Negli ultimi decenni, il progresso della medicina ha aperto nuove prospettive grazie alle terapie avanzate, come la terapia genica, cellulare e l'editing genomico. Al centro di questa rivoluzione si trovano le malattie rare, che hanno rappresentato un vero e proprio banco di prova per sperimentare e affinare queste tecnologie, oggi sempre più promettenti anche per il trattamento di patologie più comuni. Infatti, le conoscenze acquisite, le tecnologie affinate e le piattaforme sviluppate per le malattie rare stanno accelerando l'innovazione in ambiti che riguardano milioni di persone: una rivoluzione partita da pochi ma che si spera arrivi a molti. Osservatorio Terapie Avanzate prova a raccontare la storia - incompleta - delle terapie avanzate, per dare una panoramica del contributo che le malattie rare hanno dato al raggiungimento dei traguardi di questo campo.
Negli ultimi anni, le terapie avanzate – in particolare quelle basate sulla terapia genica – hanno rappresentato una delle frontiere più promettenti della medicina, offrendo speranze concrete per la cura di malattie genetiche rare e patologie croniche complesse. Tuttavia, recenti sviluppi nel settore hanno sollevato preoccupazioni sulla sostenibilità di questi trattamenti, mettendo in discussione il modello economico e regolatorio su cui si basa l’industria farmaceutica. Due eventi emblematici, la sospensione dello sviluppo e della commercializzazione della terapia per l’emofilia B fidanacogene elaparvovec (nome commerciale Beqvez negli Stati Uniti e Durveqtix in Europa) da parte di Pfizer e la cessione – con una drastica svalutazione – della biotech bluebird bio a fondi statunitensi, evidenziano la fragilità del settore e sollevano ulteriori interrogativi sulle prospettive del mercato delle terapie avanzate.
Le terapie contro il melanoma stanno attraversando una fase di profondo rinnovamento grazie a strategie innovative che mirano a potenziare la risposta immunitaria, dalla sperimentazione di un vaccino a mRNA all’uso di linfociti infiltranti il tumore (TIL), fino alle combinazioni con virus oncolitici. Abbiamo intervistato il dottor Paolo Ascierto - direttore dell'Unità di Oncologia dell'Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli e figura di riferimento internazionale nel campo dell'immunoterapia oncologica – che ci ha illustrato lo stato dell’arte degli studi clinici in corso e le sfide future. Le terapie emergenti potrebbero trasformare radicalmente il trattamento del melanoma nei prossimi anni, ma restano aperte questioni delicate legate all’accessibilità e alla sostenibilità di questi approcci.
Il suo nome non è stato diffuso ma lei è già la nuova icona delle terapie a base di cellule CAR-T, come lo è Emily Whitehead (abbiamo raccontato la sua storia nel podcast “Reshape – un viaggio nella medicina del futuro") o come lo è stato, prima di lei, Linda Taylor per i linfociti infiltranti il tumore che Steven Rosenberg sperimentò tra gli anni Settanta e Ottanta iniziando a disegnare il futuro dei trattamenti immunoterapici. Infatti, la bambina di 4 anni affetta da un neuroblastoma particolarmente resistente alle terapie convenzionali e trattata con le CAR-T in uno studio clinico di Fase I è oggi una donna di 23 anni guarita dalla malattia. Il suo caso di remissione - la più duratura dopo un trattamento di questo genere - è stato riportato pochi giorni fa sulla rivista Nature Medicine.
Website by Digitest.net