Telemedicina

Con la nascita della piattaforma digitale WelCARe migliorano sia la possibilità di comunicazione tra i medici che l’accesso dei pazienti a terapie innovative come le CAR-T

Le terapie a base di cellule CAR-T costituiscono un raffinato prodotto della moderna medicina ma questa straordinaria innovazione terapeutica, racchiusa in questo manipolo di linfociti ingegnerizzati per combattere il cancro, richiede una complessa gestione, non solamente in fase produttiva, ma anche nelle fasi di erogazione ai pazienti. Oltre ad un indispensabile approccio multidisciplinare è infatti necessario continuare a seguire i pazienti in maniera vigile, costante e scrupolosa. Su questi presupposti è nata WelCARe, uno strumento digitale in grado di coniugare sistemi di telemedicina e intelligenza artificiale, frutto della collaborazione tra Novartis - che ha sviluppato tisagenlecleucel (Kymriah) - e la start up Soluzioni Salute Informatica.

In un quadro sanitario emergenziale come quello scatenato in questi mesi dal Coronavirus il percorso terapeutico di molti pazienti è stato minato da ostacoli. Soprattutto nei casi in cui, come quello di malati oncologici che devono sottoporsi alle CAR-T, la terapia è assolutamente innovativa e richiede complessi passaggi. Ma a questo punto è lecito chiedersi in che maniera uno sistema informatizzato digitale possa essere d’aiuto nella gestione clinica dei malati. Se riflettiamo sul significato dei social network la risposta a questa domanda si farà strada con rapidità nella nostra mente.

Un network che collega medici e pazienti

La nuova piattaforma, che è stata presentata in occasione della Digital Week 2020 di Milano, consente di creare un network: : una rete della quale fanno parte tanto i medici quanto i pazienti e che può essere determinante. Le terapie CAR-T non possono essere banalmente classificate come farmaci, bensì rappresentano terapie “vive”, prodotte a partire dalle cellule stesse del paziente tramite delicatissimi processi di bio-ingegneria, e come tali possono essere manipolate esclusivamente da personale esperto e qualificato. Inevitabilmente, questo riduce il numero dei centri specializzati nella loro gestione e la somministrazione ai pazienti i quali, come è logico immaginare, possono trovarsi in difficoltà anche solo a raggiungere tali centri. Le associazioni di pazienti, costantemente impegnate al fianco di chi soffre, sono le prime a segnalare l’impatto che gli scogli logistici e procedurali possono avere sulla già compromessa qualità di vita di un malato. Ecco dunque che WelCARe rende più fluida la comunicazione tra i centri secondo il modellohub & spoke”, facilitando la vita a chi deve accedere alle terapie.

Secondo le disposizione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le terapie a base di CAR-T possono essere erogate solo all’interno dei centri altamente specializzati - i cosiddetti “hub” - che abbiano acquisito una corposa esperienza non solo sulla patologia ma anche sulla terapia stessa. In questa prima fase del progetto - che dovrebbe durare fino a giugno - saranno tre i centri “hub” (Istituto Nazionale Tumori, Humanitas e San Raffaele di Milano) ad utilizzare la piattaforma, la quale troverà impiego anche in 15 centri “spoke” cioè in centri di ematologia non specializzati nell’erogazione delle CAR-T, creando in tal modo un sistema, o meglio una rete, nel quale i centri esperti sono in perenne collegamento con quelli periferici. Questi ultimi, che non hanno ancora soddisfatto i criteri necessari per l’erogazione di CAR-T, potranno però disporre di un canale di comunicazione strutturato e protetto, attraverso il quale riferire i loro pazienti agli specialisti dell’hub per discutere insieme se la terapia possa essere consigliata e seguirli poi nel follow-up grazie alle informazioni condivise sulla piattaforma. Infatti, qualora i responsabili di un centro spoke vogliano far valutare un paziente dagli esperti del centro hub possono trasferire in forma protetta informazioni cliniche. Sulla base di quanto pervenuto, e di eventuali ulteriori analisi e indagini che gli specialisti potranno richiedere, il paziente, per quanto fisicamente lontano dal Centro erogatore, saprà se è potenzialmente candidabile al trattamento oppure no.

In un momento delicato come quello che stiamo attraversando, nel quale l’ospedale si è tramutato in un luogo di possibile trasmissione del virus SARS-CoV-2, il valore di WelCARe ci appare ancora più evidente. L’attuale pandemia ha imposto di risolvere le priorità richiamando presso i centri ospedalieri solo i pazienti la cui prosecuzione dei trattamenti è stata ritenuta indispensabile. Coloro che, invece, potevano permettersi una dilazione del trattamento senza conseguenze sono stati monitorati da remoto, rispondendo a una logica giustamente protettiva. Pur con le ovvie difficoltà imposte dalla situazione, tutto ciò ha fatto emergere il valore della telemedicina, la cui implementazione nel nostro Sistema Sanitario era rimasta finora limitata. Ecco dunque che quella di “riconoscere il bene nel male” si sta dimostrando una buona filosofia, che sta portando ad ampliare gli orizzonti e a individuare negli strumenti informatici come WelCARe un valido supporto per la collaborazione fra medici, i quali, grazie ad essa, possono lavorare insieme alla miglior gestione del singolo caso.

Informazione e comunicazione

Ma le potenzialità di questo strumento non si fermano qui: WelCARe non si limiterà a fare da piattaforma di scambio tra medici ma diventerà un autentico ambulatorio virtuale all’interno del quale - tramite un modulo di raccolta dati criptato - i medici potranno caricare i dati clinici dei pazienti, resi anonimi e strutturati, in modo che possano servire successivamente anche a fini di ricerca. Tutto ciò renderà possibile agli specialisti chiedere pareri e consulti ai colleghi esperti. Soprattutto, permetterà una comunicazione attiva e vicendevole tra il medico e il paziente, che potrà rimanere in contatto con il centro presso cui è stato trattato, richiedendo teleconsulti ed eseguendo videovisite con il personale medico, con l’obiettivo finale di risolvere dubbi e interrogativi, decodificare ciò che si fatica a comprendere e, in ultima analisi, rendere più sereno l’iter terapeutico.

La collaborazione è la cifra di strumenti come WelCARe, che avvicinano i medici ai pazienti e favoriscono la collaborazione tra i clinici delle diverse discipline coinvolte nell’erogazione di terapie complesse e rivoluzionarie quali le CAR-T. Il risultato è abbattere le barriere fisiche e fornire una preziosa opportunità per rivedere le modalità di presa in carico del paziente oncologico, con un occhio al futuro che, di certo, non può che portare beneficio a tutte le parti chiamate in causa in questo processo.

 

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