Le indiscutibili prove di efficacia e di sicurezza grazie a cui Kymriah è stato approvato da EMA e AIFA si accompagnano al miglioramento della qualità di vita riportato dai pazienti
Il primo e più importante parametro per capire se le CAR-T funzionino davvero è la proporzione di pazienti andati incontro a remissione. Oltre, ovviamente, a capire se la terapia è anche sicura e ben tollerata dall’organismo. Lo studio clinico ELIANA ha dato risposte concrete a questi interrogativi tanto che tisagenlecleucel – con il nome commerciale Kymriah - ha ricevuto il via libera alla commercializzazione prima dall’EMA e poi, circa tre mesi fa, anche dall’AIFA.
Tuttavia, un altro obiettivo di ELIANA era quello di tracciare un quadro dell’impatto che la terapia con le cellule CAR-T ha avuto sui pazienti trattati e, per raggiungerlo, medici e infermieri hanno raccolto ed analizzato i dati prodotti dai pazienti stessi attraverso la compilazione di specifici questionari (Pediatric Quality of Life Inventory, PedsQL, e European Quality of Life-5 Dimensions questionnaire, EQ-5D).
A tal proposito, un gruppo di ricercatori americani ha pubblicato lo scorso ottobre sulla rivista Lancet Oncology il lavoro di analisi dei questionari raccolti da 58 pazienti di età compresa tra 8 e 23 anni a cui è stata somministrata la terapia per la Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) a cellule B refrattaria al trattamento o recidivante. I risultati dello studio ELIANA parlano di livelli di efficacia dell’81% e di tassi di sicurezza buoni con una percentuale di eventi avversi riportati in netta diminuzione già dopo 8 settimane dall’infusione.
Ma quale è stata la percezione del beneficio da parte dei pazienti stessi? Attraverso la compilazione di questionari appositamente studiati per rispondere a questa domanda i malati hanno delineato l’impatto che questo nuovo farmaco ha avuto sul loro organismo, e l’analisi delle risposte ha confermato il miglioramento della qualità di vita già emerso dai dati di efficacia. I pazienti sono stati seguiti per diversi mesi dalla somministrazione della terapia e il dato più eclatante è che per circa l’83% di loro è stato registrato un miglioramento sulla scala definita dai questionari PedsQL e EQ-5D. Il primo è uno strumento di valutazione pensato soprattutto per il paziente pediatrico che tiene conto sia di punteggi fisici che psicologici, emozionali e sociali mentre il secondo è un mezzo di valutazione delle condizioni di salute generali dell’individuo valido per un’ampia gamma di patologie. I ricercatori hanno registrato miglioramenti confrontabili tra le due scale di valutazione in tutti i campi da quello più prettamente fisico a quello emozionale. Anche i pazienti in cui era insorta la sindrome da rilascio delle citochine - un evento collaterale noto e temuto della terapia CAR-T - e quelli in cui sono stati riscontrati episodi di neurotossicità legati al trattamento hanno comunque mostrato tassi di miglioramento a 3, 6 e 12 mesi registrati con entrambe le scale.
Gli autori dello studio riportano che i pazienti hanno iniziato a segnalare miglioramenti nei punteggi della qualità della vita già circa un mese dopo la terapia con tisagenlecleucel nella maggior parte dei campi analizzati e, entro il terzo mese dall’infusione, gli aumenti di punteggio erano già clinicamente significativi, persistendo anche fino a 12 mesi. L’autovalutazione del paziente promuove dunque tisagenlecleucel confermando l’efficacia della terapia e, soprattutto, la durata dell’effetto per un lungo periodo di tempo: l’ambito fisico sembra essere quello in cui il tasso di miglioramento si avverte con maggior concretezza. Tuttavia, gli autori fanno notare che non tutti i pazienti trattati hanno risposto ai questionari e sottolineano come gli assenti possano essere proprio quelli in cui l’efficacia della terapia si è fatta sentire di meno o gli effetti avversi sono stati più gravi. Si tratta di un potenziale “bias” che affligge molti studi oncologici ma, proprio per ridurre questo potenziale errore, è stata eseguita una simulazione nella quale sono stati attributi punteggi negativi ai dati mancanti e, anche tenendo in considerazione questo scenario, i dati analizzati evidenzino un miglioramento rapido e significativo della qualità di vita. Saranno necessari ulteriori approfondimenti con valutazioni che abbraccino un periodo più ampio di 12 mesi e tengano conto anche della sintomatologia della malattia riportata dai pazienti. Inoltre, sarà necessario un più serrato confronto fra l’impatto delle terapie tradizionali per la Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) a cellule B e quello della terapia a base di CAR-T ma, allo stato attuale delle cose, il rapporto rischio/beneficio sembra propendere a favore di tisagenlecleucel. E questo non solo a detta degli scienziati ma anche dei pazienti stessi.