Il filone di ricerca aperto dalle due vincitrici del Nobel è popolato da scienziate brillanti che stanno contribuendo a realizzare le promesse dell’editing genomico
In genetica si parla di effetto del fondatore quando una popolazione presenta caratteristiche particolari che erano casualmente presenti in chi l'ha fondata. Qualcosa di simile può essere accaduto anche alla scienza di CRISPR, un campo di ricerca che continua ad attrarre grandi talenti femminili. Alla vigilia dell'8 marzo proponiamo una carrellata con alcune delle pioniere. I loro contributi vanno dall’invenzione di CRISPR 2.0 allo sviluppo di test diagnostici innovativi, dall’impegno per la terapia genica di prossima generazione al miglioramento delle specie su cui si basa l’alimentazione globale. Tante le statunitensi, ma si fanno notare anche Italia, Iran, Cina (e molte altre ricercatrici avrebbero meritato una menzione).
Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier possono aver perso l'ultimo round nella battaglia sul brevetto fondante della tecnologia, ma saranno ricordate per sempre come le inventrici di CRISPR. La scienziata americana ha ricordato in diverse occasioni com’è nato il suo desiderio di fare ricerca, quando era ragazzina. Ha raccontato anche che un consulente scolastico provò a scoraggiarla quando seppe che voleva iscriversi a chimica al college: "Le ragazze non fanno scienza". Qualche decennio e molti brillanti esperimenti dopo è arrivato il più grande dei riconoscimenti, e vale la pena notare che quello di Doudna e Charpentier è il primo premio Nobel assegnato a una coppia di donne. La biochimica di Berkeley e la microbiologa francese (ora al Max Planck di Berlino) rappresentano un modello per tante ragazze interessate a trasformare la passione per la scienza in una carriera. Ecco altri splendidi esempi di “women in CRISPR”.
LE RE-INVENTRICI
Quando erano ricercatrici postdoc ad Harvard, la californiana Alexis Komor e l’italoamericana Nicole Gaudelli hanno sviluppato le prime versioni 2.0 di CRISPR. I loro correttori di basi (base-editor) assomigliano più alla funzione “trova e sostituisci di word” o a un “photoshop del DNA” che a un paio di forbici, perché consentono di correggere in modo preciso le singole lettere del genoma. Ora lavorano rispettivamente all’Università della California a San Diego e nella company BEAM Therapeutics.
L’ESPLORATRICE
Jill Banfield ama scherzare: «Sulla mia tomba scriveranno che sono stata la prima a parlare a Jennifer Doudna di CRISPR». Ma la scienziata di origine australiana in forze all’Innovative Genomics Institute, Berkeley, è molto più di questo: una geo-microbiologa che esplora la diversità microbica, ha fondato la metagenomica, ha scoperto nuovi rami dell’albero della vita e ha inventato metaCRISPR (un modo per editare intere comunità batteriche).
LA PIONIERA DEI CHIP
Kiana Aran è un’ingegnera di origini iraniane che lavora al Keck Graduate Institute e nella company Cardea Bio. È nota soprattutto per l’invenzione dei CRISPR chip. La sua specialità consiste nel coniugare biologia ed elettronica per progettare biosensori. Nel 2021 ha ricevuto il Nature Research Award for Inspiring Women in Science.
LA XENO-CHIRURGA
Jayme Locke è una chirurga dell’Università dell’Alabama, Birmingham. Il suo ultimo exploit è stato trapiantare i reni di un maiale editato in un uomo in morte cerebrale, tenendolo artificialmente in vita per pochi giorni a scopo di ricerca col consenso della famiglia. Il relativo paper è l’unico pubblicato finora su uno xenotrapianto CRISPR nella specie umana.
LA CORRETTRICE DI GENI
Dal San Raffaele di Milano all’Università di Stanford, Maria Grazia Roncarolo è una scienziata di punta nella medicina rigenerativa e nella terapia genica. Negli Stati Uniti ha co-fondato Graphite Bio, company per l’editing di prossima generazione focalizzata su malattie genetiche gravi come l’anemia falciforme.
LA GENETISTA DELLE PIANTE
Leena Tripathi è di origine indiana ma lavora a Nairobi per migliorare geneticamente gli alimenti base per l’Africa. La sua ricerca più importante all’Istituto Internazionale per l’Agricoltura Tropicale riguarda i banani Cavendish editati per resistere a un batterio patogeno. Sta sviluppando anche platani resistenti ai virus.
LA GENETISTA ANIMALE
Alison van Eenennaam ha lasciato l’Australia per gli Usa. All’Università della California a Davis ha usato l’editing e una sequenza della razza Angus per produrre bovini da latte senza corna, contribuendo al benessere animale. I capi Holstein nella foto non avranno bisogno di subire dolorosi interventi di decornazione.
L’ACCELERATRICE DI GENI
Flaminia Catteruccia al lavoro nell’insettario di Harvard. La scienziata italiana studia degli stratagemmi genetici detti gene drive che non obbediscono alle leggi di Mendel e servono a propagare geni di interesse. Il Santo Graal del suo campo è cancellare la malaria editando intere popolazioni di zanzare vettrici.
LA BIOETICISTA
Alta Charo (Università del Wisconsin, Madison) è una pensatrice originale arruolata in tutti i panel più importanti sull’editing genomico. Cresciuta con Star Trek e la sua visione di progresso, è più bio-ottimista che bio-pessimista, ma non pensa che le tecnologie siano intrinsecamente buone o cattive. Non è il mezzo a determinare il fine, ma chi lo usa.
LA CANTANTE NERD
Quando non è impegnata con la ricerca di frontiera ad Harvard, Pardis Sabeti canta e suona il basso con il gruppo indie rock Thousand Days. Questa genetista computazionale nata in Iran è stata inserita da TIME tra le persone più influenti per le sue ricerche su ebola. Il suo ultimo lavoro è un super CRISPR test per decine di virus.
LA REGINA DEI RACCOLTI
Genetista vegetale di punta in un paese che deve nutrire 1,4 miliardi di persone e investe molto nell’editing. Gao Caixia ha presentato su Nature un grano editato che resiste a una grave malattia fungina senza contraccolpi per la produttività. Potrebbe essere una delle prime piante CRISPR approvate dalla Cina con il nuovo quadro regolatorio.