La FDA statunitense ha autorizzato afamitresgene autoleucel per il trattamento di pazienti adulti affetti da un raro tumore dei tessuti molli: il sarcoma sinoviale
Probabilmente alla notizia di una nuova terapia a base di linfociti T approvata contro un tumore solido - per ora solo negli Stati Uniti - vari clinici, pazienti ed esperti del settore avranno esultato dai luoghi di villeggiatura dove stavano trascorrendo le vacanze estive. Mentre a gran parte delle persone l'autorizzazione, giunta all’inizio del mese di agosto, potrebbe esser passata inosservata. Eppure si tratta di una notizia da prima pagina per il settore delle moderne immunoterapie perché implica la disponibilità (perlomeno oltreoceano) di un trattamento basato sull’ingegnerizzazione dei linfociti T destinato a contrastare una rara neoplasia.
Ad aver ricevuto il semaforo verde della Food and Drug Administration (FDA) statunitense è afamitresgene autoleucel (afami-cel; nome commerciale TECELRA), la prima terapia a base di cellule T ingegnerizzate (TCR) sviluppata per il trattamento di individui adulti affetti da sarcoma sinoviale, un’assai poco conosciuta forma di sarcoma dei tessuti molli.
Il primo punto da chiarire di questa notizia è però relativo al tipo di terapia: non si tratta, infatti, di una CAR-T bensì di una cosiddetta terapia TCR, di cui Osservatorio Terapie Avanzate si è recentemente occupato, spiegando come questo genere di trattamenti possa fare da apripista per l’individuazione di una soluzione efficace contro certi tumori solidi. Le terapie TCR, come afami-cel, sono progettate per prendere a bersaglio antigeni espressi non solo sulla superficie delle cellule neoplastiche ma anche - e soprattutto - al loro interno: il perno di questa nuova classe di immunoterapie è proprio il T Cell Receptor (recettore dei linfociti T) che consente il legame del linfocita alla cellula bersaglio. Mentre le CAR-T sono progettate per riconoscere e attaccare le cellule che espongono determinati antigeni sulla superficie esterna, le TCR sono in grado di riconoscere anche quelli non chiaramente presenti sulla superficie. La questione del riconoscimento della cellula infettata da parte delle pattuglie cellulari del sistema immunitario è ben più complessa ma l’ingegnerizzazione del TCR ha le carte in regola per piegare la resistenza dei tumori solidi i quali, come è noto, ostentano un ampio ed eterogeneo mantello di antigeni che rende difficoltoso elaborare una terapia sufficientemente valida.
“L’approvazione di afami-cel è un passaggio importante del percorso iniziato da Adaptimmune per ridefinire il modo in cui viene trattato il cancro e, al contempo, rappresenta l’apice di un decennio di ricerca e sviluppo senza precedenti”, afferma in una nota stampa Adrian Rawcliffe, Amministratore Delegato dell’azienda biotech Adaptimmune, il quale ringrazia pubblicamente i pazienti, gli operatori sanitari, i ricercatori e i team clinici che hanno permesso di raggiungere questo momento spartiacque per la terapia cellulare e per le persone affette da sarcoma sinoviale. L’approvazione di afami-cel è basata sui risultati dello studio clinico SPEARHEAD-1 che ha incluso 44 pazienti affetti da sarcoma sinoviale metastatico esprimenti l’antigene MAGE-A4 contro cui è diretta la terapia di Adaptimmune. I risultati del trial sono stati pubblicati lo scorso aprile sulla rivista The Lancet e comprendono anche 8 pazienti affetti da liposarcoma mixoide a cellule rotonde (MRCLS), un tumore che ha in comune con il sarcoma sinoviale proprio l’espressione di MAGE-A4. Inoltre, prima di ricevere la terapia, tutti i pazienti arruolati sono stati sottoposti a chemioterapia.
Secondo i dati resi pubblici afami-cel è stata in grado di produrre un tasso di risposta globale (Overall Response Rate, ORR) del 43% con una risposta completa nel 4,5% dei casi; la durata mediana della risposta è stata di 6 mesi ma, di tutti i pazienti trattati, il 39% ha raggiunto una risposta della durata di 12 o più mesi. “Afami-cel utilizza le cellule immunitarie del paziente per riconoscere e attaccare le cellule tumorali con un regime di infusione una tantum, ed è completamente diverso dagli attuali standard di cura per il sarcoma sinoviale avanzato”, precisa Sandra D’Angelo, oncologa del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e principal investigator del trial SPEARHEAD. “Tale approvazione rappresenta una nuova opzione tanto necessaria per le persone a cui sia stato diagnosticato questo tipo di sarcoma, quanto fondamentale sul percorso clinico delle terapie cellulari contro i tumori solidi”. Afami-cel ha dimostrato di possedere un eccellente profilo di sicurezza dal momento che un dei più noti eventi avversi - la sindrome da rilascio di citochine - rilevabile nelle persone sottoposte a questa classe di trattamenti è stata riscontrata nel 71% dei partecipanti allo studio ma in una forma non grave e ben gestita dall’équipe di medici coinvolti nella sperimentazione.
Sebbene il processo produttivo di afami-cel sia molto simile a quello delle CAR-T – che prevede il prelievo dal paziente delle cellule da ingegnerizzare, la loro manipolazione genetica e poi la reinfusione nel malato - la “meccanica” di questa forma di immunoterapia è differente e potrebbe rappresentare un vantaggio non trascurabile proprio contro forme tumorali solide in cui le CAR-T ancora faticano a conseguire risposte profonde e durature.