L’ente regolatorio americano concede l’OK al farmaco di Novartis, con indicazione per la SMA (atrofia muscolare spinale) solo al di sotto dei 2 anni
La notizia era nell’aria. Si attendeva solamente l’ufficialità che è arrivata un venerdì di fine maggio. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato Zolgensma (onasemnogene abeparvovec-xioi), la prima terapia genica nata per il trattamento di bambini con meno di due anni affetti da atrofia muscolare spinale (SMA) con mutazione nei 2 alleli del gene SMN1. Del farmaco sviluppato da Avexis, e più di recente entrato a far parte della pipeline di Novartis, si parla da molto tempo sia per i buoni risultati emersi durante gli studi clinici in cui è stato testato sia per gli alti costi a cui sarà immesso sul mercato.
Il primo capitolo della storia di Zolgensma è quello della sua efficacia. Quella di Novartis è, infatti, una terapia genica rivolta alla correzione della principale causa della SMA e basata sull’impiego di un vettore virale adeno-associato (AAV) grazie al quale è possibile fornire una copia completamente funzionale del gene SMN1 umano. Una singola somministrazione endovenosa di Zolgensma permette l’espressione della proteina SMN nelle cellule dei motoneuroni, migliorando sia la capacità di movimento e la funzionalità muscolare che la sopravvivenza di un bambino con SMA. Il via libera rilasciato dalla FDA è basato sugli esiti di due studi clinici di Fase III, uno già completato (STR1VE) e uno ancora in corso (SPR1NT) e che hanno coinvolto un totale di 36 pazienti con SMA ad insorgenza infantile con un’età, all’ingresso nello studio, compresa tra circa 2 settimane e 8 mesi. I primi 21 pazienti trattati con Zolgensma nello studio SPR1NT - nel quale sono stati arruolati altri 19 pazienti di età compresa tra 9,4 e 18,5 mesi - hanno messo in evidenza l’efficacia clinica del farmaco.
Rispetto alla storia naturale dei pazienti colpiti da SMA ad esordio infantile, quelli trattati con Zolgensma hanno dimostrato un reale miglioramento in termini di capacità di raggiungere le tappe vitali dello sviluppo, giungendo ad un buon controllo della testa e alla capacità di restare seduti senza supporto. Inoltre, è stato possibile testare la sicurezza e la tollerabilità di Zolgensma; i più comuni effetti avversi legati alla terapia consistono principalmente in un innalzamento del livello degli enzimi epatici e nella nausea. Gli individui con insufficienza epatica possono essere maggiormente a rischio di subire gravi lesioni epatiche e devono pertanto essere sottoposti ad un attento esame clinico e ai giusti esami di laboratorio per valutare la funzionalità epatica prima del trattamento con Zolgensma. Oltre a ciò, la funzionalità epatica dei pazienti deve essere monitorata per almeno tre mesi dopo la somministrazione della terapia genica ma, a parte questo, il profilo di sicurezza del farmaco si è rivelato solido.
“I bambini con SMA hanno difficoltà a svolgere le più quotidiane e essenziali funzioni vitali. La maggior parte di essi non sopravvive alla prima infanzia a causa di problematiche di insufficienza respiratoria” - afferma il dott. Peter Marks, direttore del Centro per la Valutazione e la Ricerca Biologica della FDA - “I pazienti con SMA ora hanno una nuova opzione di trattamento per ridurre al minimo la progressione della malattia e migliorare la sopravvivenza. Questa approvazione dimostra il continuo slancio di questa promettente nuova area della medicina e l’impegno della FDA a sostenere e aiutare un rapido sviluppo di queste terapie avanzate”.
