Angela Genchi

Negli ultimi due mesi sono stati pubblicati i risultati di due importanti studi clinici italiani, uno basato sulle cellule staminali ematopoietiche e l’altro sulle staminali neurali

Quello delle staminali come strategia di cura per la sclerosi multipla è un campo in fermento ormai da diverso tempo. Solo negli ultimi due mesi sono stati pubblicati i risultati di due importanti studi clinici, entrambi condotti in Italia. Il primo, retrospettivo e i cui dati sono stati riportati lo scorso dicembre sulle pagine della rivista Neurology, ha mostrato un'associazione tra il trapianto di staminali ematopoietiche e un rallentamento nella progressione della disabilità nelle persone con sclerosi multipla secondariamente progressiva. Il secondo, i cui risultati sono stati pubblicati a gennaio su Nature Medicine, ha testato per la prima volta in clinica la sicurezza delle cellule staminali neurali per forme progressive di sclerosi multipla. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Angela Genchi, ricercatrice dell’Unità di neuroimmunologia del San Raffaele di Milano.

IL TRAPIANTO CON STAMINALI EMATOPOIETICHE AUTOLOGHE

Da tempo ormai le staminali ematopoietiche sono oggetto di studio per il trattamento delle forme di sclerosi multipla refrattarie ai trattamenti. Le stesse cellule del paziente vengono prelevate e poi re-infuse dopo immunosoppressione. L’idea è di “resettare” il sistema immunitario ed eliminare le cellule reattive che tendono ad attaccare le componenti dell'organismo, anomalia alla base della sclerosi multipla. La strategia finora è stata riservata a persone che non rispondono ai trattamenti, con malattia attiva, soprattutto giovani con forme a ricadute e remissione. Ma - come ha spiegato il dott. Giacomo Boffa, primo autore dello studio pubblicato su Neurology - “alcune evidenze hanno portato a guardare al trapianto di staminali ematopoietiche come una possibile strategia anche per questi pazienti, dove sono occasionalmente state somministrate come terapia off-label con l'approvazione del comitato etico di competenza”.

LO STUDIO DEL SAN MARTINO DI GENOVA

Nello studio retrospettivo di “real life” i ricercatori - guidati dalla prof.ssa Matilde Inglese, responsabile del Centro sclerosi multipla dell'Università di Genova e dell’IRCCS Ospedale San Martino - hanno confrontato l'andamento della sclerosi multipla in alcune persone che avevano ricevuto il trapianto di staminali ematopoietiche autologhe (79) con altre in trattamento con diverse terapie modificanti la malattia (poco meno di 2000 persone). Ne è emerso che il trapianto di staminali sembra ritardare la progressione della disabilità rispetto ai pazienti in trattamento farmacologico, ma con alcune limitazioni come precisa la stessa Inglese. Prima di tutto per il tipo di studio (non randomizzato) e in secondo luogo perché non si è tenuto in considerazione l'uso nel gruppo di controllo di farmaci più innovativi. In poche parole, i risultati indicano come il trapianto di staminali abbia il potenziale di rallentare la progressione della malattia nelle persone con forme secondariamente progressive, con attività di malattia (una forma recidivante-remittente aggressiva), ma saranno necessari studi prospettici per capire il reale potenziale della strategia, soprattutto per le forme progressive.

ATTENZIONE ALLA POPOLAZIONE

Le staminali ematopoietiche sono una strategia estremamente efficace se utilizzata in forme aggressive recidivanti remittenti”, spiega Angela Genchi, prima autrice del lavoro pubblicato su Nature Medicine. “Nelle fasi precoci della malattia, infatti, queste cellule sono in grado di rallentare o bloccare fenomeni degenerativi. Ma se il trapianto di cellule staminali ematopoietiche viene eseguito in pazienti con forme avanzate di sclerosi multipla progressiva, che non hanno più attività infiammatoria, i dati di efficacia sono poco soddisfacenti. Nel lavoro condotto dal dott. Boffa, infatti, i pazienti hanno una forma progressiva di malattia ma con ancora una attività infiammatoria. Si tratta di una popolazione in transizione da una forma recidivante remittente a una forma progressiva”.

