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Nasce a Londra il Consorzio Europeo AGORA (Access to Gene therapies fOr RAre disease) per mettere a punto delle strategie concrete per assicurare l’accesso a queste innovative terapie 

Uniche ed inestimabili come la tigre bianca o il leone albino, le terapie geniche - che nell’immaginario collettivo rappresentano il trionfo della medicina su malattie considerate incurabili - sono già a rischio di estinzione. Assicurare un futuro alle terapie geniche sviluppate, e in via di sviluppo, per le malattie rare diventa quindi una vera sfida, come sottolineato in un articolo pubblicato ad agosto sulla rivista Nature Medicine. Francesca Pasinelli, Direttore Generale di Fondazione Telethon, Luigi Naldini e Alessandro Aiuti, rispettivamente Direttore e Vicedirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano, hanno lanciato così il loro appello per scongiurare il ritiro dal mercato di terapie geniche salvavita oggi impiegate contro le malattie rare.

E non è un caso che una tal significativa presa di posizione giunga dai vertici della Fondazione italiana - da oltre trent’anni impegnata nella ricerca contro le malattie genetiche rare - visto che proprio dai laboratori di Telethon è uscita la prima terapia genica a base di cellule staminali mai prodotta al mondo: si tratta di Strimvelis, frutto di una oculata collaborazione con l’industria farmaceutica, e destinata al trattamento dell’ADA-SCID. Ad essa ha fatto seguito anche Libmedly, sviluppata per contrastare la leucodistrofia metacromatica. Testimonianze tangibili di come la sinergia tra il mondo accademico e quello dell’industria possa produrre risultati straordinari. 

Purtroppo, da alcuni anni sta sollevando non poche preoccupazioni la tendenza sempre più forte da parte delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche a disinvestire nell’ambito delle malattie rare per ragioni di insufficiente ritorno economico. Ciò evidenzia la necessità di individuare soluzioni alternative per rendere disponibili le terapie geniche salvavita per i bambini nati con malattie genetiche rare. Fra queste c’è la nascita del Consorzio AGORA (Access to Gene therapies fOr RAre disease), il cui primo incontro si è tenuto presso il London’s Great Ormond Street Hospital for Children (GOSH) e a cui partecipano scienziati provenienti da sei Paesi Europei. Tra i membri del Consorzio compaiono il prof. Naldini e il prof. Aiuti - entrambi anche membri del Comitato Scientifico di Osservatorio Terapie Avanzate - ai quali si aggiunge la prof.ssa Maria Ester Bernardo, Coordinatore Clinico dell’Unità di Ricerca Clinica Pediatrica presso l’SR-Tiget di Milano.

È necessario analizzare il contesto attuale in cui versano le terapie geniche per le malattie rare, identificando le aree sulle quali intervenire per mettere a punto delle strategie che ci permettano di renderle disponibili a tutti i bambini che ne abbiano bisogno”, spiega Naldini. “Ci sono problemi di natura diversa, che abbiamo affrontato nello studio pubblicato su Nature Medicine, e per risolverli è necessario l’intervento di diversi attori: scienziati, associazioni di pazienti, agenzie di finanziamento pubbliche e private, aziende farmaceutiche, enti regolatori e pagatori, agenzie di valutazione delle tecnologie sanitarie. Partecipare ad AGORA è un ulteriore passo, che ci permetterà di coinvolgere queste figure a livello europeo in modo da poter mettere in atto delle azioni congiunte a diversi livelli per semplificare lo sviluppo di questi farmaci complessi, riducendo anche i costi di produzione, rendendo le terapie più sostenibili”.

Le terapie avanzate rappresentano lo sguardo che la medicina ha sempre proiettato oltre l’orizzonte delle proprie possibilità, alla ricerca di nuovi ed efficaci modi per curare (non solamente trattare) una malattia alla radice. La terapia genica rappresenta al meglio il raggiungimento di tale orizzonte e se le malattie rare sono state il primo banco di prova per la messa a punto di nuove piattaforme tecnologiche, l’estensione di questo approccio a farmaci di utilizzo più amplio, quali le terapie CAR-T per i tumori e i vaccini utilizzati per la pandemia da COVID-19, ne rappresenta il superamento. Purtroppo, i costi di sviluppo di questi innovativi trattamenti sono elevati almeno quanto lo sforzo da compiere per mantenerli sul mercato. “La produzione e commercializzazione delle terapie geniche è onerosa, in quanto sono necessarie fabbriche altamente specializzate, processi complessi per la gestione delle cellule dei pazienti e dei vettori virali, e una fase finale di test molto precisa. A questo si aggiungono i costi di mantenimento sul mercato”, spiega Aiuti. “Una possibile soluzione, che abbiamo proposto nello studio pubblicato su Nature Medicine e che studieremo anche nel Consorzio AGORA, potrebbe essere la creazione di un ente non-profit, sostenibile e indipendente, che si faccia carico dei processi di autorizzazione, fornitura e accesso per le terapie geniche che l’industria sceglie di non rendere più disponibili ai pazienti. Agire è una precisa responsabilità non solo di noi medici e scienziati, ma di tutti, a partire dalle Istituzioni Nazionali ed Europee, che rappresentano e devono garantire eguali diritti a tutti i cittadini”.

A tal proposito un caso emblematico di ritiro dal mercato, per motivi economici, è rappresentato da BlueBird Bio con la propria terapia genica per la beta talassemia e quella per la adrenoleucodistrofia cerebrale, per il mancato accordo con gli enti pagatori di diversi Paesi sul prezzo e le modalità di rimborso (questi prodotti hanno invece da poco ottenuto l’autorizzazione alla commercializzazione negli Stati Uniti). Altro caso rappresentativo è l’annuncio, di pochi mesi fa, da parte di Orchard Therapeutics di ritirare i propri investimenti su Strimvelis, la terapia genica per la cura dell’ADA-SCID che ha permesso di curare oltre 40 bambini da tutto il mondo. “Partecipare ad AGORA è un ulteriore passo, che ci permetterà di coinvolgere queste figure a livello europeo in modo da poter mettere in atto delle azioni congiunte a diversi livelli per semplificare lo sviluppo di questi farmaci complessi, riducendo anche i costi di produzione, rendendo le terapie più sostenibili”, dichiara infine Francesca Pasinelli. “Ciò che stiamo facendo con Strimvelis ne è l’attuazione concreta. Fondazione Telethon ha infatti deciso di rilevare da Orchard Therapeutics la commercializzazione della terapia genica per l’ADA-SCID, creando un ente non-profit ad hoc e facendosi quindi carico di tutti i costi di gestione e di mantenimento sul mercato. Non solo, con un ente non-profit potremo ‘donare’ la terapia a pazienti meno abbienti, che non dovessero avere diritto al rimborso da parte del SSN in quanto cittadini extra-europei o che non disponessero di un’assicurazione medica. Tuttavia, con sei terapie geniche abbandonate dall’industria dal mercato solo negli ultimi due anni, sarà necessario mobilitare un impegno molto ampio per invertire questa tendenza: Fondazione Telethon e Agorà lavoreranno a questo obiettivo su più fronti.”

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