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Uno studio clinico valuterà l’imlifidase, usato per evitare il rigetto nei trapianti di rene, come trattamento preliminare alla terapia genica in pazienti con anticorpi anti-AAV

La presenza in circolo di anticorpi specifici diretti contro i virus adeno-associati (AAV) - normalmente utilizzati come vettori - rappresenta un ostacolo all’applicazione della terapia genica e un limite che, negli ultimi anni, molti ricercatori hanno cercato di oltrepassare. Ha proprio questo scopo la neonata collaborazione tra la società biofarmaceutica svedese Hansa Biopharma e l’organizzazione no-profit francese Genethon, leader nella terapia genica e nello sviluppo di terapie avanzate e già attiva su questo fronte. I due colossi della ricerca per le malattie rare parteciperanno, in uno studio clinico, alla valutazione della sicurezza e dell'efficacia di imlifidase come trattamento preliminare alla somministrazione della terapia genica sperimentale GNT-0003 per la sindrome di Crigler-Najjar in pazienti con anticorpi neutralizzanti anti-AAV.

ANTICORPI NEUTRALIZZANTI

Gli anticorpi neutralizzanti fanno parte dell’immunità adattiva del nostro organismo e permettono di rispondere in modo specifico a virus, batteri intracellulari e tossine microbiche. Sono diventati ‘famosi’ durante la pandemia perché in grado di persistere nei pazienti fino a circa otto-dodici mesi dopo il primo incontro con SARS-CoV-2. Questa loro prerogativa, assolutamente positiva, diventa però limitante quando si ha a che fare con pazienti candidati alla terapia genica che presentano anticorpi diretti contro i virus adeno-associati (AAV). In questo caso, infatti, l’aver sviluppato questo tipo di risposta anticorpale, rende impossibile trasportare il materiale genetico all’interno delle cellule bersaglio. Trattandosi di virus comuni, alcuni studi hanno stimato che circa il 30-60% di tutti gli individui abbia in circolo anticorpi in grado di neutralizzare gli AAV, cosa che, in caso di necessità, li escluderebbe dal trattamento con farmaci a base di terapia genica.

IMLIFIDASE

Imlifidase è un enzima in grado di scomporre e degradare gli anticorpi IgG: le immunoglobuline responsabili della protezione a lungo termine. Questa molecola - da dicembre 2022 disponibile in Italia per il trattamento di desensibilizzazione dei pazienti adulti che necessitano di trapianto di rene (in caso di crossmatch positivo con il donatore) - oggi potrebbe essere utilizzata per inibire la risposta immunitaria indotta dagli anticorpi AAV e rendere possibile il trattamento con terapia genica anche per chi non sarebbe candidabile.

LA SINDROME DI CRIGLER-NAJJAR

Nel caso specifico della sindrome di Crigler-Najjar, considerata una delle più gravi forme di iperbilirubinemia non coniugata, imlifidase potrebbe permettere l’accesso alla terapia genica GNT-0003 anche a quei pazienti che ospitano anticorpi neutralizzanti diretti contro il virus adeno-associato sierotipo 8 (AAV8).

Nell’ambito della nuova collaborazione tra Hansa Biopharma e Genethon i pazienti che presentano queste caratteristiche verranno arruolati in uno studio clinico in cui imlifidase verrà somministrato come trattamento preliminare alla terapia genica per questa malattia ultra-rara ereditaria del metabolismo della bilirubina. Questa nuova sperimentazione, che valuterà la sicurezza e l’efficacia clinica di imlifidase, si affiancherà al trial CareCN già in corso (di cui abbiamo parlato qui) che ha recentemente ricevuto lo status PRIME (PRIority MEdicines) dall’EMA e che sta arruolando e trattando - con buoni risultati - pazienti in Italia, Francia e Paesi Bassi.

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