Giuseppe Recchia: “AuReha sarà validato in uno studio clinico e consentirà di effettuare esercizi basati sui dati generati dai sensori indossati dal paziente, quindi personalizzati sulle sue esigenze"
La riabilitazione è un passaggio chiave del percorso di cura dal momento che si propone di far recuperare al malato - alcune volte in maniera integrale, altre purtroppo solo parzialmente - le capacità motorie, funzionali o cognitive compromesse dalla malattia. Le chiavi del successo della riabilitazione sono la costanza delle sedute e un’approfondita valutazione dei progressi per migliorare il programma di esercizio. Ma entrambi questi aspetti possono trasformarsi in trappole nel corso dell’iter riabilitativo e, per evitare che ciò accada, servono strumenti di ultima generazione che supportino tanto il terapista quanto il paziente. È il caso di terapie digitali come AuReha della quale abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Recchia, co-fondatore e CEO di daVi DigitalMedicine e DigitalRehab.
UN SOFTWARE PER LA TELE-RIABILITAZIONE MOTORIA
“AuReha è una terapia digitale per la riabilitazione motoria, o meglio per la tele-riabilitazione, dato che il trattamento viene erogato al domicilio del paziente sotto la supervisione (sincrona o asincrona) di un fisioterapista”, spiega Giuseppe Recchia. “Infatti, grazie ad AuReha un software specializzato indica al paziente quali movimenti compiere mentre il fisioterapista, da remoto, supervisiona i progressi compiuti”. AuReha va oltre il concetto stesso di tele-riabilitazione, che prevede la presenza di un terapista in collegamento diretto - magari tramite videochiamata - con il paziente a cui vengono fornite le istruzioni su che cosa fare.
Di fatto, grazie al sistema sviluppato da DigitalRehab s.r.l. - l’innovativa start-up fondata a Milano nel 2021 e dedicata alla ricerca, allo sviluppo e alla commercializzazione di terapie digitali per la tele-riabilitazione digitale motoria e cognitiva - a dare le indicazioni al paziente è un software. “È in questo che si ravvisa uno dei principali vantaggi del sistema”, sottolinea ancora Recchia. “Solitamente, nel corso di una seduta il fisioterapista segue un paziente alla volta ma con AuReha ha modo di seguire molte più persone nello stesso lasso temporale. Con AuReha si osserva un cambio di ruolo significativo perché il fisioterapista, o il fisiatra, da erogatori a distanza della fisioterapia diventano supervisori in quanto è il software che guida il paziente nell’esecuzione dei movimenti”.
COME FUNZIONA AUREHA?
Parafrasando Alessandro Manzoni, “all’udir parole così gagliarde e sicure”, qualcuno potrebbe storcere il naso ostentando diffidenza nei confronti delle capacità di un algoritmo di guidare una persona affetta da problematiche motorie nella sua quotidiana (e non semplice) seduta di riabilitazione. Ma l’asso nella manica di AuReha consiste nell’esser stata pensata e progettata da un team di ricerca comprendente oltre ai medici, ai fisioterapisti e ad ingegneri biomedici con esperienza pluriennale nella riabilitazione motoria e nelle terapie digitali, anche i pazienti esperti. Inoltre, la presenza di sofisticati sensori biometrici consente di raccogliere una enorme mole di dati.
“Il sistema è formato da una maglietta (in futuro saranno disponibili anche dei pantaloncini, N.d.R.) tra le cui fibre di tessuto sono stati alloggiati dei sensori inerziali di movimento in grado di misurare la posizione degli arti nello spazio e registrare i movimenti delle braccia”, specifica Recchia. “I sensori, posti a livello del dorso o del torace e lungo gli arti superiori, permettono al software di costruire un avatar, cioè una ricostruzione grafica del paziente, pertanto ogni suo movimento è replicato con la massima aderenza”. Questo avatar è protagonista di una sorta di videogioco che il paziente stesso installa sul suo computer: a secondo del tema del videogioco, per compiere delle missioni l’avatar deve eseguire specifici movimenti suggeriti. “Tali movimenti non sono altro che gli esercizi proposti dal fisioterapista”, aggiunge l’esperto. “Si tratta quindi di un sistema immersivo, con azioni inserite in un contesto ludico che rendono più coinvolgente e motivante l’attività di terapia. E, dal momento che il paziente indossa la maglietta con i sensori, tutti i suoi movimenti vengono registrati e trasformati in dati che il fisioterapista consulta per valutare i progressi in chiave terapeutica”.
