La terapia genica sviluppata dall'Università della California ha dato una nuova vita a cinque bambini nati con un’immunodeficienza primitiva: il difetto dell’adesione leucocitaria tipo 1
Come raccontato sul sito dell’University of California - Los Angeles (UCLA), Marley Gaskins è stata la prima bambina al mondo a sottoporsi alla terapia genica per il difetto dell’adesione leucocitaria di tipo 1 (LAD-1), malattia genetica che mette fuori uso il sistema immunitario con conseguenti infezioni ricorrenti. A distanza di più di due anni dal trattamento, Marley è una dodicenne con una vita ordinaria: le piace dipingere, giocare online con i suoi amici e prendere lezioni di ukulele. La ricerca su questa innovativa terapia è guidata da Donald Kohn, medico e membro dell'Eli and Edythe Broad Center of Regenerative Medicine and Stem Cell Research all'UCLA.
L’IMMUNODEFICIENZA PRIMITIVA LAD-1
Il difetto dell’adesione leucocitaria di tipo 1 è un sottotipo di LAD, un gruppo di immunodeficienze primitive caratterizzate da un’anomalia nel processo di adesione dei leucociti, marcata leucocitosi [un anomalo aumento dei globuli bianchi presenti nella circolazione sanguigna, N.d.R.] e infezioni ricorrenti. La prognosi dipende dalla gravità della malattia e la prevalenza non è nota, ma in letteratura sono stati descritti meno di 350 casi. Il LAD-1, che colpisce una persona ogni milione, è caratterizzato da infezioni batteriche ricorrenti e potenzialmente mortali. Il difetto è collegato a un gene, chiamato ITGB2, che codifica per una proteina che permette ai globuli bianchi di attaccarsi alle pareti dei vasi sanguigni, passo fondamentale per spostarsi verso il sito di infezione: se il gene è difettoso, si manifesta la patologia.
Stando alle parole della madre, fin da piccolissima la bambina ha iniziato a soffrire di infezioni sempre più gravi e frequenti, ma senza avere idea della causa. La maggior parte dei bambini affetti da LAD-1, se non trattati, non supera i due anni ma, in controtendenza, Marley è stata ufficialmente diagnosticata all’età di 8 anni. Dopo anni di incertezza e di ricoveri in ospedale, i suoi medici le dissero che l’unica speranza sarebbe stata un trapianto di midollo osseo, trattamento che sembra funzionare in 3 casi su 4. La famiglia decide però di cercare altre opzioni, cosa che li ha portati fino all’UCLA, dove il dott. Donald Kohn stava conducendo un piccolo studio clinico per valutare una nuova terapia genica sperimentale per i bambini affetti da LAD-1.
LA TERAPIA GENICA SPERIMENTALE
Dato che il trapianto di midollo è un procedimento che presenta dei rischi, tra cui un aumento delle infezioni, il medico ha spostato la sua attenzione verso la terapia genica ex vivo, utilizzando le cellule staminali ematopietiche. Queste cellule – contenenti il gene difettoso - vengono prelevate dal paziente e poi modificate in laboratorio, dove viene aggiunta una copia sana del gene ITGB2. Una volta completato questo processo, le cellule vengono reintrodotte nel paziente, evitando il rigetto e riducendo i rischi del trapianto.
Nel 2019, quando aveva 9 anni, Marley è stata reclutata nel trial clinico e, a distanza di un mese dalla somministrazione della terapia genica (denominata RP-L201), il suo sistema immunitario ha ricominciato a funzionare. Lo scorso dicembre, Kohn ha riportato all'American Society of Hematology Annual Meeting and Exposition che Marley e altri cinque bambini, tra cui tre fratelli, che hanno ricevuto il trattamento alla UCLA sono sani e liberi dalla malattia. La loro storia, ulteriormente complicata dalla pandemia di COVID-19, è riportata sul sito dell’UCLA. I medici si aspettano che, come per altre terapie geniche, l’effetto del trattamento one-shot possa durare per tutta la vita, ma è ovviamente ancora troppo presto per affermarlo in via definitiva.
Lo studio clinico di Fase I/II per valutare RP-L201 per il difetto dell’adesione leucocitaria tipo 1 è ancora attivo e, oltre alla UCLA negli Stati Uniti, coinvolge un centro clinico a Madrid (Spagna) e uno a Londra (Gran Bretagna). Si spera che possa essere il primo passo verso l’applicazione clinica di una nuova innovativa terapia salvavita.