Il 15 febbraio, a 96 anni, è morto Paul Berg. È stato il primo ricercatore a incorporare il DNA di una specie nel materiale genetico di un'altra, ponendo le basi per le biotecnologie moderne
Biochimico e professore universitario, Paul Berg crebbe a Brooklyn e studiò biochimica alla Pennsylvania State University fino allo scoppio della II Guerra Mondiale, durante la quale prestò servizio militare su un sottomarino. La laurea arrivò nel 1948, un anno dopo il matrimonio, e poi ci fu il dottorato e il lavoro all’Università di Standford dal 1959 al 2000. Il Premio Nobel per la Chimica gli venne conferito nel 1980 "per i suoi studi fondamentali sulla biochimica degli acidi nucleici, con particolare riguardo al DNA ricombinante". Il fascino della molecola di DNA lo portò ad approfondire le sue ricerche sugli acidi nucleici, rendendolo uno dei pionieri delle moderne biotecnologie e il “papà” della tecnologia del DNA ricombinante.
Anche se oggi la manipolazione del DNA è una procedura molto comune nei laboratori di tutto il mondo, mezzo secolo fa era ancora del tutto sconosciuta. Dopo la determinante scoperta della doppia elica del DNA nel 1953, il lasso di tempo che ha portato allo sviluppo di uno degli strumenti più importanti della biologia molecolare è stato relativamente breve: infatti, nel 1972 Paul Berg riuscì a inserire il DNA di un batterio nel DNA di un virus. Il procedimento prevedeva di utilizzare degli enzimi per aprire il genoma circolare del virus SV40, tagliare un frammento contenente tre geni dal DNA del batterio E. coli e, successivamente, adattare le estremità libere di entrambe le molecole in modo che si ricongiungessero formando un unico “cerchietto” di DNA (chiamato poi plasmide). Come raccontato nella prima puntata del podcast “Reshape – un viaggio nella medicina del futuro", in quel preciso istante nacque la tecnologia del DNA ricombinante e un altro piccolo passo verso le moderne biotecnologie – comprese la terapia genica e l’editing genomico – era stato fatto.
L'idea di Berg era quella di utilizzare l'SV40 modificato come vettore virale per trasportare materiale genetico "estraneo" in cellule animali. Tuttavia, poco dopo aver avviato gli esperimenti, è emersa la preoccupazione che l'introduzione di geni virali nell'E. coli - e in altri comuni batteri intestinali umani - potesse aumentare il rischio di provocare il cancro. Per approfondire queste ricerche, Berg studiò anche nel laboratorio di Renato Dulbecco, che aveva già dimostrato l’esistenza dei virus oncogeni.
Successivamente, il metodo da Nobel sviluppato da Berg - da lui utilizzato per lo studio del. materiale genetico dei virus - ha aperto la strada alla creazione di batteri che producono sostanze di interesse per l’industria farmaceutica, ovvero ai primi farmaci biologici come ad esempio l’insulina. Il contributo scientifico del biochimico, inevitabilmente ricordato per la creazione del DNA ibrido, non si fermò però a questo. Lavorò anche sugli RNA transfer, quei piccoli RNA che legano specificamente gli aminoacidi nel processo di produzione delle proteine e su altri processi cellulari.
Berg è stato membro del Board of Sponsors del Bulletin of the Atomic Scientists, un'organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di questioni scientifiche e di sicurezza globale in relazione all'accelerazione del progresso e alle innovazioni scientifiche e tecnologiche che possono avere conseguenze negative per l'umanità. L'organizzazione fu fondata nel 1945 dagli scienziati del Progetto Manhattan come “Bulletin of the Atomic Scientists of Chicago”, subito dopo il lancio delle due bombe atomiche sul territorio giapponese. Infatti, Paul Berg diede il suo contributo nell’affrontare le preoccupazioni sull’utilizzo del DNA ricombinante e, più in generale, nello sviluppare una consensus sull’uso responsabile della tecnologia per la manipolazione del DNA. Tra le altre cose, nel 1973 diffuse la “lettera di Berg”, chiedendo ai membri della comunità scientifica di interrompere temporaneamente gli esperimenti con il DNA ricombinante. Due anni dopo fu tra gli organizzatori della Conferenza di Asilomar, organizzata per discutere sulle applicazioni e le possibili problematiche del DNA ricombinante.
Lo scienziato statunitense, infatti, ha dedicato molto tempo a promuovere l'uso sicuro della tecnologia del DNA ricombinante, aprendo le porte alle tecniche di sequenziamento NGS, all’editing genomico, alla terapia genica, e rendendo possibili innumerevoli progressi scientifici. A partire dal 2000, anno in cui ha smesso di fare ricerca attiva, si è concentrato sulla politica pubblica relativamente alle questioni biomediche in materia di ricerca sulle cellule staminali, biotecnologie e clonazione umana.
Per quanto riguarda il Premio Nobel del 1980, una metà del premio è stata assegnata a Berg e l’altra metà suddivisa equamente tra Walter Gilbert e Frederick Sanger "per i loro contributi sulla determinazione delle sequenze di basi negli acidi nucleici". Inoltre, Paul Berg è stato insignito di diversi riconoscimenti, tra cui: la National Medal of Science nel 1983, la National Library of Medicine Medal nel 1986, il Biotechnology Heritage Award dalla Biotechnology Industry Organization (BIO) e dalla Chemical Heritage Foundation nel 2005 e, l’anno successivo, il Wonderfest's Carl Sagan Prize for Science Popularization. Nel 2008 gli è stata conferita la medaglia d'oro dell'American Institute of Chemists.