Di recente questa notizia è rimbalzata su diverse testate giornalistiche, destando grande interesse, ma è fondamentale essere consapevoli che non si tratta di una cura per l’alcolismo
Una terapia genica in fase di valutazione per il trattamento del morbo di Parkinson potrebbe ridurre il consumo di alcolici nei casi più gravi: il trattamento, testato su primati non umani, avrebbe l’obiettivo di ripristinare la via di sintesi della dopamina nel cervello. Lo studio, condotto dai ricercatori della Oregon Health & Science University (Stati Uniti) e pubblicato ad agosto su Nature Medicine, ha dimostrato che il trasporto del gene che codifica per il fattore neurotrofico derivato dalla linea cellulare gliale umano (hGDNF) in un'area specifica del cervello degli esemplari di scimmia - con forte dipendenza da alcolici - ha portato a una drastica riduzione del loro consumo di alcol. Si tratta di dati preliminari, che hanno fatto molto parlare ma che restano molto lontani dall’applicazione sull’essere umano.
Lo studio ha utilizzato un modello animale di primate (una specie di macaco) per dimostrare che il rilascio prolungato di hGDNF in una regione del cervello chiamata area tegmentale ventrale (VTA) può prevenire il ritorno all'uso eccessivo di alcol dopo un periodo di astinenza. Sono state coinvolte 8 scimmie di sesso maschile, abituate al consumo di alcol quotidiano al 4%: a 4 di queste è stata somministrata una terapia genica basata su un vettore adenoassociato (AAV) che trasporta il gene per hGDNF, alle altre solo una soluzione fisiologica utilizzando la stessa procedura chirurgica. La terapia sperimentale ha ridotto significativamente l'assunzione di alcol e i livelli di etanolo nel sangue non erano rilevabili nei soggetti trattati; mentre gli organismi del gruppo di controllo hanno mostrato un’assunzione di alcol costante e livelli di etanolo alti nel sangue. L’effetto della terapia è durato per 12 mesi, durante i quali sono stati alternati astinenza da alcol e tentativi di reintroduzione.
"Il consumo di alcol è sceso quasi a zero. Per mesi e mesi, questi animali sceglievano di bere acqua e di evitare del tutto l'alcol. Hanno diminuito il loro consumo di alcolici fino al punto in cui non abbiamo registrato il livello di alcol nel sangue", ha dichiarato Kathleen Grant, professore e capo della divisione di neuroscienze presso l'OHSU's Oregon Primate National Research Center e coautrice dell'articolo pubblicato su Nature Medicine.
Il consumo eccessivo di alcol altera alcune vie di trasmissione delle informazioni del cervello che comportano il rilascio della dopamina, riducendone drasticamente il rilascio con conseguenze più o meno gravi. I risultati riportati suggeriscono che il trattamento può prevenire le ricadute: l’approccio mira a indurre dei cambiamenti nella dopamina nella via mesolimbica, uno dei principali circuiti dopaminergici cerebrali che rappresenta la via finale di rinforzo e ricompensa del cervello. La dopamina è un neurotrasmettitore che ha molteplici funzioni nel sistema nervoso, ad esempio ha un ruolo nel controllo del movimento, dell’umore, nella regolazione del sonno. Lo stesso meccanismo è alla base del disturbo da uso di alcol negli esseri umani, ma non è sicuramente immaginabile che tutte le persone affette da questo disturbo si sottopongano a un delicato intervento al cervello. Anche gli autori dello studio hanno sottolineato come questa potrebbe essere un’opzione – in futuro, se gli studi dovessero proseguire e superare tutte le analisi in merito a sicurezza ed efficacia – solo per i casi più gravi, quelli che si sono sottoposti a tutti gli approcci terapeutici attualmente disponibili senza successo.
Il disturbo da uso di alcol (Alcohol Use Disorder, AUD) è una patologia caratterizzata da una ridotta capacità di interrompere o controllare il consumo di alcol, nonostante le conseguenze negative in ambito sociale, professionale o sanitario. È considerato un disturbo cerebrale e può essere classificato come lieve, moderato o grave. (Fonte: National Institute on Alcohol Abuse and Alcholism) Il trattamento attuale prevede terapia comportamentale, gruppi di supporto e alcuni farmaci, ma i fallimenti nel superare questo disturbo sono molti, specialmente nei casi gravi. Proprio per questo motivo, è assolutamente positivo che la ricerca prosegua ed è comprensibile che la notizia di una terapia genica per questa condizione clinica abbia fatto molto scalpore. L’importante è ridimensionare la questione: i risultati sono davvero interessanti, ma non è questa la soluzione al problema dell’alcolismo.