Generosità, altruismo e consapevolezza del valore scientifico della donazione del corpo: un atto che contribuisce al progresso della ricerca e della medicina, ma di cui si sa troppo poco
Nel nostro Paese la donazione del proprio corpo alla scienza è possibile e normata dalla Legge, ma i numeri parlano chiaro: pochissime persone optano per questa scelta. Le motivazioni sono molteplici e vanno dalle più personali, come ad esempio la religione, alla poca conoscenza sul tema che porta a non considerare la pratica. Infatti, basta pensare a quanto siano più conosciute la donazione di sangue e di organi per rendersi conto della totale mancanza di campagne informative su questo tema. Di recente, la morte di Sammy Basso - giovane ricercatore affetto da progeria (o sindrome di Hutchinson-Gliford), che lavorava su CRISPR e che ha lasciato il suo corpo alla scienza affinché si possa studiare la sua rarissima malattia - ha puntato i riflettori su questa pratica poco diffusa in Italia.
Migliorare la conoscenza del corpo umano, perfezionare le tecniche chirurgiche e testare dispositivi medici senza mettere a rischio la vita di qualcuno. Avere dei corpi a disposizione per fare formazione ai futuri medici è fondamentale perché, sebbene i modelli animali siano stati fondamentali in passato e la tecnologia ci metta a disposizione modelli tridimensionali e sistemi di simulazione all’avanguardia, niente supera l’utilità di fare pratica in un contesto reale. Purtroppo, in Italia siamo costretti a importare corpi interi o parti di essi da altri Paesi per sopperire a questa mancanza e permettere lo studio dell’anatomia (e non solo).
Chi desidera lasciare il proprio corpo alla scienza può farlo grazie alla Legge del 10 febbraio 2020 sulla “disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica”, che stabilisce la possibilità di donare il proprio corpo e definisce tutte le norme che riguardano questa pratica. Infatti, si tratta di una procedura formale che prevede diverse fasi: la volontà va espressa in vita, in modo documentato e alla presenza di un testimone che dovrà tutelare la scelta, e al decesso – se le condizioni sono compatibili con la donazione - si procederà con il trasferimento del corpo presso l’ente scelto, dove verrà utilizzato per scopi scientifici o didattici. I corpi donati vengono poi restituiti alla famiglia.
È una scelta che può essere difficile da prendere per i motivi più disparati e più o meno personali, ma la donazione del corpo alla scienza rappresenta un contributo insostituibile per il progresso della medicina moderna. Magari, grazie alla diffusione delle informazioni su come farlo e perché farlo, in futuro aumenteranno le donazioni e l’Italia tornerà a essere la culla degli studi di anatomia a livello mondiale, come accadeva nel Cinquecento.