Per la prima volta le cellule ingegnerizzate sono state somministrate, con successo, ad un paziente con una rara forma di miosite. Il caso è stato descritto sulla rivista scientifica The Lancet
Situata poco a nord di Norimberga, nel cuore della Baviera, Erlangen è una ridente e tranquilla cittadina sede di un’antica Università su cui nel mese scorso scorsi molti medici e altrettanti giornalisti hanno cercato informazioni. Infatti, presso il Dipartimento di Reumatologia e Immunologia del Policlinico ad essa collegato è stata somministrata per la prima volta una terapia a base di cellule CAR-T a un paziente affetto da una rara e grave forma di miosite: la sindrome da antisintetasi. Il caso, descritto sulle pagine della rivista The Lancet, sembra poter confermare l’efficacia di questi innovativi trattamenti anche contro patologie diverse da quelle tumorali. Nuovi studi clinici sono già ai blocchi di partenza per verificare le potenzialità di questa strategia terapeutica.
IL CASO DI HANS, AFFETTO DA SINDROME DA ANTISINTETASI
Protagonista di questo interessante storia è un uomo di 41 anni - che per questioni di privacy chiameremo Hans - affetto da una forma di sindrome da antisintetasi refrattaria a ogni tipo di trattamento. Si tratta di una malattia idiopatica infiammatoria che colpisce i muscoli scheletrici ma può interessare anche organi come il polmone, la pelle o le articolazioni. Nel caso del 41enne i medici tedeschi hanno confermato rapidamente la miopatia infiammatoria (grazie agli elevati livelli dell’enzima creatinchinasi e agli esiti della risonanza magnetica), riscontrando anche una patologia polmonare interstiziale, il fenomeno di Raynaud (per cui i vasi sanguigni si restringono determinando una riduzione dell’afflusso di sangue alle dita delle mani e dei piedi che diventano prima pallide, poi viola provocando formicolio intenso e dolore) e un rigonfiamento della zona tra gli zigomi e gli occhi (il cosiddetto edema periorbitale). Inoltre, il paziente è risultato positivo al test per la ricerca degli anticorpi anti-Jo-1, una firma inequivocabile di malattie come questa in cui ad esser presi di mira sono proprio gli enzimi (aminoacil-tRNA sintetasi) necessari per la sintesi di alcuni amminoacidi: il sistema immunitario lancia un attacco contro di essi provocando una serie di sintomi che, se non trattati, incidono profondamente sulla qualità di vita dei malati.
La sindrome da antisintetasi è una malattia autoimmune, come il lupus eritematoso sistemico o le connettiviti, che può avere un’evoluzione anche molto grave. Hans aveva inizialmente attribuito a un’infezione virale la responsabilità del degrado del suo stato di salute ma nel giro di poco tempo, non essendo più in grado di muoversi per più di qualche metro e riuscendo a malapena a stare in piedi, si è dovuto sottoporre ad accertamenti. Dalla biopsia muscolare è giunta la conferma della malattia che ha indotto i medici ad avviare un trattamento a base di corticosteroidi e immunoglobuline, poi con l’anticorpo monoclonale rituximab. In tutti i casi lo stato di salute di Hans migliorava solo transitoriamente, per poi ripiombare nelle grinfie di una malattia che lo rendeva via via più debole (Hans aveva bisogno anche dell’ossigeno per respirare vista la compromissione dello stato dei suoi polmoni). Nel disperato tentativo di salvargli la vita i medici tedeschi hanno deciso di sottoporlo a un trattamento sperimentale a base di cellule CAR-T.
CAR-T E MALATTIE AUTOIMMUNI
Soltanto alcuni mesi fa, lo stesso gruppo di ricercatori tedeschi aveva pubblicato sulla rivista Nature Medicine un articolo in cui, per la prima volta al mondo, è stato descritto il trattamento con cellule CAR-T di un gruppo di pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico. Il razionale di tale scelta era dovuto al fatto che le CAR-T prendono a bersaglio i linfociti B che in questa - come in altre malattie autoimmuni - risultano fuori controllo, rivolgendo i loro attacchi contro lo stesso organismo che dovrebbero proteggere. Una singola infusione di cellule CAR-T aveva fatto breccia nelle difese dell’infiammazione e dell’autoimmunità, migliorando la salute dei malati e permettendo loro di interrompere le continue - e non risolutive - terapie a base di cortisone a cui erano sottoposti. “Ciò che ci ha sorpreso è che, circa 100 giorni dopo la terapia con le cellule CAR-T, le cellule B sono tornate”, afferma il dott. Dimitros Mougiakakos, specialista in cellule CAR-T dell’Università di Magdeburgo. “Ma la malattia era scomparsa”. Era come se i medici avessero “resettato” il sistema immunitario dei malati. La stessa cosa che accade quando il computer si impalla ed è necessario tornare alle impostazioni iniziali.
LA GUARIGIONE DI HANS
Anche ad Hans sono state somministrate le CAR-T ma inizialmente sembrò che il trattamento non fosse efficace: Hans sperimentò un aumento della mialgia e un parallelo incremento delle concentrazioni di creatin kinasi (PK). Tuttavia, i medici constatarono come questi segnali fossero indice del buon funzionamento delle CAR-T, giacché l’infiammazione era conseguenza della loro attivazione e della distruzione delle cellule B. Infatti, dopo questa breve parentesi Hans iniziò a migliorare sensibilmente. I medici hanno osservato la scomparsa dell’infiammazione a livello dei muscoli, il miglioramento della funzione polmonare (regressione dell’alveolite) e articolare. Gli anticorpi anti-Jo-1 sono spariti del tutto e Hans ha recuperato forza e resistenza muscolare. Ma ciò che ha di gran lunga sorpreso gli immunologi tedeschi - coordinati dal prof. Georg Schett, direttore del Dipartimento di Reumatologia e Immunologia della Friedrich Alexander University Erlangen-Nuremberg - è che Hans abbia potuto interrompere l’assunzione di tutti i farmaci immunosoppressivi, soprattutto i corticosteroidi, senza che la malattia si riacutizzasse.
Malattie autoimmuni come il LES o la sindrome da antisintetasi alternano momenti di stasi ad altri di riacutizzazione dei sintomi durante i quali è necessario intervenire con la terapia giusta. Non è facile capire a quali trattamenti rispondano meglio i pazienti (a volte, come nel caso di Hans, le risposte sono solo parziali) pertanto i medici hanno bisogno di farmaci, o combinazioni di essi, con cui personalizzare la terapia sulla base delle caratteristiche della loro malattia. Le cellule CAR-T, una volta reintrodotte nel corpo di Hans, sono state in grado di colpire specificamente le cellule che scatenavano la malattia, facendone piazza pulita. Già da qualche anno i ricercatori ipotizzavano l’utilizzo delle CAR-T contro le malattie autoimmuni ma, dopo i successi prima contro il LES e ora contro la sindrome da antisintetasi, l’ipotesi è diventata concreta. Nel frattempo, altri pazienti affetti da miosite o LES avranno la possibilità di beneficiare del trattamento con cellule CAR-T nell’ambito di studi clinici più ampi, che inizieranno proprio quest’anno. La strada da percorrere sembra portare a una piccola rivoluzione.