Finanziato dal NIH, confronterà il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche e le migliori terapie biologiche oggi disponibili per le forme gravi della malattia
È più efficace (e sicuro) il trattamento sperimentale con cellule staminali o le migliori terapie biologiche oggi disponibili per le forme gravi di sclerosi multipla recidivante? È quello che proverà ad analizzare uno studio clinico denominato “BEst Available Therapy versus autologous hematopoietic stem cell transplant for Multiple Sclerosis” (BEAT-MS) appena avviato proprio con lo scopo di confrontare i due trattamenti. La sperimentazione è sponsorizzata dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), che fa parte del National Institutes of Health statunitense, e valuterà la sicurezza, l'efficacia e il rapporto costo-efficacia dei due approcci terapeutici.
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La sclerosi multipla (SM) è una grave patologia autoimmune, che colpisce oltre 2 milioni di persone nel mondo e 400mila in Europa (con una prevalenza di donne), in cui il sistema immunitario attacca, e piano piano distrugge, le guaine mieliniche, ovvero il rivestimento dei neuroni. Quando questo succede, i messaggi che generalmente le cellule nervose del cervello e del midollo spinale inviano al resto del corpo, permettendoci di muoverci, vedere, sentire ecc... non vengono inviati correttamente. Così i neuroni iniziano a morire e compaiono i sintomi tipici della SM. Le cellule staminali nel cervello cercano naturalmente di riparare e sostituire la mielina quando si verificano i danni, ma il sistema immunitario continuerà ad attaccarla.
Il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche
Al momento non ci sono trattamenti di sostituzione cellulare per la SM, tuttavia la ricerca sull'uso delle cellule staminali con l’obiettivo di “ripristinare” il sistema immunitario ha mostrato risultati promettenti. Questa procedura, chiamata “trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche (AHSCT)”, si svolge in più fasi: innanzitutto si procede con il prelievo delle cellule staminali ematopoietiche (le staminali da cui hanno origine tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) dal sangue del paziente che saranno poi congelate e conservate; successivamente si esegue la somministrazione di farmaci chemioterapici per eliminare le cellule immunitarie “impazzite” che attaccano la mielina e creare le condizioni ideali per la colonizzazione da parte delle staminali che saranno trapiantate; infine le cellule staminali ematopoietiche, estratte in precedenza e conservate, vengono reinfuse per ripopolare il sistema immunitario e permettergli di “resettarsi” in modo che le nuove cellule immunitarie non attacchino più il sistema nervoso centrale.
L’AHSCT ha avuto risultati positivi in studi clinici precedenti ed è ora disponibile per i pazienti con SM recidivante-remittente che non hanno risposto ai migliori trattamenti modificanti la malattia. Il suo uso però è limitato a causa dei pericolosi effetti collaterali. “Per molte persone con la SM la vita quotidiana può essere una vera sfida – ha dichiarato Anthony S. Fauci, direttore del NIAID – l’AHSCT ha il potenziale di arrestare il progresso della SM recidivante, eliminare la necessità di assumere farmaci per tutta la vita e consentire al corpo di riacquistare parzialmente la propria funzione. Tuttavia, dobbiamo essere certi che i benefici di questo trattamento superino i suoi gravi rischi”.
I trattamenti per la Sclerosi multipla recidivante
La forma più comune della malattia è la SM recidivante-remittente, che è caratterizzata da periodi di sintomi lievi, o assenti, intervallati da riacutizzazioni o recidive. Il recupero incompleto dalle recidive porta spesso a una disabilità crescente. Nel corso degli anni, la malattia può peggiorare e passare a una forma progressiva che può includere anche ricadute. La Food and Drug Administration (l’agenzia regolatoria dei farmaci statunitense) ha approvato più di una dozzina di farmaci per il trattamento di forme recidivanti di SM. Questi farmaci variano in termini di efficacia, sicurezza e costi. Per molte persone con forme gravi di SM recidivante, i farmaci di prima e seconda linea non riescono però a controllare adeguatamente la malattia.
L'AHSCT potrebbe dunque essere un trattamento alternativo per queste persone, ma non è mai stato formalmente confrontato testa a testa con i farmaci di terza linea disponibili, che sono altamente efficaci ma possono anch’essi avere effetti collaterali importanti. Dati i rischi e benefici di entrambi gli approcci, i ricercatori cercheranno di capire, tramite lo studio BEAT-MS, se l'AHSCT è un'opzione di trattamento appropriata per le persone con forme gravi di SM recidivante che altrimenti riceverebbero uno dei migliori farmaci biologici di terza linea disponibili.
Lo studio clinico BEAT-MS
Nel trial saranno arruolati 156 pazienti adulti, dai 18 ai 55 anni, in 20 centri clinici negli Stati Uniti e uno nel Regno Unito. I partecipanti saranno assegnati in modo casuale a ricevere AHSCT o uno dei migliori farmaci biologici ad alta efficacia disponibili, e saranno seguiti per sei anni. Sarà uno studio condotto in cieco, ovvero i neurologi che esamineranno periodicamente i pazienti, e valuteranno il loro livello di disabilità, non sapranno quale tipo di trattamento è stato loro assegnato. Il risultato principale misurato sarà il tempo che intercorre tra l'assegnazione di un partecipante a una strategia terapeutica e la ricaduta, o il decesso per qualsiasi causa questo avvenga, durante i primi tre anni del periodo di follow-up. I ricercatori esamineranno anche i meccanismi di azione delle due strategie di trattamento e confronteranno il sistema immunitario dei partecipanti che riceveranno AHSCT con quello di chi riceverà l’altro trattamento. Inoltre, i ricercatori terranno conto di altri parametri, come l’efficacia in termini di costi sanitari, la produttività individuale e la qualità della vita dei partecipanti.
Gli (altri) usi delle staminali
Oltre a questo approccio di “prevenzione del danno” mirato a utilizzare alcuni tipi di cellule staminali per "ripristinare" il sistema immunitario, i ricercatori stanno sviluppando altri due approcci che coinvolgono le cellule staminali: riparazione di danni e sviluppo di nuovi medicinali. La prima consiste nell’impiegare le cellule staminali per riparare la guaina mielinica danneggiata, “rigenerando” i nervi e permettendo loro di funzionare di nuovo correttamente. Il che potrebbe impedire la degenerazione dei nervi stessi. La seconda strategia si basa sull’utilizzo delle cellule staminali per far crescere le cellule nervose in laboratorio. Queste cellule possono poi essere utilizzate per studiare come funziona la SM e per testare potenziali nuovi farmaci.