La dichiarazione di intenti su Nature, scopriamo di cosa si tratta

Il biologo molecolare russo Denis Rebrikov ha recentemente dichiarato a Nature di voler emulare l’esperimento di editing genomico di He Jiankui, il ricercatore cinese divenuto famoso qualche mese fa per il caso delle gemelline geneticamente modificate con la tecnica di editing CRISPR/Cas9. Il suo obiettivo è quello di migliorare la procedura e, stando alle sue parole, renderla più sicura ed eticamente più accettabile. Come era prevedibile la comunità scientifica e bioetica si è dichiarata fortemente critica al riguardo, soprattutto perché la legislazione russa non si esprime chiaramente sull’uso dell’ingegneria genetica applicata alle linee germinali umane. Rebrikov – direttore di un laboratorio di editing genomico presso una delle più grandi cliniche della fertilità in Russia, il Kulakov National Medical Research Center for Obstetrics, Gynecology and Perionatology, e ricercatore presso la Pirogov Russian National Research Medical University di Mosca – potrebbe essere il secondo scienziato al mondo a utilizzare CRISPR/Cas9 per modificare embrioni umani con lo scopo di portare a termine una gravidanza.

Il target di CRISPR è sempre lo stesso: il gene CCR5, che codifica per delle proteine di membrana che permettono al virus HIV di entrare nelle cellule e che, se inattivato, impedisce l’infezione.
La maggior parte degli scienziati è d’accordo nell’affermare che non esiste al momento una motivazione valida per modificare geneticamente questo gene per inattivare entrambe le sue copie. I benefici attesi non superano infatti i rischi calcolabili: la sicurezza è quindi dubbia e il ruolo del CCR5 in forma attiva sembrerebbe essere addirittura utile nel caso di alcune infezioni virali, come l’influenza e la febbre del Nilo.

CCR5 è stato inoltre oggetto di una recente ricerca che mette in correlazione la mancanza di almeno una copia funzionante del gene con una aspettativa di vita ridotta. Lo studio, pubblicato a inizio giugno su Nature, ha evidenziato che le persone con entrambe le copie del gene disattivate avrebbero il 21% di probabilità in più di morire prima dei 76 anni rispetto a coloro i quali hanno almeno una copia funzionante. Il motivo di questa discrepanza è ancora sconosciuto. L’analisi, basata sui dati raccolti nel progetto Biobank (Regno Unito), è stata fatta su parametri genetici e sanitari provenienti da quasi 410.000 persone.

Quali dunque sarebbero le differenze rispetto al presunto esperimento cinese?
Il ricercatore russo ha affermato che la sua procedura, rispetto a quella cinese, prevede maggiori benefici, meno rischi e sarebbe eticamente più accettabile rispetto all’esperimento fatto dal ricercatore cinese. Le differenze starebbero nella tipologia di editing utilizzato: il gene non verrebbe corretto, ma disattivato, in embrioni destinati ad essere impiantati in donne sieropositive che non rispondono al trattamento farmacologico standard per l’infezione, riducendo il rischio che il virus venga trasmesso al bambino.

Nell’esperimento cinese, invece, pare siano stati modificati degli embrioni derivanti da madre sana e padre sieropositivo. Il che, da un punto di vista meramente pratico, è stato valutato “quasi inutile”, visto che il rischio di trasmissione da padre a figlio è minimo e può comunque essere prevenuto senza ricorrere all’ingegneria genetica.
Tuttavia le obiezioni rimangono le stesse già espresse precedentemente nei confronti dello scienziato cinese: la tecnologia non è ancora pronta per affrontare in sicurezza l’editing genomico sugli embrioni umani; non c’è un valido beneficio per giustificare l’editing di CCR5; i rischi, anche con le precisazioni del ricercatore russo, superano i benefici e la possibilità di infezione da HIV non è eliminata completamente (rimane un 10% di possibilità). A questo già complicato quadro si aggiunge anche la possibilità di mutazioni fuori bersaglio: Rebrikov starebbe mettendo a punto una tecnica in grado di garantire l’assenza di mutazioni fuori dal punto di interesse. I dubbi sulla possibile efficacia sono molti.

L’editing genomico è vietato in molto Paesi (leggi qui il nostro approfondimento sul tema) e la legge russa vieta l’ingegneria genetica nella maggior parte dei casi. Purtroppo, non risulta chiaro come queste regole si possano applicare all’editing su embrioni umani.
Denis Rebrikov vorrebbe mettere in atto la procedura entro l’anno, sperando che nei prossimi mesi arrivi dagli organi competenti un chiarimento di tipo giuridico sui regolamenti russi in questo ambito. Se così non fosse potrebbe agire anche senza approvazione. Si tratterà dunque di un nuovo “scandalo dei bambini CRISPR” o di una formula pubblicitaria?

 

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