio dalla Commissione Europea nel 2016 e, in Italia, era stata inserita in classe di rimborsabilità H insieme a terapie come Holoclar e Strimvelis. A fine giugno MolMed aveva fatto capire che avrebbe completato l’analisi dei dati disponibili continuando ad interfacciarsi con le autorità regolatorie e con i centri presso cui la sperimentazione era attiva per definire i passaggi da seguire. Oggi, si apprende con una certa mestizia la decisione di arrestare la corsa di Zalmoxis, ridestinando in tal modo i finanziamenti ad esso legati verso nuove attività, maggiormente in linea con gli obiettivi di sviluppo della biotech italiana.
Cosa è e come funziona Zalmoxis
“Una terapia cellulare ex-vivo, basata sull’ingegnerizzazione del sistema immunitario, che consente il trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatori parzialmente compatibili in pazienti affetti da leucemie e altri tumori del sangue ad alto rischio, in assenza di immunosoppressione”. Con queste parole Claudio Bordignon, fondatore ed ex presidente del Consiglio di Amministrazione di MolMed, ha descritto Zalmoxis, in un’intervista dello scorso anno, la cui azione si esplica in sinergia col trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Infatti, nei pazienti colpiti dalla maggior parte dei tumori ematologici, la chemioterapia rimane al momento l’opzione terapeutica di riferimento. Tuttavia, gli agenti chemioterapici non operano distinzione tra cellule sane e cellule cancerose e, al termine dei cicli terapeutici, i pazienti risultano fortemente debilitati sul piano immunitario e quindi facilmente esposti alle infezioni. Pertanto, è buona prassi procedere - nei casi dove ciò sia possibile - ad un trapianto di cellule staminali ematopoietiche che favorisca la ricostituzione degli elementi delle linee cellulari di difesa, quali i linfociti. Inoltre, il differenziamento delle cellule in nuovi ed efficienti linfociti richiede tempo e, in tanti casi, se il livello di compatibilità tra donatore e ricevente è solo parziale si pone il rischio di sviluppare la “malattia da trapianto verso l’ospite” (Graft versus Host Di-sease, GvHD), una condizione nella quale le cellule trapiantate dal donatore aggrediscono i tessuti del paziente trapiantato, con esiti in gran parte letali.
È a questo punto che è entrato in gioco Zalmoxis. Il farmaco di MolMed, infatti, è basato su un processo di ingegnerizzazione dei linfociti T allogenici, modificati tramite un vettore retrovirale codificante per un forma del fattore di crescita nervoso (delta-LNGFR) e per HSV-TK Mut2. Quest’ultimo è un cosiddetto “gene suicida” che, una volta integrato nelle cellule dell’ospite, favorisce l’eliminazione dei linfociti T attivati, responsabili della malattia da trapianto verso l’ospite. Così facendo Zalmoxis seleziona i linfociti che provocano la malattia da rigetto e permette ai comuni farmaci antivirali di annientarli.
I dati degli studi clinici
Il farmaco di MolMed era stato valutato nello studio clinico TK007 di Fase I/II, condotto su pazienti adulti con neoplasie maligne ematologiche ad alto rischio di recidiva sottoposti a trapianto di cellule staminali da un donatore con corredo HLA non pienamente compatibile, ed i risultati avevano evidenziato un buon livello di immunoricostruzione (77%) con circa un 35% di pazienti risultato libero da malattia a 5 anni e circa il 34% ancora vivo a 10 anni dal trattamento. I vertici dell’EMA avevano concesso a Zalmoxis l’autorizzazione condizionata al commercio ma oggi risulta che l’interim analysis svolta da MolMed, pur esprimendo un beneficio in termini di sopravvivenza globale, non abbia evidenziato una differenza significativa in termini di sopravvivenza libera da leucemia e probabilità di recidiva, decretando così il ritiro volontario da parte della stessa azienda della CMA per l’innovativo farmaco.
MolMed non interrompe comunque il suo processo di ricerca che, sempre secondo le dichiarazioni dell’azienda, appare orientato verso lo sviluppo di una piattaforma terapeutica basata su cellule esprimenti l’antigene CAR di cui CAR-T CD44v6 sembra il candidato di punta, destinato al trattamento della leucemia mieloide acuta e del mielina multiplo.