Un progetto delle Università di Verona e Milano e dell’Istituto Clinico Humanitas mira ai macrofagi per rendere il microambiente un campo fertile per la rigenerazione del tessuto nervoso
La rigenerazione cellulare è un campo di studio che da sempre ha affascinato l’uomo poiché la sostituzione delle cellule con nuove unità in grado di tornare a svolgere le funzioni perse da quelle ormai vecchie o danneggiate affonda le radici nel mito dell’eterna giovinezza. Tuttavia, ben oltre la sfida del ringiovanimento, i processi rigenerativi trovano utilità in campo medico: ne è un esempio la ricerca guidata da Michele De Luca e Graziella Pellegrini che ha portato a una terapia per la rigenerazione della cornea. Un altro difficilissimo obiettivo è la riparazione delle lesioni spinali e, a provare a raggiungerlo, è una start-up italiana nata sotto l’egida dell’Università di Verona, della Statale di Milano e dell’Istituto Clinico Humanitas.
Si chiama Hemera (ispirato alla dea greca che rappresenta il giorno) ed è un progetto sorto alla triangolazione tra i due atenei e l’Istituto Humanitas di Milano per dare sbocco ad anni di studio e ricerca nel campo delle lesioni spinali. Infatti, come è riportato anche in un interessante review recentemente pubblicata sulla rivista The Lancet Neurology, le lesioni del midollo spinale - spesso prodottesi in seguito a traumi e incidenti stradali come quello di Michel Roccati, di cui abbiamo parlato qui - generano una compressione o una lacerazione del midollo a cui segue l’instaurarsi di uno stato infiammatorio che conduce a una perdita di tessuto nervoso, sostituto da quello cicatriziale. In buona sostanza, il microambiente che si genera intorno alle cellule danneggiate gioca a sfavore nel processo rigenerativo e di recupero, spingendo il paziente verso una forma di invalidità motoria permanente.
Proprio il microambiente è l’aspetto su cui si sono concentrati i ricercatori del progetto Hemera che hanno lavorato allo sviluppo di un “prodotto farmacologico basato su cellule immunomodulanti”, per usare le parole della prof.ssa Maria Pia Abbracchio, prorettore vicario con delega a Ricerca e Innovazione dell’Università di Milano. Tali cellule “istruite in provetta e poi trapiantate nella lesione, sono capaci di riprodurre in loco un microambiente che stimola la rigenerazione nervosa”. Frutto di una ricerca di oltre dieci anni questa strategia di terapia cellulare, che ha come obiettivo la rigenerazione dei tessuti neurali danneggiati, ruota intorno al ruolo dei macrofagi, una componente essenziale del sistema immunitario a cui spetta il compito di inglobare le particelle estranee all’organismo.“I macrofagi giocano un ruolo centrale nell’orchestrare le difese immunologiche e la riparazione dei tessuti”, precisa il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas. "Le terapie cellulari fondate sull’uso di macrofagi, come quella al centro del progetto, rappresentano una speranza in settori diversi, dal cancro alla medicina rigenerativa. Ed è proprio questa, insieme alle terapie cellulari, a costituire una delle aree di frontiera in medicina”.
Infatti, sono molti gli studi clinici in cui si valutano le potenzialità delle cellule staminali per riparare le lesioni spinali ma l’approccio messo in atto dal team di Hemera - di cui fanno parte il prof. Massimo Locati, la prof.ssa Ilaria Decimo, il prof. Francesco Bifari e il prof. Guido Fumagalli, Presidente di Hemera e docente di Farmacologia a all’Università di Verona - comincia dai macrofagi. Questi sono ottenuti tramite un prelievo di sangue del paziente e manipolati in maniera tale da consentire la riparazione del danno, favorendo l’azione delle cellule rigenerative spontanee nei tessuti danneggiati. Questo tipo di terapia rinominata TEM (Tumor Educated Macrophages, Macrofagi Educati dal Tumore) agisce a livello del microambiente, permettendo la ricrescita del tessuto nervoso danneggiato e consentendo il ripristino delle sue funzioni. A seguito di una lesione spinale, infatti, si instaura un ambiente infiammatorio che riduce le probabilità di guarigione ed è questo uno degli aspetti principali su cui intervengono le TEM che, così, facendo permettono di rigenerare il tessuto nervoso colpito dal danno.
Gli studi preclinci, sinora condotti su modelli murini e sui motoneuroni umani coltivati in vitro, hanno confermato le potenzialità del trattamento - che per dare buoni risultati dovrebbe essere applicato precocemente, a distanza di almeno un mese dall’evento che ha causato la lesione e non oltre i due mesi successivi. Nei prossimi anni i ricercatori italiani puntano a consolidare il meccanismo di produzione in accordo alle procedure GMP, proseguendo gli studi sulla sicurezza e sull’efficacia e mettendo a punto le procedure neurochirurgiche e le tecniche di somministrazione non invasive. “Il nuovo obiettivo che stiamo raggiungendo è quello di trasformare le cellule TEM in un prodotto farmacologico che sia adatto per uso clinico e che possa confermare nei pazienti l’importante beneficio che vediamo nei modelli preclinici”, conferma Ilaria Decimo, Responsabile Ricerca e Sviluppo di Hemera. “Per fare questo, stiamo lavorando insieme in diversi laboratori dell’Università di Verona, dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto clinico Humanitas”.
E mentre altri laboratori stanno concentrando il loro interesse su dispositivi per la stimolazione elettrica epidurale per bypassare il sito della lesione, e altri ancora scommettono sulle cellule staminali, Hemera tende allo sviluppo di prodotti, come TEM, che predispongano le cellule al processo rigenerativo. Grazie al contributo di alcuni soci la piccola start-up italiana ha già raccolto un milione di euro necessari per raggiungere gli scopi prefissi e avviare uno studio clinico di Fase I/II nei pazienti con lesione midollare spinale grave.
Siamo solo all’inizio ed è un ambito in cui procedere con i piedi di piombo ma con i giusti presupposti, e importanti collaborazioni tra gruppi di ricerca, si spera di arrivare presto al traguardo di una terapia che ancora manca e che permetterebbe a migliaia di persone in tutto il mondo di vivere il sogno di tornare a camminare autonomamente.