Il Vecchio Continente è un passo indietro rispetto al Nord America e all’Asia per quanto riguarda il numero di sperimentazioni cliniche con le terapie avanzate
Nel periodo tra il 2014 e il 2018 il numero totale dei trial clinici con le terapie avanzate (Advanced Therapy Medicinal Product, ATMP) è aumentato del 32%, con un incremento notevole in Nord America (+36%, per un totale di 845 studi) e in Asia (+28%, per un totale di 736 studi), ma esiguo in Europa (meno del 2%, per un totale di 323 studi). I dati, provenienti da uno studio condotto dall'Alliance for Regenerative Medicine (ARM), sono stati ricavati dall’analisi di 2.097 studi clinici condotti in tutto il mondo tra il 2014 e la prima metà del 2019. La causa delle differenze nelle percentuali di crescita potrebbe essere proprio la normativa europea, che prevede una gestione più complessa delle revisioni e delle autorizzazioni.
Secondo uno studio americano aggiornato a dicembre 2018 e di cui Osservatorio Terapie Avanzate aveva già riportati i risultati, l’Europa è in testa per il numero di approvazioni e i prodotti più facilmente autorizzati sono quelli che si sviluppano a partire dalle cellule del paziente stesso. L’European Medicines Agency (EMA), infatti, è l’ente che ha concesso il maggior numero di autorizzazioni all’immissione in commercio di terapia avanzate e molti dei farmaci innovativi in fase di studio nel resto mondo derivano dalla ricerca europea. Evidente quindi la qualità della ricerca – con particolare menzione al nostro Paese, a tutti gli effetti la “culla” delle terapie avanzate – e ai centri qualificati presenti sul territorio, riconosciuti a livello internazionale.
Attualmente, la principale normativa di riferimento per i farmaci è il Regolamento CE 1394/2007, che aggiorna la Direttiva 2001/83/CE (relativo ai medicinali per uso umano) e il Regolamento CE 726/2004 (per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario). Inoltre, come riportato sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco, “la Direttiva 2009/120/CE (che modifica la Direttiva 2001/83/CE) ha aggiornato le definizioni e i requisiti scientifici e tecnici per i medicinali di terapia genica e di terapia cellulare somatica. Ha inoltre stabilito requisiti scientifici e tecnici dettagliati per i medicinali di ingegneria tessutale, nonché per gli ATMP contenenti dispositivi medici. Come per qualsiasi medicinale, anche lo sviluppo delle terapie avanzate deve essere conforme alla Direttiva 2001/20/CE relativamente all'applicazione della buona pratica clinica nell'esecuzione della sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano (Regolamento 536/2014) che prevede norme specifiche per questa tipologia di medicinali, proprio in considerazione della loro complessità.”
Proprio la Direttiva 2001/20/CE potrebbe aver avuto come conseguenza il calo del numero di sperimentazioni, specialmente nel caso di trial clinici effettuati in più Stati membri, dato che revisione e approvazione devono essere rifatte in ogni Paese coinvolto nello studio. Questo vale per tutti i farmaci, ma per le terapie avanzate è ancora più complesso, anche perché la direttiva consente un ritardo di 90 giorni per la revisione delle domande di autorizzazione con una possibile proroga di altri 90 giorni, mentre i medicinali classici ne richiedono solo 60. ARM ha analizzato gli studi clinici con terapie avanzate a livello globale nel periodo tra gennaio 2014 e giugno 2019 e poi ha fatto un sondaggio online tra i membri dell’Alleanza nella prima metà del 2019. Per quanto riguarda la prima parte dell’analisi, in Nord America i trial clinici di Fase I sono il 47% (394 su 845), in Asia il 35% (258 su 736) e in Europa solo il 27% (87 su 323). Le differenze sono molto marcate nell’ambito delle sperimentazioni cliniche con terapia genica (in cui sono state incluse le terapie basate su editing genomico, quelle con cellule geneticamente modificate e immunoterapia): il 71% dei nuovi trial in Nord America è in questo campo, rispetto al 58% dell’Asia e al 55% europeo. Questo perché i prodotti di terapia genica devono essere conformi alla normativa sugli organismi geneticamente modificati (OGM), che di solito è gestita dalle autorità ambientali e non dalla sanità. La variabilità è notevole sia nel numero di trial che nella velocità di approvazione, per cui i dati presentati sono una fotografia complessiva e non riflettono la situazione di ciascun Paese.
La seconda parte dello studio, ovvero l’indagine online, è stata svolta su 22 risposte ricevute dai membri ARM e sui dati relativi a 30 trial clinici. È stato sottolineato che i più importanti criteri per la selezione di un Paese e di un centro clinico per iniziare un trial sono la competenza del centro e dei professionisti che ci lavorano. Subito dopo in ordine di importanza, la velocità nell’approvazione, che va da 30 giorni a più di un anno (con una media di 6 mesi), e la competenza delle autorità di regolamentazione. Al di là delle già più lunghe tempistiche di approvazione consentite, i risultati del sondaggio online segnalano che gli enti regolatori causano spesso un ulteriore ritardo.
Come affermato nello studio, l’Europa potrebbe incrementare il numero di trial clinici migliorando le tempistiche di approvazione, semplificandole in caso di trial clinici in più Paesi e accelerando il processo di revisione per le terapie geniche (con un’attenzione speciale alla dicitura OGM). Entro il 2020 il Regolamento 536/2014 dovrebbe essere modificato e aggiornato: questa potrebbe essere una buona opportunità per far diventare competitiva l’Europa sotto questo punto di vista e per dare una possibilità in più ai pazienti.