Sull’asse Monza-Bergamo sta trovando consolidamento la ricerca sulle CAR-CIK, considerate un componente di belle speranze del gruppo delle terapie basate sull’antigene CAR, di cui le CAR-T sono il rappresentante più noto e affermato. Da anni la Fondazione Tettamanti svolge la propria attività su questi innovativi trattamenti e, pochi giorni fa, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Blood Cancer Journal i risultati dello studio clinico accademico guidato dal professor Andrea Biondi della Fondazione Tettamanti e dal professor Alessandro Rambaldi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Dallo studio sono emerse l’efficacia e l’elevata tollerabilità delle cellule CARCIK nel trattamento di 36 pazienti con leucemia linfoblastica acuta di tipo B in ricaduta di malattia dopo il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche.
In occasione dell’Advanced Therapies Congress, che si è tenuto a Londra a metà marzo, la Cina si è guadagnata una presentazione tutta per sé. Su Xiao, Co-founder e Chief Technical Operations Officer di Neurophth Therapeutics, azienda cinese impegnata nello sviluppo di terapie geniche in vivo per le malattie oftalmiche con filiali sia in Cina che negli Stati Uniti, ha illustrato come il Paese asiatico stia consolidando la propria posizione nel campo delle terapie avanzate. Più di un terzo dei trial clinici oggi si svolge nella regione Asia-Pacifico, il numero si sta avvicinando rapidamente a quello degli studi condotti in Nord America, con l’Europa che si trova nettamente indietro.
Spesso si sente enfaticamente dire che “l’unione fa la forza” ma in certi casi accade davvero così. Lo dimostra il caso di una potenziale terapia genica per la fibrosi cistica, che ha la particolarità di essere somministrata via aerosol, che è approdata alla prima fase degli studi clinici grazie alla virtuosa collaborazione tra Boehringer Ingelheim, un’organizzazione per lo sviluppo e produzione di terapie geniche e il Consorzio britannico per la terapia genica della fibrosi cistica (GTC). L’entusiasmo è più che comprensibile considerate le difficoltà che spesso si incontrano per traghettare farmaci complessi, come le terapie avanzate, dai test in laboratorio alla sperimentazione sull’uomo. Inoltre, tra i vari Paesi coinvolti nello studio clinico in partenza figura anche l’Italia con due centri: Genova e Roma.
La Sicilia sul primo gradino del podio europeo per l’innovazione applicata alle malattie rare. Sono, infatti, diverse le ragioni che hanno portato al raggiungimento di questo traguardo non solo nazionale ma anche internazionale. Innanzitutto per la prima volta, precisamente al Policlinico “G. Rodolico-San Marco” di Catania, è stata utilizzata una tecnica neurochirurgica composta da neuronavigazione, TAC intraoperatoria e braccio robotico per il trattamento del deficit di decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici (deficit di AADC) con la terapia genica eladocagene exuparvovec. La protagonista di questa storia è una bimba siciliana che ha ricevuto il trattamento a soli 19 mesi, risultando così la paziente più piccola ad aver ricevuto la terapia in Europa. La bambina, a cui è stato dato il nome di fantasia Aurora, è la prima paziente in Italia a cui è stata somministrata la terapia di PTC Therapeutics da quando il farmaco si trova in regime di rimborsabilità dal Servizio Sanitario Nazionale, ossia da dicembre 2023 [prima di lei un bimbo siciliano di 3 anni, Simone, aveva ricevuto la terapia grazie all’autorizzazione di AIFA alla procedura di accesso anticipato stabilita dalla Legge 326/2003, n.d.r.]. Infine, la diagnosi di deficit di AADC per Aurora è arrivata grazie al programma siciliano di screening neonatale esteso (SNE) che ha permesso di individuare la malattia ultra-rara fin dalla nascita, di procedere a una tempestiva presa in carico e a una precoce somministrazione della terapia. Per raccontare dettagliatamente questa esperienza, un vero e proprio successo che rende ancora una volta l’Italia protagonista delle terapie avanzate, Osservatorio Terapie Avanzate ha organizzato oggi una conferenza stampa digital che ha illustrato come un’innovazione terapeutica supportata da competenze, multidisciplinarità e sinergie istituzionali, può rivoluzionare la storia naturale di una malattia rara e la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.
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