Un webinar organizzato da OTA in cui gli esperti affronteranno il percorso di sviluppo delle terapie digitali che conduce alla pratica clinica, evidenziando i punti deboli su cui concentrarsi
Quando si ha il raffreddore si prende un’aspirina e ci si mette a letto. Allo stesso modo, quando si ha mal di stomaco, si assume una “pillola” che lenisca i sintomi. Nella concezione comune le terapie sono farmaci sotto forma di compresse, pastiglie o soluzioni da inalare o iniettare: l’idea stessa della farmacologia è radicata nella preparazione di composti di sintesi che agiscano contro i meccanismi patologici della malattia. E allora come spiegarsi le terapie digitali? Che cosa sono esattamente, come vengono sviluppate e perché stanno contribuendo a cambiare l’attuale visione della medicina? A queste (e ad altre) domande risponderanno gli esperti invitati da Osservatorio Terapie Avanzate al webinar “Terapie digitali: dallo sviluppo alla pratica clinica - Una possibile rivoluzione in Italia?”, aperto a tutti, che si terrà venerdì 14 ottobre a partire dalle 10.30.
Non è semplice immaginare che il principio attivo di questi innovativi trattamenti possa essere un algoritmo anziché una molecola da assumere, ma la rivoluzione delle terapie digitali - note anche come Digital Therapeutics (DTx) - sta prima di tutto in questo: esse non vengono somministrate in forma di capsula o iniezioni ma tramite smartphone o dispostivi indossabili e in maniera indipendente o integrata rispetto ai farmici standard. Come ciò sia possibile lo spiegheranno il prof. Eugenio Santoro, Direttore del Laboratorio di Informatica Medica presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche IRCCS Mario Negri di Milano e membro del Comitato Scientifico OTA, il prof. Giuseppe Recchia, Co-fondatore e CEO di daVi DigitalMedicine, il dott. Mauro Grigioni, Direttore del Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica (TISP) presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), e la dott.ssa Silvia Francesca Maria Pizzoli, Psicologa e Psicoterapeuta presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università degli Studi di Milano. A loro toccherà il compito di raccontare le difficoltà e i progressi del processo di ricerca e sviluppo nel campo delle terapie digitali le quali, infatti, richiedono di essere testate e validate con rigorose sperimentazioni cliniche e necessitano di un percorso di approvazione da parte degli enti regolatori, proprio come tutti gli altri farmaci. Inoltre, le terapie digitali possono essere prescritte dal medico e rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come un qualsiasi trattamento farmacologico.
Molti che non ne abbiano mai sentito parlare potrebbero essere sorpresi (e incuriositi) da una tale analogia con i classici farmaci da banco ed è naturale che siano tante le domande che iniziano a formarsi nella mente, a partire da quali siano le terapie digitali e dove si possano trovare. Perciò potrebbe rivelarsi ancora più sorprendente scoprire che da diversi anni la ricerca si è focalizzata su tali forme di trattamento per malattie croniche, del sistema nervoso centrale e per le condizioni psicologiche e psichiatriche. La prima autorizzazione per una terapia digitale è arrivata nel 2017 da parte della Food and Drug Administration (FDA – l’agenzia regolatoria dei farmaci statunitense) per reSET: una app con un programma di tre mesi per la terapia della dipendenza da sostanze come alcol, cannabis e cocaina.
Osservatorio Terapie Avanzate segue la tematica con grande interesse già da alcuni anni: dal 2020 ha dedicato - in collaborazione con il prof. Santoro – un’intera sezione alle informazioni su questo innovativo campo di ricerca biomedica, con una particolare attenzione alla curva di sviluppo e approvazione delle terapie digitali (è possibile scaricare la tabella qui, e all’inizio di questo hanno ha dedicato una puntata del podcast “Reshape – un viaggio nella medicina del futuro” proprio al racconto di queste affascinanti e avveniristiche terapie.
Pertanto, il webinar del 14 ottobre - a cui sarà possibile accedere cliccando il seguente link - si propone di compiere un ulteriore passo avanti e, grazie al contributo di alcuni dei maggiori esperti del settore, sottolineare con forza la necessità di porre l’attenzione su queste terapie (che speriamo possano arrivare presto anche nel nostro Paese) e di erogare un’adeguata formazione al personale sanitario che da qui ai prossimi anni dovrà gestire le DTx. Sono già oltre 300 le terapie digitali in sviluppo (la sperimentazione di una di esse, per il trattamento dell’insufficienza renale, è stata appena autorizzata in Italia dall’AIFA) ed è cruciale che siano soprattutto i medici e clinici specialisti, deputati a raccomandarle ed eventualmente a prescriverle, a conoscerne le potenzialità.
Una robusta formazione sulle terapie digitali è la chiave di volta per favorire un loro più rapido arrivo nel nostro Paese, permettendo di colmare il ritardo che ha rispetto ad altre realtà come gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito. Bisogna andare nel dettaglio, conoscerne le applicazioni e le potenzialità dal momento che, seppure idealmente siano facili da usare (soprattutto per le nuove generazioni, predisposte all’uso della tecnologia), le terapie digitali devono esser comprese e usate con correttezza.
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