car-cik, leucemia linfoblastica acuta di tipo B

Pubblicati i dati di uno studio clinico italiano condotto su 36 pazienti: osservata un’elevata tollerabilità del trattamento e i dati sulla remissione di malattia e sopravvivenza sono positivi

Sull’asse Monza-Bergamo sta trovando consolidamento la ricerca sulle CAR-CIK, considerate un componente di belle speranze del gruppo delle terapie basate sull’antigene CAR, di cui le CAR-T sono il rappresentante più noto e affermato. Da anni la Fondazione Tettamanti svolge la propria attività su questi innovativi trattamenti e, pochi giorni fa, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Blood Cancer Journal i risultati dello studio clinico accademico guidato dal professor Andrea Biondi della Fondazione Tettamanti e dal professor Alessandro Rambaldi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Dallo studio sono emerse l’efficacia e l’elevata tollerabilità delle cellule CARCIK nel trattamento di 36 pazienti con leucemia linfoblastica acuta di tipo B in ricaduta di malattia dopo il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche.

La leucemia linfoblastica acuta di tipo B in ricaduta di malattia dopo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatore è una forma molto aggressiva e resistente agli attuali protocolli di trattamento per cui sono necessarie terapie nuove, in grado di interferire con i meccanismi di ripresa del processo patogenetico e assicurare una maggior stabilità al paziente, accompagnata da una più elevata qualità di vita. Ecco perché le CAR-CIK costituiscono un’arma in più per contrastare forme così aggressive di leucemia. Infatti, queste terapie altro non sono che linfociti T prelevati da un donatore compatibile con il paziente e modificati geneticamente nei laboratori dell’officina farmaceutica della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM) e dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza affinché possano esprimere sulla loro superficie i recettori chimerici capaci di riconoscere e classificare come elementi estranei e pericolosi particolari bersagli sulle cellule tumorali (detti antigeni). Ciò permette alle CAR-CIK di aggredire e uccidere le cellule malate, favorendo la secrezione di citochine, essenziali per la risposta immunitaria.

Questo studio è il risultato di un percorso di ricerca accademico che in soli dieci anni ha permesso l’ideazione, lo sviluppo preclinico e la sperimentazione con successo sui pazienti di un nuovo approccio terapeutico per forme di leucemia molto aggressive negli adulti e nei bambini”, dichiara Andrea Biondi, Direttore Scientifico della Fondazione Tettamanti. “La fondamentale collaborazione con enti autorevoli ed esperti in questo campo, come l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha consentito di raccogliere evidenze scientifiche significative a sostegno dell’efficacia e della tollerabilità delle CAR-CIK. Oggi la piattaforma tecnologica della Fondazione Tettamanti a Monza, tra le poche in Europa per la produzione di queste cellule geneticamente modificate, rappresenta una risorsa importante su cui puntare per l’innovazione in medicina a beneficio dei pazienti che non trovano risposta terapeutica nei trattamenti oggi disponibili”. A conferma di ciò, le CAR-CIK sviluppate a Monza hanno ottenuto l’autorizzazione dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la sperimentazione anche sui linfomi non Hodgkin di tipo B refrattari ai trattamenti e non candidabili a terapie con cellule CAR-T attualmente disponibili.

La soddisfazione dei ricercatori è tangibile almeno quanto i risultati restituiti dallo studio in cui si è osservata una remissione completa di malattia in 30 pazienti sui 36 totali (32 adulti e 4 bambini), pari all’83% dei casi di leucemia linfoblastica acuta di tipo B. La sopravvivenza generale è stata del 57% a un anno dal trattamento e quella libera da malattia del 32%. È stato, inoltre, osservato che le cellule CAR-CIK si sono espanse rapidamente dopo l’infusione e sono rimaste rintracciabili nell’organismo per oltre 2 anni. Infine, la tollerabilità del trattamento si è rivelata elevata e non si sono verificati casi di malattia del trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), uno dei fattori di rischio dei trapianti di cellule ematopoietiche. 

Nel corso degli ultimi anni, i risultati terapeutici nella leucemia linfoblastica acuta hanno registrato progressi formidabili, che fortunatamente non si sono limitati ai pazienti pediatrici, ma si sono documentati anche in quelli di età superiore a 18 anni”, afferma Alessandro Rambaldi, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Professore Ordinario di Ematologia all’Università Statale di Milano. “Tuttavia, una quota ancora significativa di pazienti ha necessità di un trapianto di cellule staminali allogeniche dopo il quale, si deve ancora registrare una recidiva di malattia nel 20-40% dei casi. Questi sono i pazienti per i quali gli studi con cellule CAR-CIK allogeniche sono stati disegnati e condotti nel corso di questi anni e va sottolineato che prima del trattamento con cellule CAR-CIK tutti i pazienti erano ricaduti dopo uno o due trapianti allogenici (nel 25%). La terapia con CAR-CIK ha ottenuto una remissione completa ematologica di malattia nell’83% dei pazienti e tra questi la risposta era molecolare nell’89%”.

Tutti i 36 pazienti sottoposti a questa terapia sperimentale sono stati trattati all’interno di tre protocolli scientifici autorizzati dall’AIFA: 15 sono stati reclutati in uno studio di Fase I/II, 6 in un programma compassionevole e 15 in uno studio di Fase II, da febbraio 2019 a dicembre 2023. Il periodo medio di osservazione è stato superiore ai 2 anni. 

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