Visioni incontra

Il documentario “Human Nature” è stato proiettato a Milano lo scorso 12 settembre: consigliato per chi sa già tutto su CRISPR ma anche chi non ne sa proprio niente

“In principio doveva essere un documentario di venti minuti, ma poi, visto l’entusiasmo degli scienziati che abbiamo incontrato e poiché c’erano veramente tante cose da dire, abbiamo deciso di sviluppare un progetto più ampio: valeva la pena raccontare tutto con la correttezza scientifica ma comprensibile, perché riguarda tutti noi”. Così Meredith Desalazar, una delle produttrici del lungometraggio su CRISPR “Human Nature” , lo racconta dal palco del Teatro Litta di Milano, lo scorso 12 settembre, in occasione del Festival Internazionale del Documentario  “Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà”. Centosette minuti, divisi in sette capitoli, per raccontare i punti di forza e i lati oscuri di questa tecnologia talmente rivoluzionaria che qualcuno ha paragonato all’avvento di internet o del pc portatile.

La manipolazione del DNA non è certo una novità, come ha ricordato Gianvito Martino, direttore scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, prima della proiezione. Già 40 anni fa ne parlava Mario Capecchi, premio Nobel per la medicina nel 2007 proprio per avere realizzato il primo metodo in grado di modificare il DNA nei mammiferi. Inoltre, da oltre un decennio esistono tecniche di editing genomico che portano il nome di “Zinc-finger” e “TALEN” la vera novità ora è la precisione con cui CRISPR permette di farlo. A spiegare come funziona quest’innovativa tecnologia sono i diversi scienziati che hanno contribuito alla scoperta di Crispr-Cas9, ma anche i bioeticisti che stanno lavorando per capire fino a che punto è lecito manipolare il nostro DNA e i pazienti come David, un bambino americano affetto da anemia falciforme, tra i primi a partecipare a un trial clinico con Crispr-Cas9.

Adam Bolt, regista e autore del documentario, scritto insieme a Regina Sobel, inizia proprio da qui, da uno dei tanti pazienti che a causa di un singolo difetto genetico si porta dietro una malattia invalidante che lo costringe a trasfusioni ripetute per poter condurre una vita normale. Difetto dovuto all’errato posizionamento di una delle quattro “lettere” del DNA (A, C, G, T), che potrebbe essere corretto con la terapia genica, come si è cercato di fare in passato senza successo, o con l’editing genomico, come si sta provando a fare al momento.

Cosa significa esattamente CRISPR e come funziona, lo raccontano direttamente gli scienziati che hanno contribuito alla scoperta, tra cui Jennifer Doudna dell'Università della California a Berkeley e Emmanuelle Charpentier del Max Planck Institute. Dall’identificazione delle “brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolari” o Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats a cui si deve l’acronimo CRISPR (si pronuncia “crisper”) al funzionamento della proteina Cas9 nei batteri. Come viene spiegato nel secondo capitolo, questa tecnica di editing genomico prende spunto proprio dalla natura: da un sistema di difesa dei batteri.

Dalla scoperta del sistema Cripr-Cas9, agli esperimenti in laboratorio per testare le sue grandi potenzialità, fino ai primi trial clinici per l’applicazione sull’uomo il salto è breve, come racconta il regista. Nel giro di soli 5 anni si contano già diverse startup che stanno provando a utilizzare CRISPR per effettuare trial clinici su diverse malattie genetiche che non hanno ad oggi una cura, come l’anemia falciforme appunto, o effettuare xenotrapianti (trapianti in pazienti di organi provenienti da una specie diversa, quindi animale) per risolvere il problema della mancanza di organi disponibili. Ma queste applicazioni comportano anche un importante dibattito bioetico: le finalità possono considerarsi tutte etiche? Per esempio ci sono geni che se “spenti” possono inibire il dolore, strategia che potrebbe essere utilissima per i malati terminali di cancro, ma che potrebbe essere sfruttata anche per rendere i soldati invulnerabili alle torture, come sottolinea uno degli scienziati intervistati nel documentario.

Il confine tra strategia terapeutica ed eugenetica non è sempre ben delineato e in molti temono ci possa essere una deriva. Basta ricordare il caso dello scorso anno delle due gemelline nate in Cina con il DNA modificato per resistere al virus dell’Hiv. Notizia che ha dato seguito a un enorme clamore mediatico ma anche alla richiesta, da parte di alcuni scienziati, di una moratoria sugli esperimenti clinici di editing genomico sulle linee germinali. Se poter manipolare il genoma umano, e come, è ormai un dibattito quotidiano per la comunità scientifica che sta cercando di tracciare delle linee guida. Se certamente ancora non siamo in grado di poter scegliere le caratteristiche, fisiche o meno, dei nostri futuri figli, non è detto che un domani – se davvero lo vorremmo – non riusciremo a farlo. Anzi c’è chi pensa che sicuramente ci arriveremo e si augura che a quel punto la nostra specie sarà più evoluta e autoregolamentata, perché il rischio potrebbe essere l’autodistruzione.

È questo l’epilogo del documentario su CRISPR, sette capitoli che ne raccontano passato, presente e futuro in maniera accurata ma semplice e chiara, che lasciano qualcosa a chi ha appena imparato come si pronuncia questo difficile acronimo, ma anche a chi di CRISPR pensava di sapere già tutto.

Human Nature verrà proiettato anche a Roma, l'11 ottobre 2019, all'interno della decima edizione della rassegna dei documentari di Internazionale. Per maggiori informazioni clicca qui.

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