L’obiettivo della terapia dual CAR-T è di attaccare e uccidere le cellule infette riducendo la carica virale. Il primo passo è testarne la sicurezza, e a seguire l’efficacia
Non solo tumori. Le terapie a base di cellule CAR-T potrebbero rivelarsi una nuova modalità di trattamento anche per altre importanti malattie, come l’infezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV) che colpisce ancora circa 38 milioni di persone in tutto il mondo. Due persone HIV positive (HIV+) sono state, infatti, trattate con una terapia CAR-T in uno studio clinico di Fase I/II condotto negli Stati Uniti. Obiettivo del trial, che mira a reclutare 18 pazienti e che dovrebbe concludersi entro la fine del 2025, è valutare la sicurezza e l’efficacia dell’innovativo trattamento e stabilire la dose adeguata. A raccontarne i dettagli su Nature Medicine, è lo science writer Thiago Carvalho.
LA DUAL CAR-T
Lo studio clinico ideato per testare la terapia – una dual CAR-T (LVgp-120duoCAR-T) – è coordinato da Steven Deeks dell'Università della California a San Francisco, e coinvolge anche gli ospedali dell'Università della California-Davis (UC Davis) e della Case Western Reserve University. Nel dettaglio, la dual CAR-T mira a colpire e uccidere le cellule T CD4 + infettate dal virus, attraverso due CAR che hanno come target due differenti siti di una glicoproteina di membrana dell’HIV chiamata gp120. Questa si trova sull'involucro esterno dell’HIV e legandosi ai recettori delle cellule CD4 del sistema immunitario ospite consente al virus di agganciarle e in seguito infettarle. L’obiettivo finale (tra gli endpoint secondari dello studio, dopo quelli sulla sicurezza) è di ridurre la carica virale.
GLI STUDI PRECEDENTI
Come racconta Carvalho non è la prima volta che si testa l’efficacia delle cellule CAR-T contro l’HIV (ne aveva parlato anche Osservatorio Terapie Avanzate qui). I trial precedenti sono arrivati sino alla Fase II – fornendo se non dati di efficacia, almeno un decennio di dati sulla sicurezza – per poi fallire a causa della capacità delle stesse cellule ingegnerizzate di essere infettate dall’HIV. La strategia californiana, invece, pare aver superato tale ostacolo e nei test preclinici le cellule T umane primarie trasdotte con il costrutto dual CAR-T hanno dimostrato di essere resistenti all'infezione da HIV. Inoltre si sono dimostrate efficaci nell’eliminare le cellule T infette da HIV in vitro e in un modello murino umanizzato di infezione da HIV (come descritto in questo studio).
I PRIMI DUE PAZIENTI
Sulla base dei promettenti dati preclinici, lo scorso agosto gli scienziati hanno trattato il primo paziente con cellule CAR-T LVgp120duo e il secondo questa primavera. “Abbiamo raggiunto un traguardo importante con l’infusione del secondo partecipante al nostro studio clinico che valuta una terapia con cellule CAR-T potenzialmente rivoluzionaria per curare l'HIV” ha affermato Mehrdad Abedi, professore di medicina interna, ematologia e oncologia presso l’UC Davis e tra i coordinatori dello studio. “Finora non sono stati osservati eventi avversi correlati al trattamento e i due partecipanti stanno bene”.
LO STUDIO CLINICO
Le persone coinvolte nello studio saranno divise in tre gruppi, ognuno dei quali riceverà una dose differente di cellule CAR-T e regimi di condizionamento, che potrebbero fornire preziose informazioni sul dosaggio e sulla somministrazione ottimale della terapia. I criteri di inclusione prevedono che le persone HIV+ siano trattate in precedenza con terapia antiretrovirale efficace per almeno 12 mesi consecutivi prima di essere arruolati. Tale terapia deve poi essere interrotta al momento della somministrazione delle cellule CAR-T e i pazienti seguiti con un monitoraggio costante per verificare la sicurezza e il rimbalzo virale.
UNA RIVOLUZIONE?
Va considerato che il virus stabilisce serbatoi latenti che possono non essere rilevati nei pazienti trattati con terapia antiretrovirale e potrebbero essere invisibili anche alle cellule T ingegnerizzate artificialmente. L’idea dei ricercatori è provare a riattivare le cellule dormienti per poi somministrare la terapia CAR-T, ma si tratta di una procedura complessa ed è probabile, secondo quanto scrive Carvalho, che se tutto andrà per il verso giusto, in futuro diventerà una cura funzionale, senza però eradicare completamente il virus.
Tuttavia se la terapia si dimostrerà sicura ed efficace, potrebbe potenzialmente rivoluzionare il trattamento dell'infezione da HIV e migliorare la qualità della vita di decine di milioni di persone. Oggi infatti, nonostante la disponibilità di una terapia antiretrovirale altamente efficace, la copertura è incompleta, con solo il 75% delle persone HIV+ che ricevono la terapia e oltre 650.000 decessi correlati all’infezione nel 2021.
SOSTENIBILITÀ
Anche sul piano della sostenibilità economica l’autore è ottimista. Nonostante, infatti, le terapie basate su cellule CAR-T oggi approvate per i tumori del sangue siano tra i trattamenti più costosi in medicina, questo studio è sponsorizzato da un'organizzazione senza scopo di lucro, la Caring Cross, ed è finanziato dall'agenzia statale per le cellule staminali della California (California Institute for Regenerative Medicine, CIRM). Un elemento che fa ben sperare e che potrebbe potenzialmente rendere la terapia più economica e accessibile ai pazienti.