LO STUDIO CLINICO STEMS

Proprio le forme progressive sono state protagoniste dello studio STEMS, un trial clinico di Fase I coordinato dal prof. Gianvito Martino, direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. I risultati sono stati pubblicati lo scorso gennaio su Nature Medicine. Angela Genchi spiega che il risultato più importante è stato sicuramente quello relativo alla sicurezza, per cui il trial era stato disegnato. “Siamo molto soddisfatti – racconta – perché i pazienti hanno tollerato in modo brillante il trattamento, anche con un follow-up a due anni. Un dato che ci consente di andare avanti verso la Fase II dello studio. Inoltre, abbiamo voluto studiare qualche dato preliminare in termini di marcatori indiretti di efficacia. Marcatori indiretti perché su una popolazione con una malattia così avanzata vedere un risultato clinico in termini di miglioramento della disabilità è molto difficile”. 

I DATI PRELIMINARI DI EFFICACIA

Per farsi un’idea dell’efficacia del trattamento, i ricercatori hanno valutato da una parte l’atrofia cerebrale con la risonanza magnetica, “un parametro molto utilizzato negli studi che testano terapie nelle forme progressive di sclerosi multipla”, precisa Genchi. E dall'altra hanno analizzato i cambiamenti del liquor dei pazienti dopo il trattamento. “Qui abbiamo trovato una variazione significativa del profilo in termini di fattori trofici – continua la ricercatrice – e in particolare un arricchimento dei fattori di crescita che supportano il trofismo cerebrale. È interessante il fatto che questo cambiamento fosse più evidente nei pazienti che avevano ricevuto un numero maggiore di cellule. La risonanza, invece, ha mostrato una minor perdita di tessuto cerebrale nei pazienti che avevano ricevuto il maggior numero di cellule neurali. Sono dati preliminari, che benché statisticamente significativi, dovranno essere confermati da una Fase II condotta su un gruppo più ampio di pazienti. Intanto però hanno fornito informazioni importanti per stabilire la dose da utilizzare nelle fasi successive”. 

LE STAMINALI NEURALI

La strategia con le cellule staminali neurali è stata ideata e sviluppata per le forme progressive della malattia, per le quali al momento non esistono terapie soddisfacenti, con l’idea di utilizzarle quanto più precocemente possibile. Sulla base dei dati preclinici ottenuti sul meccanismo d’azione delle staminali neurali, tale strategia potrebbe avere un miglior potenziale terapeutico per persone con forma di malattia così avanzata rispetto agli altri tipi.

“Sia le staminali ematopoietiche sia le mesenchimali sono state già testate in diversi studi, ma non sembrano dare risultati rilevanti nelle forme progressive. Il nostro invece è il primo studio che testa le cellule staminali neurali in tale categoria di pazienti”, charisce Angela Genchi. “L'aspetto interessante è il loro effetto multifattoriale: agiscono infatti con meccanismi d'azione molto eterogenei su una patologia che di per sé è eterogenea in termini di meccanismi patogenetici. Questo è l'aspetto più innovativo di queste cellule”. In particolare, come sottolinea la ricercatrice, le staminali neurali agiscono con un duplice effetto: da una parte, in determinate condizioni, sono in grado di stimolare la formazione di nuove cellule nervose (neuroni e oligodendrociti); dall’altra hanno un effetto trofico prorigenerativo, con funzione antinfiammatoria e immunoregolante forse ancora più importante.

Resta il fatto che il processo di produzione delle cellule staminali neurali è complesso, e che deve essere effettuato solo da laboratori e centri che hanno un expertise adeguata per garantire la sicurezza dei pazienti. “Purtroppo oggi vengono spesso proposti trapianti di staminali di natura non meglio definita – conclude Genchi – per questo è fondamentale affidarsi a laboratori esperti”. 

A questo riguardo Osservatorio Terapie Avanzate ha realizzato un vademecum che ha l'obiettivo di aiutare pazienti, familiari e cittadini in generale, a riconoscere ed evitare false promesse o vere e proprie truffe. Il vademecum si può scaricare gratuitamente cliccando qui.

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