“L’approvazione di oggi segna un’altra pietra miliare sulla strada del cambiamento garantito dalle terapie geniche e cellulari nel trattamento di una vasta gamma di malattie” - conferma il commissario della FDA Ned Sharpless - “Ad ogni nuova approvazione, possiamo osservare che questa eccitante area della scienza supera la fase concettuale divenendo realtà. Il potenziale insito nei prodotti di terapia genica di cambiare la vita di quei pazienti che devono affrontare una condizione terminale, o peggio, la morte, offre speranza per il futuro. Attraverso il ricorso a percorsi di revisione progettati per promuovere opzioni di trattamento innovative, sicure ed efficaci la FDA continuerà a sostenere i progressi in questo campo contribuendo ad accelerare lo sviluppo di prodotti tagliati su misura per andare incontro alle esigenze mediche ancora insoddisfatte”.
A testimonianza dell’elevato valore i questa terapia genica la FDA ha concesso a Zolgensma le denominazioni Fast Track, Breakthrough Therapy e Priority Review. Zolgensma ha anche ricevuto la designazione di farmaco orfano, che garantisce incentivi per incoraggiare lo sviluppo di farmaci per le malattie rare.
Tuttavia, mentre i pazienti di tutto il mondo accolgono con favore la notizia dell’arrivo sul mercato di una terapia genica per la SMA, che va così ad affiancarsi a Spinraza (nusinersen) - l’oligonucleotide antisenso (ASO) di Biogen che ha rivoluzionato il mercato e l’approccio terapeutico alla malattia - si infiamma la discussione sul prezzo della nuova terapia. Inizialmente erano circolate voci che parlavano di 4 milioni di dollari ma, dopo l’approvazione della FDA, il prezzo si è attestato a 2,125 milioni. Una cifra comunque altissima che colloca Zolgensma in cima alla classifica dei farmaci più costosi. L’azienda fa sapere che sarà possibile pagare il costo in rate annuali di 425 mila dollari per un periodo di 5 anni giustificando la propria scelta in base al fatto che il farmaco richiede una sola somministrazione per curare la malattia. Dal canto loro, i vertici di Novartis ribadiscono che il tempo e gli sforzi - anche economici - necessari per lo sviluppo di Zolgensma sono stati consistenti e che la valutazione dei costi dei ricoveri e delle ospedalizzazioni, nonché delle terapie erogate per seguire questi pazienti anche per periodi prolungati oscilla intorno al costo del farmaco. Con Zolgensma è sufficiente una sola somministrazione per via endovenosa, mentre Spinraza, il farmaco già presente sul mercato, richiede una somministrazione per via intratecale ogni quattro mesi a vita. Ciononostante, il rischio più concreto negli Stati Uniti è che le compagnie assicurative non si sobbarchino l’onere finanziario del farmaco rendendolo di fatto inaccessibile ai chi ne ha bisogno.
Accanto all’inevitabile esultanza per il progresso che ha condotto all’approvazione di Zolgensma v’è dunque la preoccupazione per il costo e per la risposta delle compagnie di assicurazione e dei sistemi sanitari. C’è il timore che Zolgensma possa fare la stessa fine di Glybera, la prima terapia genica immessa in commercio nel 2012 – anche questa basata su vettore virale AAV - e indicata per il trattamento del deficit di lipoproteina lipasi, che l’azienda farmaceutica UniCure ha ritirato dal mercato nel 2017 a causa dei costi proibitivi. “Abbiamo appreso con grande entusiasmo la notizia tanto attesa dell’approvazione da parte della FDA americana della terapia genica per la SMA” - afferma Daniela Lauro, presidente di Famiglie SMA - “Ma è importante chiarire che questa attualmente è stata approvata solo negli Stati Uniti e solo per i bambini entro i due anni di età e che la somministrazione avviene tramite un’unica infusione endovenosa. Questo determina anche l’alto costo del farmaco. La stampa ha rilasciato definizioni errate: Zolgensma è una terapia e non una cura miracolosa. Per la comunità dei pazienti la parola ‘cura’ è molto preziosa e se Zolgensma lo sarà solamente il tempo potrà dirlo. Ad ogni buon conto, da questo momento le nostre energie e i nostri sforzi si concentreranno a far arrivare ad ottenere l’approvazione nel minor tempo possibile anche in Europa e in Italia”.