carcinoma polmonare non a piccole cellule

La sperimentazione, se confermata, utilizzerà CRISPR per disattivare un gene che permetterebbe alla chemioterapia standard di funzionare meglio e più a lungo

Il Gene Editing Institute presso il Christiana Care Health System (Delaware) si sta preparando per chiedere l’approvazione dalla Food and Drug Administration (FDA) per uno studio sul cancro basato sulla tecnica di editing genomico CRISPR. L’innovazione di questo studio risiede nel fatto che l’editing genomico verrebbe fatto direttamente sulle cellule tumorali, senza coinvolgere quelle del sistema immunitario. Attualmente negli Stati Uniti sono 17 gli studi che utilizzano CRISPR per trattare il cancro, ma la maggior parte ha come obiettivo quello di modificare le cellule immunitarie per renderle in grado di attaccare le cellule tumorali.

Fare editing genomico sulle cellule del sistema immunitario è sostanzialmente una variazione della produzione delle cellule CAR-T, dato che CRISPR viene utilizzato per modificare le cellule T isolate dal sangue del paziente, per poi re infonderle nel paziente stesso. I ricercatori del Gene Editing Institute si sono invece concentrati sulla cellula tumorale, nello specifico sulle cellule di carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Se ricevessero il via libera dall’FDA, potrebbero reclutare dai 6 ai 10 pazienti colpiti da questo carcinoma e utilizzare CRISPR per modificare un gene che, se disattivato, consentirebbe alla chemioterapia standard di funzionare meglio e più a lungo. Questo potrebbe offrire ai pazienti un po’ di mesi di vita in più.

Il gene in questione è chiamato NRF2 ed è responsabile della produzione di una proteina, il fattore di trascrizione nucleare eritroide-2, che attiva circa 200 geni. Tra questi ce ne sono alcuni coinvolti nell’espulsione di sostanze estranee - come i farmaci chemoterapici, il cisplatino e il carboplatino - dalle cellule tumorali. In questo modo le cellule stesse rendono inefficaci le terapie.

“NRF2 è uno dei colpevoli principali nel contrastare il cisplatino e il carboplatino e l'espressione di NRF2 aumenta quando il cancro del polmone passa allo stadio successivo”, afferma Eric Kmiec, direttore dell’istituto americano. Gli studi in vitro suggeriscono che la riduzione dei livelli di NRF2 provochi una proliferazione più lenta delle cellule tumorali, oltre a renderle più sensibili ai chemoterapici. Il gruppo di ricerca non ha ancora deciso come trasportare il sistema di editing alle cellule tumorali, ma appena troveranno il meccanismo di consegna più adatto procederanno con la richiesta di approvazione della sperimentazione. Ma come farà questo sistema a non colpire anche le cellule sane? Secondo i ricercatori, CRISPR colpirà solo le cellule bersaglio perché le cellule che producono alti livelli di NRF2 hanno un piccolo segmento di DNA, chiamato sequenza PAM, che viene riconosciuto dal sistema di editing genomico, che poi corregge il difetto.

Il carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato lascia ai pazienti al massimo 6 mesi di vita. Proprio per questo motivo, i ricercatori sperano che le agenzie regolatorie permettano di velocizzare il procedimento necessario ad ottenere il via libera alla sperimentazione.

 

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