Sono stati diffusi a dicembre i risultati preliminari ottenuti su due pazienti trattati con la terapia sperimentale EDIT-30. I dati sono promettenti e non è stato osservato nessun evento avverso
Quando i globuli rossi perdono la loro caratteristica forma discoidale per assumere quella ben più inquietante di una falce significa che ci si trova in presenza dell’anemia falciforme, la più nota malattia ereditaria del sangue, provocata da mutazioni a danno del gene della beta-globina che incidono pesantemente sulla forma dell’emazia. I trattamenti dell’anemia falciforme sono perlopiù sintomatici, volti a ridurre l’anemia e il rischio di infarti cerebrali, ma da anni le prospettive di una terapia che miri alle basi genetiche della malattia stanno portando risultati via via più concreti. Lo dimostrano i primi dati dello studio di Fase I/II RUBY nel quale sono già stati arruolati due pazienti a cui è stata somministrata EDIT-30, terapia sperimentale basata sull’editing genomico.
Lo scorso dicembre Editas Medicine, azienda biotech impegnata nello sviluppo di prodotti basati sulla tecnologia dell’editing genomico, ha diffuso i primi dati disponibili relativi a EDIT-301, una terapia in fase di sperimentazione per il trattamento delle forme più severe di anemia falciforme. Si tratta di informazioni relative all’efficacia e, soprattutto, alla sicurezza visto che l’obiettivo primario dello studio clinico RUBY è la valutazione del tasso di crisi vaso-occlusive prima e dopo il trattamento. Soltanto alcuni mesi fa era stato annunciato l’avvio di questo trial clinico a braccio singolo, progettato per valutare la sicurezza e l’efficacia di una terapia sperimentale contro l’anemia falciforme grave e la beta-talassemia trasfusione-dipendente (TDT).
EDIT-301 - questo il nome della terapia avanzata - è un prodotto basato sulla modifica genetica delle cellule staminali ematopoietiche CD34+ prelevate dai pazienti. A permetterla è un sistema di editing del genoma, noto come Crispr-Cas12, che sfrutta una nucleasi (AsCas12) per apportare una correzione nella regione del promotore dei geni HBG1 e HBG2, i quali codificano per la gamma globina. Tutto ciò induce un aumento dell’espressione di emoglobina fetale (HbF) a tutto vantaggio dei malati. Infatti, l’emoglobina dei pazienti con anemia falciforme tende a formare polimeri, che assumono la classica forma allungata a falce, responsabili di emolisi e crisi vaso-occlusive. Una serie di studi hanno dimostrato che livelli più elevati di HbF contrastano la polimerizzazione dell’emoglobina falciforme, riducendo così gli effetti della malattia (che nei casi più gravi possono portare a insufficienza d’organo e alla morte dei pazienti).
Secondo quanto comunicato dalla società statunitense con sede a Cambridge (Massachusetts), entrambi i pazienti trattati con EDIT-301 hanno raggiunto un buon successo nell’attecchimento di neutrofili e piastrine. Il primo paziente ha raggiunto l’attecchimento dei neutrofili 23 giorni dopo l’infusione di EDIT-301 e quello delle piastrine a 19 giorni dall’infusione. Il secondo paziente, invece, ha raggiunto l’attecchimento dei neutrofili e delle piastrine rispettivamente 29 e 37 giorni dopo l’infusione di EDIT-301. Cinque mesi dopo il trattamento, il primo paziente trattato con EDIT-301 presentava un livello di emoglobina totale pari a 16,4 g/dL, mentre l’emoglobina fetale era del 45,4% e l’HbF corpuscolare media aveva raggiunto i 13,8 pg/globuli rossi, superiore alla soglia di 10,0 pg/globuli rossi necessaria per sopprimere la falce dei globuli rossi. Inoltre, l’aumento di HbF nel primo paziente era pancellulare, con cellule contenenti tale variante in costante aumento fino a raggiungere oltre il 95% dei globuli rossi. EDIT-301 è stato ben tollerato nei due pazienti e ha dimostrato un profilo di sicurezza coerente con il condizionamento mieloablativo con busulfano e trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche. Infatti, nessuno dei pazienti, rispettivamente a 5 e 1,5 mesi di follow-up dopo il trattamento con EDIT-301, ha manifestato eventi vaso-occlusivi, a conferma del robusto profilo di sicurezza del farmaco.
“I promettenti risultati visti nello studio RUBY ci forniscono una prova clinica di concetto per EDIT-301, supportando la nostra convinzione che possa trattarsi di un medicinale specifico per malattia sul piano clinico, da somministrare una tantum, ma in grado di produrre effetti durevoli e fornire così benefici clinici radicali ai pazienti con le forme di anemia falciforme più gravi”, afferma Baisong Mei, Vicepresidente senior e Direttore Medico di Editas Medicine. “Vorrei ringraziare i partecipanti, le loro famiglie, i medici e i colleghi delle istituzioni che contribuiscono allo studio RUBY. Siamo ansiosi di condividere ulteriori aggiornamenti clinici già entro la metà del 2023”. A questo punto non resta che farsi un nodo al fazzoletto e attendere ulteriori (promettenti) sviluppi.