In circa il 90% dei casi la terapia genica beti-cel ha permesso ai pazienti, sia adulti che pediatrici, di diventare indipendenti dalle trasfusioni di sangue
A inizio febbraio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM) i dati di uno studio clinico in cui è stata valutata l’efficacia e la sicurezza della terapia genica betibeglogene autotemcel (beti-cel, nome commerciale Zynteglo) per la beta-talassemia trasfusione dipendente. La sperimentazione, iniziata nel 2016, è stata condotta in nove centri clinici nel mondo - tra cui l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma sotto la supervisione del prof. Franco Locatelli - e ha coinvolto oltre 20 pazienti, 7 dei quali trattati proprio in Italia. Nel 91% dei casi si è verificata l’indipendenza dalle trasfusioni per un anno e oltre, compresi 6 pazienti su 7 con età inferiore ai 12 anni.
LA BETA-TALASSEMIA
La beta-talassemia trasfusione-dipendente (TDT) con genotipo non β0/β0, obiettivo della terapia genica beti-cel, è una malattia genetica ereditaria causata da mutazioni nel gene della beta-globina, che induce la riduzione o assenza di una componente dell’emoglobina. Per sopravvivere, le persone affette da TDT devono mantenere adeguati livelli di emoglobina mediante trasfusioni croniche di sangue per tutta la vita. Tali trasfusioni comportano il rischio di progressivi danni multiorgano per l’inevitabile sovraccarico di ferro.
Una soluzione possibile, se i pazienti sono nelle condizioni di sottoporsi all’intervento, è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE), ma non sempre è disponibile un donatore familiare di CSE con antigene leucocitario (HLA) compatibile. Proprio per questo motivo, la terapia genica potrebbe rappresentare una svolta nella gestione di questa malattia del sangue.
BETI-CEL E LO STUDIO PUBBLICATO SU NEJM
Beti-cel è una terapia genica a base di cellule autologhe CD34+, autorizzata all’immissione in commercio in Europa dal 2019, per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia trasfusione-dipendente (TDT) con genotipo non β0/β0, per i quali il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE) è appropriato ma non è disponibile un donatore familiare di CSE con antigene leucocitario (HLA) compatibile.
Il target del trattamento è la causa genetica all’origine della TDT, ovvero il gene della beta-globina A-T87Q. La terapia, somministrata in seguito a una procedura di mieloablazione, consiste nell’aggiungere copie funzionali di una forma corretta di questo gene nelle cellule staminali ematopoietiche (CSE) del paziente stesso, tramite un vettore lentivirale. Una volta introdotto il gene, il paziente è potenzialmente in grado di produrre emoglobina in quantità tali da ridurre notevolmente o eliminare la necessità di trasfusioni. Come la maggior parte delle terapie avanzate, si tratta di una terapia “one shot”, ovvero viene somministrata una sola volta nella vita. Un altro fattore che impatta molto sulla qualità della vita delle persone.
Lo studio clinico di Fase III ha arruolato 23 persone, divise in due coorti: la prima composta da 15 pazienti dai 12 ai 50 anni e la seconda da 8 pazienti con età inferiore ai 12 anni. I Paesi coinvolti in questo studio clinico sono stati Italia (in cui sono stati trattati circa un terzo dei pazienti arruolati), Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Tailandia. I dati presentati fino a marzo 2021 - e pubblicati la scorsa settimana - confermano la sicurezza e l’efficacia di beti-cel. Inoltre, anche i risultati ottenuti nei bambini al di sotto dei 12 anni sono ottimi, fattore che potrebbe contribuire all’estensione delle indicazioni anche per le fasce di età più basse.
Per quanto riguarda le tempistiche del follow-up, l’ultimo paziente coinvolto ha ricevuto beti-cel due anni fa, a gennaio 2020. I pazienti, dopo questi primi due anni di follow-up, potranno partecipare a uno studio a lungo termine - che coinvolgerà fino a 94 partecipanti - della durata di 13 anni, per un totale di 15 anni di follow-up, tempo necessario per caratterizzare pienamente l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di beti-cel.
Un risultato importante per le persone affette da questa patologia, numerose nel nostro Paese, che si scontra con la decisione di bluebird bio - l’azienda produttrice - di cessare le operazioni commerciali in Europa. Quando è stata data la comunicazione dell’intenzione di ritirare la terapia dal commercio targato EU, bluebird bio aveva comunque specificato che i programmi di follow-up a lungo termine dei pazienti precedentemente arruolati nei trial condotti in Europa sarebbero proseguiti. Non è, però, attualmente previsto l’avvio di nuovi studi clinici per le terapie geniche sviluppate dall’azienda per le emoglobinopatie come la beta-talassemia e l’anemia falciforme o per altre patologie come l'adrenoleucodistrofia cerebrale.