Infatti, AuReha sfrutta un sistema di intelligenza artificiale (feed-forward) che adatta in tempo reale la complessità dell’esercizio di riabilitazione alle capacità e ai progressi dimostrati dal paziente. Inoltre, restituisce al fisioterapista un report di attività clinica oggettiva con un punteggio indicativo della reale mobilità/motricità del paziente. In questo modo il terapista non è costretto a valutare le operazioni compiute dal paziente osservandolo attraverso una videocamera ma analizzando le (ben più affidabili) informazioni raccolte dai sensori.
ABBATTERE LE DISTANZE
Da diversi anni il valore della telemedicina è riconosciuto non solo dai medici ma anche dai malati che, specie se affetti da patologie neurodegenerative, necessitano di un’assistenza domiciliare di alta qualità che non li faccia sentire isolati e abbandonati. La pandemia di COVID-19 ha portato in primo piano l’esigenza di una medicina capace di avvicinarsi al paziente e di fornire supporto e cura entro le mura domestiche. La tele-riabilitazione contribuisce a ridurre ancora di più la distanza ma è con la medicina digitale che si produce un autentico e concreto effetto. “Il dispositivo è pensato per quanti siano affetti da disturbi funzionali e motori, di tipo neurologico od ortopedico”, afferma Recchia. “AuReha sarà validato in uno studio clinico e consentirà di effettuare esercizi basati sui dati generati dai sensori indossati dal paziente, quindi personalizzati sulle sue esigenze”.
L’efficacia dei “serious games” di AuReha è già stata dimostrata con una sperimentazione clinica condotta all’Ospedale Bambino Gesù di Roma e pubblicata sulla rivista Journal of Clinical Medicine e, attualmente, DigitalRehab ha completato la fase di ricerca di AuReha. Tuttavia, è in fase di pianificazione uno studio di fattibilità, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, al quale seguirà una nuova sperimentazione clinica randomizzata e controllata. “Il nostro obiettivo è dimostrare l’equivalenza in termini di risultato clinico tra la terapia erogata con il sistema digitale e quella erogata in presenza in ambito ambulatoriale”, precisa ancora Recchia che - insieme a Roberto Ascione, CEO di Healthware Group e presidente di Healthware Ventures, Gabriele Ceruti, fisioterapista e Dino Paladin, Founder e Consultant di AB ANALITICA - fa parte del team di advisor ed esperti internazionali di DigitalRehab. “Da qui speriamo di evidenziare il vantaggio del sistema digitale per capacità di coinvolgimento del paziente”.
SEMPLIFICARE IL COMPITO DEI FISIOTERAPISTI
Secondo la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista (FNOFI) sono circa 70 mila i professionisti della fisioterapia che operano sul territorio nazionale ma, con il progressivo invecchiamento della popolazione, il bisogno da qui ai prossimi anni sarà via via maggiore, perciò bisogna dotare i fisioterapisti di strumenti in grado di facilitare la loro attività quotidiana. “Grazie alla tecnologia è oggi possibile rispondere a questo bisogno”, conclude Recchia. “La sperimentazione clinica sarà condotta in ambito ospedalieri ma sarà presto allargata a un network di privati desiderosi di partecipare allo sviluppo di AuReha. L’obiettivo finale è ottenere la certificazione quale Dispositivo Medico e portare AuReha in commercio tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, sia in Italia che nei maggiori Paesi europei e negli Stati Uniti”.
Per tagliare questo traguardo in tempi rapidi DigitalRehab ha dato avvio a una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma Opstart con un obiettivo di raccolta di 200 mila euro per finanziare lo sviluppo clinico di AuReha. La rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale potrà giungere solo al termine di uno sviluppo coerente con le aspettative minime e con la dimostrazione di un beneficio clinico prodotto dal sistema, il quale dovrà poi essere calato nelle procedure della sanità pubblica. Ma i passi fino ad ora compiuti offrono una solida risposta alle richieste di supporto alla pratica della riabilitazione che, insieme a quella della prevenzione, rimane un caposaldo della sanità moderna.