L’inventore del base e prime editing ha ricevuto il Breakthrough Prize dalle mani di Jodie Foster e di Lily Collins ma la più applaudita è stata la giovane paziente Alyssa Tapley
I divi del cinema che il 12 aprile erano seduti in platea a Santa Monica sono facili da riconoscere: Brad Pitt, Margot Robbie, Sean Penn e altri ancora. Ma è rarissimo che un ricercatore diventi una celebrità al di fuori dei circoli scientifici. Il ribaltamento di ruoli avviene solo un giorno all’anno, quando in California si celebra il Breakthrough Prize. Più ricco del Nobel (i premi valgono il triplo) e all’insegna del glamour, l’evento prevede che i protagonisti della scienza vengano omaggiati dallo star system e dalla tecnofinanza. Nel 2015 avevano vinto le inventrici del modello standard di CRISPR, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna. Nel 2025 è toccato all’inventore dei modelli avanzati della tecnica, detti base e prime editing.
Già soprannominato l’”Oscar della scienza”, si tratta di un esperimento interessante dal punto di vista della selezione delle eccellenze da premiare (le regole sono meno rigide rispetto a Stoccolma), così come della scelta delle discpline (invece della classica triade fisica-chimica-medicina si premiano fisica, matematica e scienze della vita). L’approccio comunicativo, poi, non potrebbe essere più diverso: la scienza viene cantata in stile Broadway, narrata come un’avventura, condensata in pillole adatte ai social.
A spiegare cos’è l’editing genetico, in particolare, ci ha pensato la due volte premio Oscar Jodie Foster, interloquendo con la protagonista della fortunata serie Emily in Paris. “Quando noi attori leggiamo un copione, spesso pensiamo a come dare vita al personaggio, come aggiungere verità e profondità alla persona sulla pagina, ma la sua storia e il suo destino sono già segnati. Sono scritti lì, con inchiostro indelebile. Ma questo non è forse vero in una certa misura per tutti noi? Come se prima di nascere una parte di noi fosse già scritta nei nostri geni, il nostro aspetto, quello che ci piace, quando cominceremo a trasformarci in nostra madre”. La battuta alleggerisce l’atmosfera, poi la similitudine prosegue: proprio come i copioni, anche noi presentiamo errori di battitura nelle lettere del nostro DNA. La maggior parte sono innocui, ma alcuni comportano l’insorgenza di malattie invalidanti, talvolta fatali. Ecco, dunque, la motivazione del premio a David Liu: lo scienziato del Broad Institute di Boston “non era disposto ad accettare che i geni fossero un destino. Ha sviluppato due brillanti tecnologie che trovano e correggono gli errori nelle lettere del DNA”. E così facendo ha consegnano all’umanità il potere di riscrivere le storie di vita di un numero crescente di persone.
Prima di lui, comunque, è stata chiamata al centro della scena Alyssa Tapley, la prima paziente a ricevere un trattamento con cellule CAR-T progettate con l’aiuto dell’editing di basi, che ha raccontato con parole semplici ed emozionanti la sua esperienza di ragazzina alle prese con una leucemia incurabile. “Avevo 13 anni quando mi dissero che stavo per morire, dopo aver provato tutti i trattamenti conosciuti, tra cui cicli multipli di chemioterapia e un trapianto di midollo osseo. Ricordo quel giorno come se fosse ieri, guardai negli occhi il mio medico e gli dissi: ti prego, non arrenderti”. Poi è arrivata la possibilità di partecipare a una sperimentazione clinica innovativa che l’ha messa a dura prova ma ha funzionato. “Dopo molti esami e quattro estenuanti mesi in ospedale mi è stato detto che ero in remissione. E ora, due anni e mezzo dopo, ho 16 anni, mi preparo per gli esami, passo il tempo con la mia famiglia, litigo con mio fratello e faccio tutte le cose che pensavo non sarei mai stata in grado di fare, ma soprattutto ho un futuro”.
La platea di celebrità si alza in piedi ad applaudire: è la forza delle testimonianze dirette. Il coraggio dei fragili suscita ammirazione, mentre ingranano i meccanismi della narrazione ad arco, che dalla disperazione iniziale risale verso il lieto fine. Succede quando le terapie sperimentali hanno successo, ed è lo stesso schema narrativo di tanti copioni fortunati.
Alla fine è il turno di Liu, che ringrazia i pazienti pionieri e le loro famiglie, ma anche i membri del suo gruppo che più hanno contribuito allo sviluppo delle due tecniche che riducono il rischio di effetti indesiderati perché consentono di correggere il DNA senza recidere di netto la doppia elica, a differenza del modello standard di CRISPR. Alexis Komor e Nicole Gaudelli per l’editing di basi, Andrew Anzalone per il prime editing. Il primo approccio, che consente di convertire chimicamente una lettera in un’altra, ad esempio una citosina in una timina, è stato sviluppato nel 2016 e ha debuttato nella sperimentazione clinica nel 2022. Il secondo approccio, sviluppato nel 2019, consente ai ricercatori di riscrivere tratti di DNA e ha avuto il via libera in un trial clinico per la prima volta nel 2024. In entrambi i casi il tempo dal bancone di laboratorio al letto dei malati è stato straordinariamente breve.
Lo show del Breakthrough Prize non era la sede giusta per scendere nei dettagli tecnici. Liu, in effetti, ha preferito cogliere l’occasione per ricordare le difficoltà della comunità scientifica statunitense alle prese con le controverse riforme dell’amministrazione Trump e auspicare che si corregga la rotta. “Le scoperte d'impatto iniziano con la compassione. In un momento in cui la scienza si trova ad affrontare un pericolo senza precedenti in questo Paese, spero che tutti noi sapremo ricordarci che la scienza guidata dall'empatia trasforma le vite”.
Post scriptum: Il Breakthrught Prize non ha un numero massimo di premiati, nella categoria scienze della vita quest’anno sono state celebrati anche altri filoni oltre all’editing, in particolare gli studi sulle cause della sclerosi multipla (vincitori Stephen L. Hauser e Alberto Ascherio) e lo sviluppo dei farmaci GLP-1 per obesità e diabete (Daniel J. Drucker, Joel Habener, Jens Juul Holst, Lotte Bjerre Knudsen e Svetlana Mojsov).